trentodoc

Conversazione telefonica fra una Lei abruzzese (in gita in Trentino) e un Lui (Stanziale in Trentino)

Lei: “Ho visitato Trento qualche giorno fa, cittadina molto graziosa. Tanta gente ai mercatini”

Lui: “Bene, sono contento che ti sia piaciuta”

Lei: “Sono anche passata davanti a palazzo, palazzo, come si chiama? Quello dei vini…”

Lui: “Palazzo Roccabruna, l’Enoteca Provinciale”

Lei: “Ecco sì, quello. Bello, ma non sono entrata era chiuso a quell’ora”

Lui: “Strano, erano i giorni di Bollicine sulla Città, magari sei passata fuori orario”

Lei: “Si può darsi. Però ho visto la pubblicità di Bollicine su Trento. Il tappo con la corona e il mantello”

Lui: “Sì, sì certo, il logo di Sua Eccellenza TRENTODOC”

Lei: “Non prendertela, ma non mi è piaciuto. Ma a te piace”

Lui: “Neanche un po’; non mi piace neanche un po’. Lo trovo pleonastico, autoreferenziale. Ma questa è la cifra del Trentino e del TRENTODOC in particolare. Ormai mi ci sono abituato”

Lei: “Ecco, sì: autoreferenziale, la parola giusta. Mi ha provocato persino un certo fastidio”

Lui: “Sono anni che lo ripeto, ma nessuno mi da ascolto. Perché a parte Sua Eccellenza, poi abbiamo i Principi e i Re (Rotaliani). Non ci facciamo mancare niente… almeno fra di noi”

Lei: “Come mai?”

Lui: “Bella domanda: lo chiederemo alla zingara…”

Lei: “Uhm…”