Piazzetta Expo - Francesca Aprone
Piazzetta Expo – Francesca Aprone

Oggi avrei voluto scrivere d’altro. Magari di vino, finalmente. E invece, purtroppo, l’attualità mi tira per la giacchetta e sono costretto a mettere da parte le note di degustazione di quella splendida e possente bottiglia di Amarone che ho bevuto ieri sera a casa della mia amica Cristina a Negrar, in Valpolicella. Sarà per la prossima volta.
E vengo all’attualità. Rispondendo ad un gentile lettore (vedi le immagini postate da Tex Willer fra i commenti), ieri il direttore del quotidiano Trentino, dopo una settimana di stilettate più o meno sfiguranti contro gli allestimenti provinciali ad Expo, scopriva improvvisamente che in Trentino vige una buona regola: non disturbare il manovratore, perché se lo si disturba si indispettisce. Allo stesso tempo, l’esimio direttore attribuisce al suo giornale il merito di aver rotto il velo di omertà che in Trentino (anche su questi temi: piazzetta Trentino) circonda la politica di governo. Sarà come dice lui. Sarà.
Però mi chiedo se sia mai accorto che qualcuno in Trentino, anche su questi temi, come su altri, omertoso non lo è mai stato: per esempio il nostro piccolo blog di campagna. Ma forse lui non lo conosce. Ignoranza giustificata. Omertoso, su questo come su altri temi, però non è, per esempio, nemmeno la rivista QT – QUESTOTRENTINO. Certo né quest’ultima, né il nostro modesto blog sono in grado di penetrare e condizionare l’opinione come il quotidiano Trentino. Ma insomma, almeno noi, dall’accusa di omertà ci tiriamo fuori.
Un’altra cosetta poi mi veniva da pensare, ieri, mentre leggevo la risposta al gentile lettore: è curioso che sia stato proprio questo giornale a scatenare una campagna mediatica sull’affare Expo. Penso anch’io come Cosimo che il vero problema del Trentino alla fierona milanese sia più una questione di contenuti che di forma, sia più una questione che attiene alle difficoltà di un territorio fragile dal punto di vista della filiera – agroalimentare, sia più tutto questo che una questione di allestimenti appariscenti o di formula espositiva (osteria/non osteria). Ma di questa debolezza intrinseca e strutturale il quotidiano Trentino, che di solito, e ormai da molti anni, su questi temi si affida alla penna più istituzionale e moderata del giornalismo trentino di settore, non se ne era mai accorto? Non si è mai accorto che dietro le cronache edulcorate sciroppate dalle sue pagine in tema di agricoltura e viticoltura, ci sono invece questioni di sostanza piuttosto pesanti; le stesse che stanno alla radice dell’insuccesso trentino ad Expo – se di insuccesso si vuole proprio parlare -. Ed è superficiale, a mio avviso, attribuire questo presunto insuccesso ad “un’ occasione gestita male”. No, caro direttore, Piazzetta Trentino non è stata un’occasione gestita male, è piuttosto la proiezione architettonica e fieristica di un territorio che, a differenza dell’Alto Adige o del Veneto, fa una fatica fottuta  – anche se i suoi solerti cronisti non se ne sono mai accorti – a definire il suo profilo territoriale in chiave agro – alimentare. Pasta Felicetti, magari al Nero di Seppia in una terra senza frumento e senza mare, included.

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Piazzetta Trentino – Federico Chino