A sfogliare la sezione della web site riservata al Trentino, non si capisce bene ancora cosa porteremo a Milano fra qualche mese. Quella che si capisce bene, invece, è l’identità degli ambasciatori a cui sarà delegato il compito di dare un volto alla filiera agroalimentare dolomitico – trentina.
Per il Food
Pastificio Felicetti
Per il Beverage
Dolomiti Fruits
Cavit
Mezzacorona
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IL CONCEPT
Dolomiti, biodiversità e innovazione
“Nutrire il pianeta: energia per la vita” è il tema dell’Expo 2015 di Milano, un’edizione incentrata sulla storia dell’uomo e sulla produzione di cibo, in una doppia accezione, ovvero di valorizzazione delle tradizioni culturali e di ricerca di nuove applicazioni tecnologiche.
Una sfida che il Trentino raccoglie consapevole di possedere elementi distintivi e di pregio in linea con il nuovo significato che l’Esposizione Universale è andata assumendo nel tempo. In primis le Dolomiti, con il recente riconoscimento di Patrimonio naturale dell’umanità attribuito dall’Unesco, destinazione turistica riconosciuta a livello internazionale e area naturalistica dove si mantengono le biodiversità tipiche dell’area alpina. La ricerca intesa come volano per l’innovazione e la crescita competitiva del territorio e naturalmente i suoi prodotti, gli ambasciatori del Trentino a Expo 2015.
Delizie gastronomiche ed enologiche custodite in ogni valle del Trentino che raccontano storie di vera passione, ma anche di fatica, dedizione e duro lavoro nel rispetto delle pratiche di coltivazione e allevamento tradizionali. Sono tante le “anime” gastronomiche di questo territorio che spazia dal lago alla montagna, dal clima mediterraneo a quello alpino. Qui convivono, e si intrecciano, la cultura dell’ulivo e quella dell’alpeggio. Questo è un luogo ricco di corsi d’acqua, di foreste e di prati, ma anche di ambienti più caldi, mediterranei, dove si trovano diversi tipi di prodotti. Un territorio genuino in cui salvaguardia della biodiversità e tutela dell’ambiente naturale diventano fattore di sviluppo che migliora la qualità della vita di chi vive stabilmente e di chi vi trascorre un periodo di vacanza. Un’esperienza da provare nella cornice unica di un territorio ricoperto per il 60% da foreste, per il 30% sottoposto a tutela e dove la stessa agricoltura persegue la sostenibilità, a garanzia della qualità dei prodotti e degli stessi ambienti rurali.
L’eccellenza e l’origine dei prodotti agroalimentari trentini è certificata in primo luogo dal Marchio “Qualità Trentino” e da marchi di garanzia che testimoniano genuinità e salubrità degli ambienti e dei processi di coltivazione e di lavorazione. La DOP, Denominazione di Origine Protetta, contraddistingue la Mela della Val di Non per le varietà Golden Delicious, Renetta e Red Delicious, la Susina di Dro, i formaggi Trentingrana, Spressa delle Giudicarie e Puzzone di Moena, l’Olio Extravergine del Garda Trentino, il marchio IGP la Trota e il Salmerino alpino. Non mancano poi produzioni locali riconosciute “Presidio Slow Food”: formaggi come il Casolèt, il Vézzena, o delle malghe del Lagorai; il Botìro del Primiero, burro prodotto negli alpeggi del Trentino sud – orientale; la Ciuìga, un salume tipico del Banale, il Vino santo trentino e la razza bovina Grigio alpina. Nell’Arca del Gusto Slow Food si trovano anche la razza caprina Pezzata mochena e il Radicchio dell’orso. É questo il Trentino che vorremmo far conoscere attraverso Expo 2015 e insieme cogliere tutte le opportunità offerte da questa grande vetrina per spingere ulteriormente la scelta all’internazionalizzazione del comparto economico, agricolo e delle imprese locali.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
In effetti con il pane abbiamo delle difficoltà. Non siamo dei bravi panificatori, mediamente. In giro per l'italia si mangia un pane di solito più buono.
A leggere sembrerebbe che ci impegniamo noi a sfamare il pianeta. Sapessimo almeno fare il pane… che da noi è qualitativamente un disastro, bianco, magro, povero, secco che sembra sfarinato di gesso e perdipiù carissimo… neanche il pane di qualità decente sappiamo fare, altro che sfamare il pianeta…!