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Oggi, un amico, Giuseppe, mi ha chiesto, quasi rimproverante, la ragione per la quale in queste settimane abbia abbandonato il campo della cronaca sulla vicenda La Vis.

Questa  è stata la mia risposta:

Caro Giuseppe come hai notato anche tu, a me, ormai, questa vicenda è venute a noia.
Tuttavia, detto questo, ti confesso sinceramente che non mi piace il tono di chi oggi commenta così la giornata di ieri: “Una bella giornata, bello vedere i contadini in piazza…” .

Non dubito della buona fede né di chi fa queste affermazioni né dei contadini.

Ma resto perplesso: ieri i contadini cembrani sono scesi in piazza contro una Federazione che per la prima volta (almeno sul caso LaVis) sta tenendo duro in modo trasparente. Anche contro le opportunità politiche, che pure in questi giorni sono pressanti.

Quei contadini mi sarebbe piaciuto vederli in piazza l’altro ieri, un anno fa, tre anni fa; e mi sarebbe piaciuto vederli in piazza per cacciare via, magari con il forcone, i loro attuali, ma anche di ieri, dirigenti e gli epigoni del dellaismo che hanno spinto la situazione sino a questo punto.

E invece no: hanno dimostrato di non avere la consapevolezza richiesta da questa situazione; hanno dimostrato di essere chiusi, anche loro come i loro dirigenti, dentro le mura diroccate di un fortino che fa acqua da tutte le parti.

Ma soprattutto non hanno capito che il futuro della LaVis e della Cembra si colloca dentro l’orizzonte di una cantina territoriale, lontana dai sogni industriali e commerciali che la hanno fatta brutalmente deragliare. Che il loro futuro non può essere che quello di diventare padroni di una cantina, non di ristoranti, spumantifici, aziende industriali di imbottigliamento. E questo, sarà il compito del commissario che verrà: riportare la La Vis alla sua grandezza e al suo profilo naturali.

Non ho scritto niente e non scriverò niente su questa vicenda, un po’ perché mi annoia.

Un po’ perché non voglio ferire questo popolo contadino, che tuttavia andrebbe educato, o rieducato, in primis al suo ruolo sociale e cooperativo. Ma che ieri ha dimostrato invece di essere prigioniero di un incubo cieco e sordo.

Cari Saluti

Tuo Cosimo

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