E’ una domenica pomeriggio, metà pomeriggio. Mi siedo al tavolino all’aperto del Circolo Giuseppe Stalin*, in un imprecisato villaggio trentino di 300 anime, aggrappato alla montagna. Sono con un amico e insieme stiamo conducendo una degustazione alla buona, molto buona, di Franciacorta. Girano parecchi bicchieri sul tavolo.
Mi passa accanto una coppia di trentenni. Lui, alto, longilineo, elegante in cravatta regimental e mocassino lucido. Lei, una biondona slanciata ed esuberante nei colori e nel trucco.
Si siedono, sento che ordinano un caffè alla cameriera. Poco dopo, squilla un telefono, lui risponde, si alza e si allontana quel tanto che basta per non farsi sentire.
E qui, avviene l’incontro. Oddio, chiamarlo incontro è una parola grossa. Lei, con un gesto deciso della mano, si fa scendere i Ray-Ban dai capelli. Sul volto cominciano a disegnarsi inequivocabili smorfie delle labbra. Mi guardo intorno, per capire a chi stia rivolgendo i suoi ammiccamenti. Ma ci sono solo io, l’amico che sta con me è coperto da una colonna che lo nasconde alla sua vista.
Ad un certo punto, la signora mi fa un cenno con la mano. Mi avvicino al suo tavolo, la guardo e con garbo le rivolgo un “mi dica, signora”. E lei: “Sono una professionista”. Casco dalle nuvole, anzi dal pero, e in preda al più imbecille dei riflessi condizionati rispondo gaio: “Ah sì, si occupa di metodo classico? E’ una produttrice?”. Risposta: “Sono una professionista in pompini, ha bisogno?”.
L’epilogo, naturalmente, lo risparmio alla scrittura. E anche alla lettura.
[*] Il circolo operaio Giuseppe Stalin, chiaramente è un’invenzione, un’invenzione partorita a suo tempo da un vecchio amico. Esiste però un piccolo bar di paese, gestito da un’associazione culturale, dove tutto questo, compresa la mia figura da pirla, è accaduto.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
e tu ovviamente le avrai risposto che siccome stavi degustando Franciacorta, ovvero lo "Champagne italiano", http://www.bresciaoggi.it/stories/2722_sebino_fra… dovevi rimanere concentrato e non potevi distrarti…
Potevi suggerirle di contattare un altro personaggio attivo in Trentino che in quanto a pompini surclassa anche la bionda professionista. Pompini quelli del tale, sicuramente ben retribuiti…
eh Claudio….a dire il vero alla fine non ho avuto nemmeno la prontezza di chiederLe….. le tariffe…..però….entro il fine settimana torno al circolo giuseppe stalin….e vedo di approfondire anche questo tema…..
… se la tariffa era sopra i 30€ come professionista avrebbe dovuto essere dotata anche di POS… Vero?
Il tuo è il tipico maschilismo provincialotto che umilia la donna. E che dopo averla usata come carne da macello la dileggia e la schernisce. Vergognati.
Così per curiosità, dove sarebbe questo paese? Che se non ho niente da fare magari domenica prossima ci passo anche io…
dai cosimo, vai con i dettagli, che ora siamo curiosi!
Mi dispiace per questi tuoi incontri Cosimo, spero tu ti sia ripreso in fretta… 😉
Eh no, troppo comodo, ora devi dirci come è andata a finire, altrimenti che gusto c'è?