E’ vero che i numeri si tirano e si strapazzano come si vuole. Ma fino ad un certo punto. E soprattutto sono il punto di partenza. Da lì in poi, dai numeri in poi, sono plausibili tutte le interpretazioni. Ma solo da lì in poi.
Ed è per questo che oggi mi sono presa la briga di andare a dare un’occhiata ai mercuriali delle uve della Borsa Merci di Verona, ovvero i listini delle contrattazioni avvenute lunedì. Alla ricerca di qualche buona notizia.
E, in verità, la notizia buona c’è: i prezzi delle uve Valpo, anche di quelle destinate all’Amarone, non solo tengono ma crescono rispetto ai prezzi medi dello scorso anno e alla scorsa settimana. (vedi i due specchietti allegati).
Questo cosa vuol dire? Certo, in parte la tenuta dei prezzi dipende da riduzione della materia prima. Ma, a parte questo, ne discendono anche un paio di altre considerazione.
Intanto mi pare di poter dire che se vinificatori e commercianti sono disposti a pagare più dello scorso anno le uve da Amarone e Recioto (e anche da Valpolicella), questo vuol dire che “tanto schifo”, quest’uva non fa. E che i gufatori professionisti della iattura, che da oltre un mese sparano su questa vendemmia, o ci avevano visto male o le campagne e le vigne le avevano viste con il binocolo o erano ispirati da altri mondi e da altri lidi.
E l’altra considerazione che mi viene da fare, così d’acchito, è questa: i livelli di prezzo delle uve Valpo raggiunti questa settimana mi sembrano un bel segnale per l’intero territorio; il segno concreto che la filiera tiene, che produttori di uve e vinificatori hanno saputo costruire insieme un’architettura di territorio equilibrata. Più di chi – e per fortuna sono stati casi isolati -, in queste settimane, ha fatto proclami rinunciatari rispetto all’Amarone. Rischiando di mettere in crisi il sistema produttivo di un’intera vallata. Che però, a questo punto, mi sembra abbia saputo reagire. E pure bene. Forse, alla fine, la filiera reale è migliore, migliore assai, di quella digital-virtuale.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Finalmente qualcuno che scrive cose fondate e basate sui numeri e sui prezzi. Era ora!
Bravo Cosimo….