Sabato 7 Novembre ore 14.00 Castello Principesco di Merano, una location splendida per un altrettanto splendida degustazione.
Sedici donne, Donne col la D maiuscola, quelle del Vino, impegnate in prima linea nella loro azienda e nel mondo vitivinicolo, ancora pullulante di testosterone, hanno parlato del loro lavoro, della loro passione e soprattutto del loro vino.
Sedici etichette appositamente scelte per questo evento, degustate alla cieca o meglio al buio, perché i partecipanti hanno potuto solamente contare sull’utilizzo dei sensi ancestrali che ci appartengono: l’olfatto, il tatto e l’udito. E l’udito lo sottolineo perché ad accompagnare il sorso di vino le voci delle protagoniste si sono succedute una ad una per raccontare la storia legata al loro vino. Una degustazione libera dai tecnicismi, solo emozioni e sentimenti che avrebbe saputo intrigare e coinvolgere anche i non avvezzi del settore. Ricordi ed emozioni che le Donne del Vino hanno condiviso e donato con noi ascoltatori perché il vino è e dev’essere soprattutto emozioni.
Una degustazione ben gestita nei dettagli dalla scelta della location al servizio del personale di sala, studiata e condotta dall’organizzatrice e moderatrice Aurora Endrici, che con il suo savoir- fair unito alla simpatia e voglia di mettersi in gioco delle sedici produttrici, ha creato un mix davvero intrigante e un ambiente informale, un modo di “giocare” che solo lo stile femminile può, per natura, fare.
Un gioco stimolante in cui il pubblico, in religioso silenzio, ascoltando la voce della produttrice e immergendosi nel suo racconto, provava a legarla al territorio d’origine e ad individuare l’identità del vino nel bicchiere.
E le sorprese non sono di certo mancate! Un Balter Riserva 2010 “maschio e montanaro” come lo ha definito la sua produttrice Clementina, un Letrari Riserva 2009 grintoso, di carattere e gran temperamento per quello di Lucia. Tradizione di famiglia per Camilla con il suo Riserva Lunelli 2006, mentre ricordi d’infanzia quelli di Francesca Moser ed Elisabetta Donati con i loro rispettivi Moscato Giallo 2014 e Sangue di Drago 2013. E ancora sorprese con il sontuoso ed elegante Tschaupp– Chardonnay Riserva 2012 di Nathalie Schweitzer e il raffinatissimo e pieno “Beyond the Cluods” 2013 la cuvée bianco della fiduciaria delle “Donne del Vino” per il Trentino Alto Adige Elena Walch. In fine, la pioniera della viticoltura trentina per il recupero delle origini e della varietà autoctona nel regno delle mele è stata Silvia, dell’Azienda Agricola Laste Rosse, con il suo Groppello di Revò 2012.
Le anteprime degustate in occasione dell’evento sono state molte; Roberta con il suo intramontabile Madame Martis Brut Riserva2005. Un Trento Doc diverso dagli altri, una finezza al naso indimenticabile, note floreali che si abbracciavano a quelle del lievito in una danza di sensazioni fresche e avvolgenti, una boccata fresca ma non pungente solleticata dalla delicata ma sempre presente bollicina, morbido e seducente per una grandissima coerenza tra olfatto e gusto, un progetto nato dieci anni e che oggi ha raggiunto l’equilibrio perfetto per essere presentato al pubblico.
I vini che mi hanno emozionata di più all’udito e al gusto (naso e bocca) sono stati senza dubbio Il Pinot nero 2012 di Valentina (Maso Poli), un profumo netto tipico varietale senza sbavature, con note speziate che non eccedevano, una bocca morbida ma fresca supportata dall’eleganza tipica del vitigno che portava il vino alla bocca per un ultimo tuffo nel mirtillo e nel lampone. Altro vino, che non conoscevo ma che mi ha davvero colpita, il Gewürztraminer 2014 “Maria Adelaide” di Bruna Montresor – maso Wallenburg. Ricco, potente al naso e in bocca ma con la freschezza tipica del territorio collinare da cui proviene, che invogliava a berne ancora e ancora. Per non parlare poi del Müller Petramontis 2014 di Maddalena Nardin, davvero una sorpresa al naso, un’esplosione di profumi dalla foglia di pomodoro al fiore di sambuco che mi avevano fatto pensare addirittura ad un Sauvignon. Potenza olfattiva e struttura, tipica del territorio ma allo stesso tempo elegante e intrigate. E per concludere, gli intramontabili Gran Masetto 2011 di Christine, il Giallo Gaierhof 2014 di Romina e il Cresta 2013 di Judith (Tenuta Hans Rottenstainer) dal nome della collina da cui proviene l’uva.
Non a caso ho lasciato per ultimo il Monfort Rosé Brut di Chiara, un vino che rispecchia la fisionomia della sua produttrice: fresco, vivace e dall’inconfondibile colore (l’unico che ho visto, ho sbirciato di nascosto fuori dalla mascherina) che mi ricorderà sempre il luminoso incarnato di Chiara.
Insomma una degustazione che voleva impressionare e che ha colpito nel segno; un’ospitalità degna delle migliori padrone di casa. Le donne del Vino e le loro eccellenze hanno parlato di un territorio e di un’enologia che oltre a qualità e passione trasmette molta molta emozione.
Ho solo un rimpianto… non aver potuto godere della vista per ammirare anche i colori di questi splendidi vini.
Mafalda è una bambina dallo spirito ribelle, profondamente preoccupata per l’umanità e per la pace nel mondo. Pone a sé e ai suoi genitori domande candide e disarmanti a cui è difficile, e a volte impossibile, rispondere. Sono domande che mostrano le contraddizioni e le difficoltà del mondo degli adulti, nel quale Mafalda rifiuta di integrarsi.
Mafalda mi è sempre piaciuta… birichina e sagace e piuttosto simpatica.
Ogni tanto mi sento Mafalda anch’io.
Mi piace viaggiare, mi piace il vino e quando viaggio per conoscere il vino è ancora meglio!
mancano solo i cuoricini…
I cuoricini, tutti i cuoricini del mondo, ce li metti l'Aurora dai…che a lei non mancano mai….
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Bell'articolo. Brave Women!