Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
Apri il vino e, porcaloca, sa di tappo.
Questo ci è successo l’altra sera, stappando una bottiglia di Marzemino che si preannunciava magnifica.
In quel mentre, mi ricordo (vagamente) di aver letto un vecchio articolo sul New York Times, qui: http://www.nytimes.com/2009/ 01/14/dining/14curi.html?_r=0, in cui si parlava di strani “attrezzi per migliorare il sapore del vino” e del modo per eliminare il sapore di tappo (la “corkiness”).
La fonte era un professore di chimica del vino all’Università della California. Questi sosteneva, nell’articolo, che l’effetto di tutti questi “apparecchi magici” (e, aggiungo io, costosissimi) era quello di eliminare alcuni composti dello zolfo.
Esattamente questo, per inciso, a detta del professore sarebbe l’effetto che si ottiene lasciando decantare il vino; l’ossigeno c’entrerebbe ben poco e molto di più lo zolfo.
Tornando al tappo, non sono un chimico né un enologo e non ricordavo di certo che il colpevole fosse il 2,4,6-tricloroanisolo del tappo. Ricordavo però che, a detta del professore, questa molecola viene attratta dalla pellicola trasparente; quindi il sentore di tappo sarebbe dovuto sparire mettendo un po’ di plastica in una bacinella e versandoci sopra il vino.
Per quanto tempo? Boh, anche qui non ricordavo. In ogni caso avevamo bevuto a sufficienza per quella sera e abbiamo deciso di lasciarlo lì tutta la notte.
Fu un errore. La sera dopo, l’odore di tappo era sparito. Quasi tutti i profumi però erano spariti con lui: rimaneva un forte odore e sapore di latte, un po’ plasticoso. Era meglio il tappo.
Andando a rivedere il pezzo (quella benedetta sera non ero riuscito a trovarlo), ho letto che parlava di “a few minutes”, qualche minuto. Sorry, … non ricordavo …
Un altro post, sempre del 2009, (http://blog.sfgate.com/wine/ 2009/04/07/testing-a-fix-for- corked-wine/), descrive un test e parla di circa 40 minuti per il risultato migliore.
Anche qui, lasciando il vino tutta la notte con la plastica, i risultati non sono gran che. Da quel che mi è parso di capire, sono comunque meglio dei nostri ma, a differenza loro, noi avevamo coperto il vino.
In sintesi, se vi dovesse capitare e ci voleste provare mi sento di dirvi:
1. Assaggiate il vino ogni 10, 20 minuti
2. Non lasciatelo troppo a lungo nella plastica, anche se l’odor di tappo non va via
3. Non copritelo
4. Fateci sapere
esperimento compiuto ieri sera dopo aver letto il post.
Ha funzionato, su una bottiglia di Pinot Nero piuttosto tapposo: lasciato in "infusione" circa venti trenta minuti con frequenti assaggi. Dopo circa mezza ora, il vino era tornato perfetto e soprattutto non aveva preso altri odori e sapori. Grazie per l'idea.
Grazie per il consiglio stefano: proverò a mettere in atto i consigli alla prossima bottiglia tapposa e poi le faro' sapere.
Ivo