Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto TRENTO DOC, e direttore di Cavit, ha scelto l’autorevole agenzia di settore Wine News, per declinare la sua visione della denominazione TRENTO: status quo e orizzonti. E in questo modo ha risposto anche ad alcune delle domande che avevo lasciato cadere sul blog l’altro giorno.
Intanto, i numeri. E qui la novità delle novità: nel corso dell’ultimo esercizio, secondo i dati forniti dal presidente – direttore, che non ho motivo di mettere in dubbio, le bottiglie tirate sotto la denominazione sono state 8 milioni e mezzo. Il venduto si attesta invece su 7 milioni di pezzi. Numeri esattamente ribaltati rispetto a quelli che Zanoni dava un anno fa più o meno in questi giorni. Si vede che le cose nel comparto vanno bene. Crescono i millesimati e le riserve, sostanzialmente stabili le linee base ed export al 20 %. Numeri positivi anche in termini di valore: il comparto metodo classico trentino vale 70 milioni e il prezzo medio della bottiglia è in crescita. Il futuro secondo Zanoni: 15 milioni di bottiglie. Un sogno ad occhi aperti – vista la sostanziale stabilità del mercato del classico – che raddoppia gli otto milioni di baionette di mesta memoria.
Prendiamo atto di questo nuovo scenario. Ma ci chiediamo se questi nuovi numeri, nuovi rispetto ad un anno fa e rispetto all’invarianza degli ultimi dieci anni, siano stati elaborati finalmente sulla base dei riscontri oggettivi di un Osservatorio Vino. Della cui nascita, tuttavia, non abbiamo ancora avuta notizia.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
…Talento… Alcuni flash di memoria mi portano a Conegliano. Carpenè Malvolti, insieme a Gancia, fu tra i primi in assoluto a produrre industrialmente lo spumante italiano metodo champenois. I francesi però furono determinati a rivendicare l’esclusiva della dicitura del metodo legato al nome legato alla zona doc e tramite le normative europee costrinsero tutti gli altri paesi a trovare dei nomi alternativi da scrivere in etichetta al posto di “Metodo Champenois”. Nel 1975 Antonio jr Carpenè insieme ad altri 9 produttori fondò l’Istituto Italiano Metodo Classico. Se non ricordo male, il figlio, Etile Carpenè, fu incaricato di presiedere un comitato che aveva come scopo di trovare un nome alternativo a metodo champenois per gli spumanti italiani di qualità. Dalle cronache di allora che seguivo, ricordo che per 10 anni non riuscirono a giungere ad alcun risultato (tipico eh?…) e, ormai a tempo scaduto, 10 anni dopo, quando stava per abbattersi la ghigliottina della legge europea voluta dai francesi, all'incirca nel 1993, dalla disperazione uscì il famigerato… “Talento” metodo classico… Il nome suscitò sin da subito lo stesso entusiasmo di una sessola di cubetti di ghiaccio giù per la schiena… e… lo stesso affetto per quel nome, così rimase sino ai giorni nostri… (il marchio “Talento” oggi se non erro è di proprietà del MIPAAF e l’associazione Istituto Talento Italiano ha più o meno la stessa funzione e la stessa vitalità del nostro Istituto Trentodoc…).
Alcuni produttori ci credono ancora però, Josef di Arunda tra quelli.
in Trentino anche Letrari…come Sepp in AA… ma è solo una questione di nostalgia..per i bei tempi andati.
Ps: la ricostruzione di Claudio è perfetta (proprieta mipaaf included)
Già che siamo all'amarcord, Claudio, potremmo ricordare che Talento fu un ripiego al nome individuato di "Classimo" (unione di classico con massimo) che durò un sol giorno: fino a che un giornalista de La Repubblica non lo seppellì dicendo che classimo in greco significa … flatulenza! Fu una sconfitta per tutti, favorevoli e contrari. Per questo trovo fuori luogo la facile ironia sul tema e mantengo alta la stima per Nello Letrari e Sepp Raiterer coerenti quant'altri mai su un progetto che andava ben oltre i loro pur legittimi interessi aziendali. I marchi, del resto, come dice il manuale, non si discutono. Si accettano!
Ma perchè non ve lo bevete in santa pace questo vino e non la piantate di farvi tutte queste pippe? Alla fine dei conti questi sono solo problemi delle aziende e non dei consumatori.
Anche Alto Piscarte aveva 8 miliardi di telespettatora…
… Peratoner+(Piccoli)+Zanoni = 7 begli anni senza crescita nel nome del +… Quando Mauro Lunelli il 23 Ottobre 2008, dopo 18 anni, lasciò la presidenza a Peratoner l’istituto dichiarava 27 soci produttori e 8 milioni di bt. Ora L’istituto dichiara 43 soci produttori e 7 milioni di bt… (chissà se il milione di bottiglie perso se lo sono diviso amichevolmente secondo il sano principio “una testa una bottiglia”…)
(Una poltrona così, da "presidente che trasmette sano dinamismo nella stagnazione" la voglio anch’io! Ho deciso di inviare una letterina a Babbo Natale che me ne porti una, poi… se ne avanzano, una anche al Cosimo ed una al Gianni Usai…).
Che fine ha fatto Equipe 5 ? E Le Brul ? E AVTP che casa spumantistica è ?
Equipe 5 ora è un marchio della Sociale di Soave… (veneto)… avtp… non esiste più da quel dì.. .. però c'è lo spumantificio (grotta dello spumante) di Paolo Pedrotti (e figlie).
Equipe 5 – pare sia emigrata in Veneto, dai nostri cugini.
RISERVA DEI 5 | EQUIPE 5 – I NOSTRI VINI IT METODO CLASSICO
BRUTRiserva dei 5 è una “super riserva”, le sue bottiglie restano a maturare sui
lieviti fino a … http://www.cantinasoave.it/Vini.aspx?prd=161&…
Tiziano Bianchi, ha sempre ragione.
Ho seguito il link gentilmente allegatomi e ho visto che effettivamente ora Equipe 5 è marchio ( di pregio, mi par di capire) della Cantina di Soave. Mi ha incuriosito il fatto che compare ancora il logo ''Talento'' per questo spumante. Esiste quindi ancora l'Istituto Talento o come cavolo si chiamava, che nessuno ha mai capito bene cosa era e quale messaggio voleva promuovere?
Rispondo a "io" sul Talento laddove dice: Esiste quindi ancora l’Istituto Talento o come cavolo si chiamava, che nessuno ha mai capito bene cosa era e quale messaggio voleva promuovere?
Era un tentativo serio di dare un "cognome" alla spumatistica classica nazionale, dove il "nome" era di volta in volta: Alto Adige, Trento, Oltrepò Pavese, Serralunga d'Alba, ossia le zone classiche allora disciplinate dalle rispettive DOC con aggiunta di coloro che tradizionalmente acquistavano base spumante in quelle zone. Franciacorta non accettò, decise di fare da sola e la cosa andò perdendosi perché prevalsero gli interessi aziendali delle grandi Case. Franciacorta ebbe l'appoggio della stampa lombarda che era ed è la stampa italiana, ma l'Italia perse un'occasione storica per costruire un piedistallo al metodo classico base Chardonnay/Pinot in risposta a Champagne e Cava. Salvo eccezioni, infatti, la spumantistica era ed è un fatto del nord Italia che sarebbe stata ben delineata ad Ovest con l'Asti (uve aromatiche e metodo Martinotti), ad est con il Prosecco (uve semi aromatiche e metodo Charmat), in mezzo il Talento con i nomi delle Doc locali (con uve non aromatiche e metodo classico). Dopo di allora, tutti in Italia si sentirono autorizzati a spumantizzare di tutto con gran confusione per i consumatori. A metterli d'accordo ci hanno pensato i veneti che prima o poi chiederanno le royalties tutte le volte che "i nostri" saranno costretti a nominare il Prosecco per vendere le loro bollicine. Cin, cin!
Rossi ha un po semplificato. Ma ci siamo. Forse però era un progetto velleitario, che nasceva dai vertici del settore e non aveva un consenso territoriale diffuso e condiviso.
Signor Rossi, Lei dice "era". Si deduce che l'istituto Talento non esiste più? Perché allora si vede ancora in giro logo e dicitura? Grazie.
Rispondo a Canaglia Due e Federico: non era velleitario, il progetto, ma promosso dai Consorzi DOC interessati, su spinta del più grande, ossia di quello del Trento, dimostratosi dinamico, generoso e lungimirante. Talento fu codificato perfino in un Decreto Ministeriale, ma aperto dalle Alpi alla Sicilia per cui venne meno il legame storico delle zone tradizionali. Il sito dell'Istituto Talento Italiano è fermo al marzo 2011: si vede che ai soci va bene (o basta) così.
Nel 1988 non esisteva nemmeno il disciplinare della DOC TRENTO, che è del 1993. Il Conte, come sempre, fa di tutto un gran minestrone e si confonde.
Caro Claudio…! Lusingatus.. ringrazio.. Nel nome di Zeus.. attendo.. fiducioso sulla spiaggia di Rimini.. Quella del concorso dei castelli di sabbia… ( Signora Albergatora not included..)
Dinamiche poltrone quelle del TRENTO DOC …
Signora Albergatora..! Inesorabile come Babba Natala..! Ci illumini sui milioni di baionette bollicinose…..!
Credo che la domanda possa essere "entro quando i 15 milioni?".
Perché il futuro è troppo generico… può essere domani, un anno oppure 20 anni, in attesa che l'aumento demografico porti anche ad un aumento dei consumi… o no?
In Cavit sanno bene che questo è un traguardo inarrivabile per il tndoc, ed è per questa ragione che si sono comperati Kessler in Germania.. Sapendo bene che lo Chardonnay trentino non poteva esaurirsi dentro la DOC TRENTO.
Conte, resta bello sodo dove sei stato fino ad ora. Che mi pare tu in Trentino ne abbia combinate poche di buone.
Son curiosa… cos'ha combinato il Conte in Trentino Albergatrice? Racconta…
I suoi post sono e i suoi commenti non valgono niente. E' pure peggio di Cosimo. Fa solo prediche al vento. siamo stufi delle prediche del conte.
Attendiamo il suo sequel di "Via col vento"…
il titolo poteva essere: ENRICO DA I NUMERI.
Perché, parliamoci chiaro, questi sono numeri che non stanno né in cielo né in terra, soprattutto i 15 milioni.Bene ha fatto l'autore del post a chiedere da dove arrivano questi numeri. Perché siamo tutti stufi di essere presi per il culo una volta all'anno quando i apre Bollicine su Trento.
Insomma… finalmente hanno dato i numeri.
E che numeri!!!
15 milioni di bottiglie in futuro ? Speriamo sia vero, sarebbe una manna per tutto il Trentino vitivinicolo…sempre che vengano vendute bene naturalmente ! A me a occhio sembra un numero pazzesco, ma se lo dice Zanoni di Cavit, che tutti dicono sia persona estremamente preparata, seria e competente , nonchè presidente dell'istituto del TrentoDoc… c'è da credergli ( spero ) . Chi più di lui può avere meglio idea di come andrà il settore spumantistico trentino negli anni a venire?