L’altro giorno a Vinitaly, in un padiglione del Centro Italia, mi sono fermato davanti ad uno stand che, come quasi tutti, sollecitava le suggestioni bio e via di seguito.
Una gentile PR con una gonna striminzita e assai poco sostenibile, mi si è avvicinata e mi ha proposto di assaggiare un loro vino (bio e tutto il resto).
Ho accettato, ho messo il naso sul bicchiere e ho avvertito subito quello sgradevole marcatore di topo morto, che ogni tanto mi tocca di incontrare. Dalla mia faccia deve essere trapelato qualcosa. L’impareggiabile signorina, allora, è intervenuta con prontezza. E mi ha detto: “Le cambio il bicchiere, glielo risciacquo con la minerale. Sa, l’acqua di Vinitaly non è buona, puzza“.
Ah ecco, tutta colpa dell’acqua. Di questa maledetta acqua di Verona.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.