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Non me ne vorrà il lettore Claudio – che ringrazio – se ripubblico fra i post il suo commento scritto a margine della fotonotizia “Zuccherificio“.

Mi pare che il suo scritto faccia chiarezza sui tanti, e fin troppi, equivoci in cui si dibatte l’industria alimentare, a discapito della consapevolezza dei consumatori.

Non sono un esperto ma su questo tema qualcosa va detto. Premetto che questa “notizia” sulla guerra tra zucchero ed Mcr mi sembra una boutade di un noto De Castro per pararsi il sedere coi suoi amici del vino da tavola visto che i contributi sembrano in via di estinzione. Supponiamo per un momento che la “salute” e “genuinità” del vino stia a cuore ai ns politicanti come anche la” trasparenza dell’etichetta” ebbene allora, per gli ignari consumatori, facciamola davvero trasparente questa etichetta… Cominciamo col scriverci che la tecnica di utilizzo del saccarosio è stata introdotta alla fine del 1800 da Mr Chaptal (1756-1832), mentre in Italia l’uso del Mc e Mcr avviene oltre cento anni dopo ovvero verso il 1925 e poi disciplinato nel 1965. Poi ci scriviamo che il saccarosio non viene dalla luna ma dalla barbabietola da zucchero, un prodotto alquanto naturale a mio parere. Il costo della materia prima e della trasformazione del saccarosio è assai meno costosa del Mc e Mcr, quindi per equiparare i costi la CE da oltre trent’anni ha introdotto le sovvenzioni al Mc e Mcr. Questo significa una tassa extra che noi cittadini paghiamo per avere i vini arricchiti con Mc ed Mcr (senza contare i disastri causati da questa sovvenzione che in passato è stata la causa di enormi produzioni di scarso valore, poi destinate alla distillazione ed il cui alcol stoccato in quantità abnormi veniva poi venduto all’asta ad 1/10 del suo costo…). Sempre da scrivere in etichetta che il processo di miscelazione del mosto con Mc o Mcr è più complicato di quello col saccarosio in quanto la sua viscosità e natura rende più difficile il controllo del livello di alcol da raggiungere, poi se stoccato per più di un anno l’Mc e Mcr può dare fenomeni di instabilità microbiologica per condensazione dell’acqua sulla superficie dei tini. Per ultimo magari ci sarebbe da scrivere che arricchire un vino con Mc ed Mcr comporta un aumento del volume del vino risultante maggiore e con una percentuale d’acqua (contenuta nel concentrato dal 33% in su) molto superiore a quanto risulterebbe con l’uso del saccarosio per cui si hanno vini più diluiti. Inoltre l’Mc ed Mcr aumentano l’acidità del vino in maniera molto superiore al saccarosio. Una volta messe tutte queste informazioni in etichetta lasciamo poi per un periodo che sia il consumatore a scegliere quale vino arricchito preferisca bere…