Attorno al tavolo dei Maremmanti al Ciaffagnone (Caldes – Trento), ieri sera ho fatto pace con questa tipologia: il Rosè, a cui di solito mi avvicino con circospezione. Un po’ per questioni cromatiche, un po’ perché questi vini spesso sono mellassosi e sciropposi. Almeno in Trentino.
E invece questa bottiglia – Maso Martis Rosè – mi ha fatto decisamente cambiare idea. E svuotata la prima, sono passato alla seconda (eravamo in cinque).
Perlage elegantemente sottile su un rosa brillante e deciso, residuo zuccherino quasi da extra brut, avvolge il naso di profumi altrettanto brillanti, esuberanti e freschi di piccola frutta di bosco. E un vino leggiadro e di una piacevolezza estrema anche in bocca, con un buon corpo, che si muove con nerbo e slancio persistente. Una beva facile ma estremamente soddisfacente.
E dopo questa pacificazione aspetto di fare pace anche sotto i cieli di Martignano.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
assaggiato e direi un Rosè… fuori dal coro…