Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
La Villa Reale di Monza è sempre imponente, e alle 17 è imponente anche la quantità di gente di fronte ai tavoli dei sommelier.
Sono ventitré tavoli, mi dicono, e in ogni tavolo ci sono cinque vini finalisti, una medaglia d’oro e il resto suddiviso più o meno equamente tra argento e bronzo.
Al centro delle sale ci sono vassoi con pezzi di focacce preparate dagli allievi di una scuola alberghiera.
Decido di dare la precedenza agli spumanti trentini, trentodoc o meno, nei miei assaggi. Mi lascio guidare dall’interesse per la bottiglia, a volte per la novità, più che andare alla ricerca di conferme scontate.
Parto con Pojer e Sandri, brut rosé. Complesso, piacevole, aromi di frutti. Viene fermentato in parte in acciaio e in parte in legno e qualche aroma di legno rimane. In fondo è presente una nota di dolce.
Sempre Pojer e Sandri, extra brut cuvée 9/10. Molto fresco, con acidità abbastanza marcata, sapori di erbe.
Altemasi Brut Rosé. Aromatico, molto molto piacevole, un ottimo equilibrio tra il profumo dei lieviti e quello della frutta.
Poi, mi hanno colpito:
Bonomi, CruPerdu. 36 mesi sui lieviti, profumo complesso, sentori di frutta dolce matura, si ha la sensazione di avvicinarsi a un vino trionfale e celebrativo. In bocca è il contrario, acidità molto piacevole e molto
fresco. Una bella sorpresa.
Bisol talento pas dosé. Profumo intensissimo, frutta matura, un po’ speziato. Molto complesso e persistente il sapore.
Frecciarossa, I moschettieri. Altro pas dosé. E anche qui si dimostra che non c’è bisogno di aggiunte zuccherine per avere un vino fresco, ma morbido, equilibrato e piacevole.
Skrsgaard. Una Glera danese che sorprende, sia per la provenienza che per la scelta della Glera. L’uva mantiene i suoi aromi, in particolare un leggero sentore di pera; risultato più che interessante.
Collefrisio, Le Cave della Guardiuccia. Altra sorpresa, sapori di frutta esotica, persistente. Parecchio differente dagli altri.
Boulachin, carte noire. Champagne misterioso, di cui non è noto quanto tempo stia sui lieviti, quanta sia la liqueur … però è notevole, con i suoi aromi di frutta, di mela, anche di vaniglia.
Infine le conferme. Ferrari riserva, Ferrari Perlé. Altemasi millesimato.
Nel complesso, un evento di alto livello, costruito attorno alle eccellenze del vino. Consigliatissimo.