Questo blog, che per lo più parla di vino ma che ogni tanto sconfina su altri terreni, non ha mai amato la retorica austriacante, di cui si impasta buona parte della politica trentina. Ed è capitato spesso che prendesse posizione nei confronti degli eccessi pan-tirolesi che aleggiavano, e aleggiano, su piazza Dante: qui, qui, qui e anche qui. Tanto per fare qualche esempio.
Ma il fastidio, ora, sta diventando insopportabile. La macchina propagandistica messa in cantiere negli anni scorsi per le celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, preparata e oliata dall’amministrazione precedente, sotto la guida politica dell’ex assessore alla Cultura Franco Panizza, oggi purtroppo senatore della Repubblica, e sotto la guida tecnica del consigliere autonomista, oggi consigliere e allora consulente a tempo pieno, Lorenzo Baratter, rischia, e il rischio è già diventato realtà, di concretizzare un’operazione manipolatoria di stampo revisionista e negazionista. Preordinata a cambiare il senso e il segno della storia in senso antiorario.
La grancassa del Centenario, finanziata a piene mani dalle istituzioni pubbliche e oggi affidata alla regia dell’assessore Mellarini, è ispirata ad una visione unilateralistica e monocorde che tende a nascondere, fino a negare, il valore irredentista e liberatorio di un conflitto straziante che da una parte segnò finalmente la dissoluzione della vecchia Europa degli imperi e dall’altra contribuì a dare finalmente una patria, la patria, alle genti di lingua italiana oppresse e sfruttate dall’artiglio austriaco.
Dall’ufficialità delle celebrazioni – che dureranno fino al 2018 – infatti sono stati intenzionalmente e dolosamente espunti i simboli e le parole dell’irredentismo e dei suoi martiri. Dietro il facile scudo della commemorazione della pace e della pacificazione, si sta consumando una feroce operazione culturale di matrice revisionista, tesa a cancellare la memoria dell’italianità.
Per questo da oggi e, se dio ce la manda buona, per i prossimi 4 anni, questo blog si vestirà di tricolore, dedicando alla bandiera italiana un piccolo spazio nella testata. Rinnovando così la memoria dei martiri italiani per la liberà e la liberazione del Trentino dal dominio imperiale.
Buon tricolore a tutti.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Condivido al 100% il post e i commenti fin qui pervenuti. Sarebbe un peccato se la discussione su questo tema non continuasse …
Condivido al 100% il post e i commenti fin qui pervenuti. Sarebbe un peccato se la discussione su questo tema non continuasse …
Aggiungo questo: questa specie (direi sottospecie) di fascinazione si svolge su un livello superficiale e quasi da operetta e che sintetizzerei nell'infatuazione per la principessa Sissi, come se il Trentino non avesse fatto parte, in qualche modo sotto un giogo, dell'Impero Austroungarico, ma fosse stato accolto infantilmente sotto l'ala materna della principessina. Ma si svolge anche su un livello piú profondo in un ruolo di reale subalternitá all'elemento austriaco, un livello che c'é anche in queste manifestazioni di oggi: intendo dire meglio, che se noi ci consideriamo Italiani, e precisamente gli ultimi Italiani che confinano con un mondo che incomincia a Salorno ad essere tedesco, abbiamo ancora la nostra ragione di essere come ce lo ha un ponte, ed in quest'ottica ci vedo bene la capacitá perfino di imparare la lingua tedesca per capire il vicino, che a quel punto sará peró l'Europa centrale tedesca e non solo l'Austria. Se invece rinunziamo a considerarci Italiani e preferiamo imitare (=scimmiottare) i nostri vicini Austriaci, tentando di omogeneizzare e sintetizzare una nuova realtá che invece non c'é mai stata -e mai ci sará- andremo di corsa verso un ruolo subalterno e senza dignitá che saranno per primi a riconoscere quelli che noi vorremmo imitare, trattandoci con il disprezzo che a quel punto ci saremo meritati. Resta fuori il rapporto col Südtirol che non voglio affrontare perché é un commento e non un poema, ma credo che ciascuno possa capire il resto del ragionamento.
Basterebbe "imitare" gli inglesi.. : "right or wrong is my country.."
Aggiungo questo: questa specie (direi sottospecie) di fascinazione si svolge su un livello superficiale e quasi da operetta e che sintetizzerei nell'infatuazione per la principessa Sissi, come se il Trentino non avesse fatto parte, in qualche modo sotto un giogo, dell'Impero Austroungarico, ma fosse stato accolto infantilmente sotto l'ala materna della principessina. Ma si svolge anche su un livello piú profondo in un ruolo di reale subalternitá all'elemento austriaco, un livello che c'é anche in queste manifestazioni di oggi: intendo dire meglio, che se noi ci consideriamo Italiani, e precisamente gli ultimi Italiani che confinano con un mondo che incomincia a Salorno ad essere tedesco, abbiamo ancora la nostra ragione di essere come ce lo ha un ponte, ed in quest'ottica ci vedo bene la capacitá perfino di imparare la lingua tedesca per capire il vicino, che a quel punto sará peró l'Europa centrale tedesca e non solo l'Austria. Se invece rinunziamo a considerarci Italiani e preferiamo imitare (=scimmiottare) i nostri vicini Austriaci, tentando di omogeneizzare e sintetizzare una nuova realtá che invece non c'é mai stata -e mai ci sará- andremo di corsa verso un ruolo subalterno e senza dignitá che saranno per primi a riconoscere quelli che noi vorremmo imitare, trattandoci con il disprezzo che a quel punto ci saremo meritati. Resta fuori il rapporto col Südtirol che non voglio affrontare perché é un commento e non un poema, ma credo che ciascuno possa capire il resto del ragionamento.
Basterebbe "imitare" gli inglesi.. : "right or wrong is my country.."
Senza scomodare Sam Johnson… Bisognerebbe ricordare ai revisionisti in loden che la Storia si può anche rileggere.. ma di sicuro non ri.scrivere…! .. con buona pace di Panizza & company…
Italico cuore italica mente italica lingua qui parla la gente!
Bravo Po!
Senza scomodare Sam Johnson… Bisognerebbe ricordare ai revisionisti in loden che la Storia si può anche rileggere.. ma di sicuro non ri.scrivere…! .. con buona pace di Panizza & company…
Italico cuore italica mente italica lingua qui parla la gente!
Bravo Po!