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Attorno al tavolo dei Maremmanti al Ciaffagnone (Caldes – Trento), ieri sera ho fatto pace con questa tipologia: il Rosè, a cui di solito mi avvicino con circospezione. Un po’ per questioni cromatiche, un po’ perché questi vini spesso sono mellassosi e sciropposi. Almeno in Trentino.

E invece questa bottiglia – Maso Martis Rosè – mi ha fatto decisamente cambiare idea. E svuotata la prima, sono passato alla seconda (eravamo in cinque).

Perlage elegantemente sottile su un rosa brillante e deciso, residuo zuccherino quasi da extra brut, avvolge il naso di profumi altrettanto brillanti, esuberanti e freschi di piccola frutta di bosco. E un vino leggiadro e di una piacevolezza estrema anche in bocca, con un buon corpo, che si muove con nerbo e slancio persistente. Una beva facile ma estremamente soddisfacente.

E dopo questa pacificazione aspetto di fare pace anche  sotto i cieli di Martignano.