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Si chiama Vittoria  – vittoria come obiettivo raggiunto, credo, almeno credo questo sia il senso -, bottiglia pesante ed etichetta vagamente ed elegantemente francesizzante. Capsula ricercata in verde acido ceralaccato che fa un bel colpo d’occhio. Taglio di prezzo attorno ai 15 euro. Denominazione, udite udite, la negletta IGT Vallagarina. Ed è prodotto, quasi in via sperimentale e in numero limitato di bottiglie (poco più di 200), dalla Cantina Sociale Mori Colli Zugna.

E’ uno Chardonnay vinificato in anfora, sì, sì, avete capito bene, proprio in anfora. Ed è pure buono. Anzi ottimo. A dispetto di quello che mi aspettavo. Non nascondo che nutro, ho sempre nutrito, qualche perplessità per questo genere di regressioni, fondate sul mito ingenuo e artificioso dell’enologia luddista.

Bene, vinto il pregiudizio e la perplessità, ecco le mie sensazioni. Tutte positive. Colore dorato e leggermente ambrato. Naso complesso e ricco, che spazia dalle sensazioni agrumate a quelle polposamente fruttate e perfino leggermente speziate. La bocca è larga e calda, si spande con grazia fino in profondità con buona persistenza. Un vino grasso e denso, che tuttavia mantiene nerbo e slancio, senza alcun infiacchimento.

E’un interpretazione solenne delle uve  Chardonnay che mi ricorda quella di un’altro vino curato dallo stesso enologo, Luciano Tranquillini, seppure sul versante Metodo Classico: il Morus.

Vendemmia 2013.

Ps: le anfore di vinificazione, mi pare di aver capito, sono interamente prodotte in Trentino. Altra bella storia che approfondirò e che un giorno o l’altro proverò a raccontare.