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Il prossimo fine settimana lo trascorrerò a Trento. Passerò del buon tempo, ne sono sicuro, al Festival del Vino Trentino. Faccio questa rivelazione – confessione sulla mia vita privata, perché in questi giorni in molti mi hanno rimproverato di aver scritto un postancora polemico” e “ ancora distruttivo” sulla Kermesse che ha sostituito in colpo solo Mostra Vini 2015 e Autunno Trentino 2015. E allora ci torno su, con qualche spiegazione. Caso mai qualcuno non avesse capito ancora il senso delle mie parole dell’altro giorno.
Dunque, sono convinto, dopo aver visto il programma, dopo aver letto i comunicati stampa diffusi in questi giorni, che quella di Trento sarà una bella festa: dove ci si potrà divertire, dove si potrà mangiare e bere (per questo ho deciso di prendermi una stanza in città per un paio di notti), dove si potrà anche farsi un’idea della qualità e dell’originalità del Food (& Wine) trentino.
Detto questo, continuo a pensare che un Festival sia una cosa diversa da una Mostra. Se quella della prossima settimana si candida ad essere “la naturale evoluzione” di Autunno Trentino, va bene così. Se invece, come ho già avuto modo di scrivere e come mi pare di aver capito leggendo i comunicati stampa diffusi in questi giorni, ha l’ambizione di surrogare Mostra Vini, allora la tentazione delle obiezioni torna prepotentemente a galla. Perché è vero come ha scritto l’altro giorno su Facebook, l’amica di Slow Wine Maria Grazia Melegari che ormai il vino è trainato dal Food, ma è altrettanto vero che accettando supinamente questa impostazione, senza riuscire ad immaginare un percorso autonomo, culturalmente autonomo della dimensione vino, si fa un pessimo servizio alla filiera della viticoltura. E non sto scrivendo alcunché di nuovo e  né di originale: basta guardarsi intorno, basta vedere cosa fanno gli altri comprensori vitivinicoli italiani. Per esempio a quando un’ Anteprima annuale della Doc Trentino?
Insomma viva il Festival del Vino Trentino – curato dalla Strada del vino e dei sapori del Trentino -, ma viva anche la Mostra che non c’è – che invece dovrebbe essere curata interamente da Consorzio Vini del Trentino -, immolata ad un concept ubriaco, che fa prevalere la dimensione dell’apparire su quella dell’essere.