Pubblico di seguito le tabelle riassuntive della ricerca IRI sull’andamento delle vendite di vino nella grande distribuzione durante il 2014, diffuse qualche giorno fa dall’ufficio stampa di Veronafiere, che nell’imminenza di Vinitaly, anche quest’anno, intensifica la sua attività informativa.
L’altro giorno, quando questi numeri mi sono arrivati, pensai di non pubblicarli: tutto sommato non mi sembrarono particolarmente interessanti. Oggi ho cambiato idea. Me l’ha fatta cambiare un articolo pubblicato su Slow Wine, che ironizza sulle offerte mirabolanti proposte da Giordano Vini.
Pressapoco per la modica cifra di 60 euro, il colosso italiano della distribuzione on line – appena entrato in Borsa insieme alla trentina Provinco -, propone 12 bottiglie “eccezionali” e sei “specialità” gastronomiche italiane. Per sovrammercato, in regalo, anche un po’ di fuffa tecnologica – mini tablet da 4,3 miserabili pollici e obsoletissimo processore dual core, che se lo regalassi al mio nipotino di 5 anni me lo spaccherebbe direttamente in testa -. Gli amici Slow si chiedono come faccia a stare in piedi un’offerta di questo genere. A me, al contrario, non pare si tratti di una proposta commerciale particolarmente vantaggiosa per il consumatore interessato ad un vino onesto e corretto da accompagnare al pasto di tutti i giorni. Se mi rivolgessi ad un normale discount, credo potrei risparmiare almeno un ventina di euro buoni (a parte il tablet, che lascerei dove sta: ma quello è regalato quindi non conta).
Il prezzo medio di una bottiglia formato 0,75 L. venduta nella GDO italiana – secondo l’indagine IRI 2014 – è di poco superiore ai 3 euro (ma numerose DOC le si possono reperire tranquillamente nei circuiti discount a prezzi molto inferiori: l’altro giorno per curiosità ho acquistato un Trebbiano d’Abruzzo DOC a 1,70 cent. ; lo ho anche bevuto: un vino corretto e onesto e perfino con alcune caratteristiche varietali. In quanto ai pregevoli prodotti gastronomici, non sono un esperto, ma sono quasi sicuro che in uno dei tanti discount che assediano il luogo dove vivo per una spesa simile non spenderei più di 10 – 12 euro. Insomma, a differenza degli amici slow, trovo tutt’altro che shockante l’offerta di Giordano.
A questo punto, tuttavia, un paio di noterelle. Tante volte anche Trentino Wine si è scagliato contro la caduta verticali dei prezzi al consumo delle DOC trentine. La questione, da qualsiasi lato la si guardi, però non afferisce ai meccanismi della distribuzione, ma, secondo me, all’efficacia delle politiche di tutela e promozione delle DO affidate ai soggetti consortili. Qui secondo me sta la questione. A parte il fatto, chiaramente, che offrire ai consumatori la possibilità di bere in modo accettabile – come sono sicuro faccia Giordano Vini – non è poi una cosa di cui ci si debba vergognare.
L’altra nota che aggiungo, riguarda invece le performance dei vini trentini nella GDO. Mueller e Traminer si comportano bene e si fissano su livelli di prezzo di molto superiori alla media e con volumi in ascesa. Ma siamo sicuri che agli andamenti performativi nella grande distribuzione corrispondano marginalità sufficienti per remunerare dignitosamente il territorio? Per capire bene lo stato di salute dei nostri vini, almeno sul fronte del valore, bisognerebbe avere a disposizione anche i flussi aggiornati del canale Horeca. Perché, come mi confermava tempo fa, parlando di Gewürztraminer, un potente manager cooperativo, quando una denominazione comincia ad affacciarsi aggressivamente sul canale GDO, proprio in quel momento, comincia la sua parabola discendente e diventa meno redditizia.
In attesa di reperire i flussi 2014 Horeca, accontentatevi di queste tabelle.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Complimenti a questo blog che pretende di difendere il trentino e poi fa pubblicità ai vini abruzzesi e ai discount. Se siete voi gli alfieri del trentino siamo proprio messi male!
Forse ti è sfuggito qualcosa. Forse.
Buongiorno, come giustamente dice Cosimo, l'importante è che siano vini onesti e corretti, poi forse, dobbiamo chiederci se, quelli che noi accusiamo di svendere il prodotto "Trentino", in realtà cercano, molte volte, di sopravvivere in un mondo commerciale, che poco premia, le eccellenze.
Attenzione, la colpa non è di chi produce e vende questi prodotti, probabilmente potrebbe fare molto meglio quel vino, ma nessuno gli riconoscerebbe, anche solo a livello economico quel lavoro in più.
E' il solito discorso, se parliamo da appassionati e/o esperti vogliamo giustamente, territorio- ambiente- biodiversità, ma quando ritorniamo consumatori cerchiamo soprattutto il risparmio, l'occasione.
Quello che non si dice è che in molti, troppi casi, la fatica di chi produce, nel nostro caso vino, non è farlo buono, sano, attento al territorio, ecc.ecc. ma far capire, a chi consuma, che un certo prezzo è dovuto per quel lavoro.
Chi come questo blog tratta di questi argomenti, manca sempre, secondo me, un bersaglio, chi consuma, più o meno consapevolmente, vini che non dovrebbero esistere, chi acquista senza chiedersi mai, chi, come, dove è stato fatto, quello che ha messo nel carrello.
Mi rendo conto che è un problema molto più grande di me, di noi ,ma non possiamo chiederci sempre perchè i contadini continuano ad irrorare, viti e frutteti, senza chiederci che futuro avrebbero quei prodotti sul mercato senza tutte quelle "cure".
forse ho un pò tracimato,mi scuso, in sostanza bisogna avere in questo mondo, molto masochismo per fare i missionari.
Pero' fa una grande impressione vedere questi prezzi. Ma allora cosa stiamo qui a discutere a fare se poi la maggior parte del vino fa questa fine?
Dunque Luisa, provo un po' ad approfondire questo tema dei prezzi lato consumatore (medio) che acquista vino per la tavola, per accompagnarlo in casa al suo pasto quotidiano. Ed è qui che si sviluppano i grandi volumi (vedi la tabella allegata al post).
Tempo fa accompagnavo per cantine (trentine) un mio caro amico. Lui vive in una grande città, ha una posizione professionale medio alta, immagino anche un reddito adeguato, una famiglia con due figli ormai grandi. Da sempre, da che lo conosco, una volta all'anno fa un giro in Trentino, e fa la spesa di vino: acquistando bottiglie che stanno in una fascia di prezzo fra i cinque e i dieci euro. Gli chiesi: beh però è un po' poco per tutto l'anno, acquisti anche in altre regioni e in altre zone? Lui mi guardò e mi rispose così (più o meno): “No, no, Cosimo. La provvista annuale che faccio in Trentino mi basta per tutto l'anno di solito. Questo vino lo riservo solo per le occasioni, il mio vino quotidiano è un altro. Il fatto è che io non pranzo mai a casa durante la settimana e a pranzo non
consumo vino. Il solo pasto infrasettimanale che consumo in famiglia è quello della sera: io e mia moglie, a fine giornata, ci concediamo due – tre bicchieri ciascuno. Di solito beviamo vino acquistato al supermercato, su una fascia di prezzo attorno ai tre quattro euro al massimo. Non di più. Scusa – mi provoca il mio amico -, a te pare normale spendere di più per il vino che per il cibo? Cosa costa un pasto cucinato a casa? Un piatto di pasta, un po' di carne, un po' di verdura, un po' di formaggio? 3 – 4 euro. Anche a trattarti bene, cosa vuoi spendere per una cena? Cosa faccio? Ne spendo dieci per una bottiglia di vino? Non mi pare il caso… “ Ecco, Luisa, credo che, alla fine, le cose vadano più o meno così. Giustamente così.
Sicuro che capisci qualcosa di vino tu? No, perché a leggere quello che scrivi sembri piu' avvezzo a qualcos altro. Magari sei un agente di commercio da discount…