Di Pinot Grigio, su questo blog, se ne parla e se ne scrive da molti anni. Oggi, anzi da qualche mese, il Nord Est è attraversato da un progetto industriale, focalizzato su questa varietà, che fa discutere. Ieri ne hanno scritto, di nuovo, anche su Slow Wine. I contadini friulani hanno alzato le barricate e stanno rallentantando l’iter di costruzione di questa nuova piramide denominazionale.
Il tema riguarda la creazione di una grande denominazione interregionale, che comprenderebbe Friuli, Veneto e Trentino. L’Alto Adige, invece, se ne è già tirato fuori. Una grande denominazione capace di garantire equilibrio di prezzo e di produzione sul mercato di una commodity agricola, ancora oggi, fra le più redditizie delle Nord Est.
Si tratta di un’operazione legata ad un orizzonte industriale, che passa sopra il territorio e funzionalizza la produzione di uve alle esigenze degli imbottigliatori. Il tema tocca anche il Trentino. Del resto la questione della DOC Venezia, non solo è dietro l’angolo, ma è densa di rischi per le politiche di approvvigionamento di uve P.N. degli oligopoli nostrani. Quindi il tema è un tema vero e tocca la questione del valore, dei ricavi e delle marginalità anche della viticoltura trentina. Per questo, pur con tutto il mio passato polemico nei confronti della cultura egemonica pinotgrigista, oggi non sono pregiudizialmente contrario a questo progetto: garantire reddito e marginalità alla viticoltura deve essere una priorità per tutti e per ciascuno.
Detto questo, restano sullo sfondo i temi del territorio e dell’identità. La questione che si pone è questa: come garantire insieme identità territoriale e reddito alla viticoltura? La ricetta, stando le cose come stanno in Trentino, probabilmente non ce l’ha in tasca alcuno. C’è però, secondo me, una questione di metodo, che è preliminare e pregiudiziale: la condivisione del progetto attraverso un dibattito allargato e ampio. Che coinvolga non solo gli oligopoli, le cantine di primo grado, i vignaioli e la politica. Se il tema è quello del territorio, della territorialità e del valore, allora questo dibattito deve avere il coraggio di uscire dalle sedi tecniche e dai sottoscala ovattati del potere, per aprirsi ai contributi di tutti i soggetti coinvolti nel processo territoriale che sottende la creazione di valore.
La sensazione, invece, è che in Trentino, a differenza di quanto per esempio è accaduto in Friuli, questo dibattito sia stato dolosamente sottaciuto, quasi emarginato dal circuito della comunicazione.
Qualche settimana fa, l’assessore all’Agricoltura Dallapiccola ha convocato intorno ad un tavolo (verde) cooperative, oligopoli e vignaioli. Obiettivo: presentare il progetto della DOC interregionale. L’associazione dei vignaioli ha declinato l’invito. Comprensibilmente: essere invitati a cose già fatte, o già fatte a metà, non fa piacere ad alcuno. Gli artigiani del vino, tuttavia, hanno fatto arrivare in assessorato un documento che esplicita la loro opinione. Documento di cui siamo in grado di offrirvi qualche stralcio. E che potrebbe, se ci fosse in giro della buona volontà, costituire il primo tassello di un ragionamento condiviso.
Ci preoccupa molto che una scelta così importante, in grado
di influire pesantemente sull’intero settore vitivinicolo trentino, sia assunta senza un ampio coinvolgimento di
tutte le categorie di produttori. Crediamo, come più volte espresso, che il futuro della vitivinicoltura trentina
dipenda anche dalla capacità di fare sistema, di valorizzare tutti i produttori e di incentivarne la
partecipazione nella definizione delle linee strategiche.(…)
Troppe volte ci siamo trovati ad inseguire scelte altrui, non coerenti con le caratteristiche del nostro sistema,
inadeguate alla valorizzazione di un territorio di montagna, inadeguate rispetto alle strategie di promozione
della nostra Terra. Anche in questo caso rincorriamo soluzioni che sono ben lontane dal privilegiare le
produzioni territoriali e di qualità, e che sono invece orientate ad una concorrenza basata sul prezzo. Questo
a beneficio di pochi soggetti il cui successo si sta affermando, a nostro modo di vedere, a scapito della
crescita del nostro sistema territoriale.(…)
vogliamo richiamare l’attenzione su quanto abbiamo sostenuto nei mesi scorsi all’interno
degli organi del Consorzio di Tutela dei Vini del Trentino. Vista la volontà di partecipazione del Trentino al
progetto di costruzione della DOC interregionale, andava almeno colta l’occasione, a nostro parere, per
promuovere una politica orientata alla qualità rispetto alla DOC Trentino Pinot Grigio. Poteva essere cioè
l’occasione per concentrare sulla DOC Trentino il nostro prodotto di maggiore qualità – per ridare così valore
ad un vitigno che se ben coltivato può esprimere i caratteri(…)
Per i motivi su esposti dichiariamo quindi la nostra contrarietà al progetto di costituzione della DOC
interregionale Pinot Grigio; ma soprattutto dichiariamo la nostra contrarietà alla partecipazione del Trentino a
questo progetto.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Condivido il resoconto di Cosimo e l'analisi dei Vignaioli. Leggendola tutta d'un fiato ho sperato che chiudesse con una proposta costruttiva e invece chiude e basta. Mi resta la sensazione che non si rendano conto di due passaggi che sono da cogliere: da un lato – per come sono messi – non si può pretendere che siano gli oligopoli a fare proposte territoriali, dall'altro – e chi se no? – sono proprio i Vignaioli che dovrebbero farsi carico di elaborate un progetto territoriale da sottoporre alla valutazione di tutti. Mi piacerebbe sapere il motivo per cui non si fa questo passo.
A mia volta condiviso pienamente l'osservazione del Dott Rossi. Ho sempre sostenuto che è responsabilità e dovere dei vignaioli indicare cosa vogliono essere da grandi ed invece, anche stavolta, fanno inutile dietrologia, retorica e populismo… E' una categoria ancora marcata da forti tratti infantili… che continua a singhiozzare aggrappandosi alla gonna di Mamma Provincia… meno male che abbiamo alcune mega-cooperative che quello che fanno lo fanno concretamente e seriamente, altrimenti…