Interessante e piacevole verticale (una decina delle ultime annate), qualche settimana fa, di uno dei tagli bordolesi più prestigiosi del Trentino: il Mori Vecio.
Vino nato negli Sessanta dalla fantasia di uno dei campioni della vinificazione privata di allora, Virgilio Grigolli, oggi è entrato a far parte delle linee alte della cooperazione trentina, con il marchio Concilio.
Inutile raccontare storia e leggenda di questa bottiglia, uno dei pochi vini genuinamente trentini attorno a cui si sia sedimentata un’instancabile memoria enoica.
La verticale si è svolta a Volano (TN) nella sede di Concilio ad inizio agosto, grazie alla disponibilità dell’enologo Giuseppe Secchi e della responsabile marketing Lorenza Assante, che hanno ospitato un gruppo di amici, fra cui c’ero anch’io. Oltre che interessante questa degustazione a ritroso (a cominciare dall’annata 2009 fino ad inizio anni Duemila), mi è sembrata istruttiva. Perché a mio modo di vedere ha messo a fuoco alcune caratteristiche dei grandi rossi trentini.
In assaggio, sebbene non per tutte le annate, il Mori Vecio nelle due diverse versioni in commercio: Mori Vecio Rosso Trentino Doc e Mori Vecio Trentino Doc Riserva. Entrambi costruiti con una mescola di vini provenienti da uve Merlot (50%) Cabernet Franc (25 %) e Cabernet Souvignon (25 %), coltivate sulla collina di Novaline a sud di Trento.
Più strutturato e speziato il secondo, amabile ma un poco più verde e vinoso il primo. Anche se si tratta più di sfumature che di sostanza. Ottima, adulta e di grande soddisfazione l’annata 2009: gonfia di frutta rossa e speziata di pepe e tostature da botte. Con una dosata ed equilibrata componente erbacea e verde che è abbastanza tipica dei nostri Cabernet collinari o di mezza montagna.
Mescola però ingentilita meravigliosamente da una quota abbondante di Merlot della collina di Novaline che arrotonda e rende la beva più che piacevole. Il vino, tuttavia, tende ad evolversi, o meglio a involversi e ad affievolirsi, già dopo due o tre annate (dal 2007 in poi), con spunti acetici, chiare destrutturazioni e colori mattonati verso l’inizio del decennio. Una parabola discendente, che fa pensare ad un bordolese che raggiunge la piena maturità abbastanza in fretta, dopo 4 o cinque vendemmie, e che non ha l’ambizione di durare imperituro nel tempo. Un assemblaggio che dà il meglio di sé quasi subito, relativamente, e che in quel momento va bevuto.
Quest’anno è senz’altro il momento delle annate 2009/2008.
Prezzo 11 – 12 euro
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.