Il problema, o il vantaggio, è solo una questione contadina. Ci sono contadini buoni e contadini cattivi.
Su L’Adige di domenica 26 ottobre un bel ripasso sui numeri del vino trentino e italiano.
E soprattutto la parola del principe degli enologi trentini. Che distingue fra i buoni e cattivi.
Contandini, si intende.
L’impegno fa la differenza: Anche perché – è ovvio – l’uva non è tutta uguale. «Diciamo che quest’anno, più che in passato quando i sole risolveva da solo gran parte dei problemi, si è nota la differenza che esiste tra viticoltori bravi ed appassionati e chi, invece, s’impegna meno – continua l’enologo -. Chi ha seguito bene la campagna, lavorandola accuratamente, “sfogliando”, togliendo il marcio e curando le malattie è riuscito a portare a casa un buona produzione».
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
quando le cose vanno bene i premi li ricevono le cantine. Quando vanno male è colpa nostra. Avanti cosi.
Un po' come Tavecchio, concetto giusto ma espresso nel modo sbagliato .