comunicato stampa
Un Chiaretto (a 300 dollari) fra i grandi rosé francesi nel locale dei vip di Miami
Il gruppo Nikki Beach, fondato nel 1998 dall’imprenditore americano Jack Penrod, gestisce alcuni tra i più prestigiosi club balneari al mondo. Sono strutture che fondono insieme musica, gastronomia, spettacolo, moda, cinema e arte. La “casa madre” è il Nikki Beach, frequentato dai vip di Miami Beach, in Florida, e lì sta andando forte il vino rosato, soprattutto in grande formato, nelle jeroboam, le bottiglie da tre litri, ideali per i party sulla spiaggia. La carta dei rosé del Nikki Beach elenca alcuni tra i più importanti rosé della Francia, ma tra di loro adesso c’è anche un Chiaretto, unico vino rosato italiano in mezzo a una serie di Côtes de Provence. È il Bardolino Chiaretto Classico dell’azienda Delibori di Calmasino di Bardolino. La super bottiglia del Chiaretto bardolinese è venduta a ben 300 dollari.
“Il Chiaretto sta incominciando a sfondare in Florida – racconta Franco Cristoforetti, contitolare dell’azienda Delibori, ma anche presidente del Consorzio di tutela del Bardolino – e questo conferma la validità della strada che pressoché tutti i nostri produttori hanno imboccato lo scorso anno, quando, con la cosiddetta Rosé Revolution, abbiamo scelto di puntare a colori molto chiari ed a profumi più agrumati, che sono poi quelli tipici della nostra uva principale, la corvina veronese, quand’è vinificata con una pressatura molto delicata”.
In effetti, scorrendo la lista del Nikki Beach, è proprio il rosé di colore assai tenue quello che sembra piacere da quelle parti, a cominciare dal celebre Whispering Angels di Château d’Esclans, la tenuta provenzale di Sacha Lichine, che di recente alla Revue du Vin de France ha dichiarato che in un vino rosato “quel che rimane cruciale è il colore”. “Il mio consulente enologo Patrick Léon, che è stato direttore di château Mouton-Rothschild – ha spiegato Lichine -, vi dirà: più il rosé è chiaro, meglio è!” La jeroboam di questo celeberrimo e costoso rosé è venduta a Miami a 400 dollari. Ed è orientato a una tonalità di rosa molto chiaro anche un altro rosé francese venduto in jeroboam, ancora a 400 dollari, al Nikki Club: si tratta del vino di Château Miraval, di proprietà degli attori Angelina Jolie e Brad Pitt. Insomma, il Chiaretto è in bella compagnia, a Miami.
“Una riprova dell’interesse per il Chiaretto – dice Cristoforetti – l’abbiamo avuta durante una recente degustazione di vini veneti che è stata organizzata proprio a Miami per un parterre di giornalisti e di buyer. Alla fine, è stato proprio il Chiaretto il vino che ha destato la curiosità della maggioranza dei presenti. Insomma, il nuovo stile del Chiaretto sta dimostrando come il lago di Garda possa posizionarsi a pieno titolo fra i territori più vocati al mondo nella produzione dei vini rosati”.
Ufficio stampa Consorzio Tutela Vino Bardolino
Paola Giagulli paola @ paolagiagulli. it – tel. 338 4812496
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Dai, fate i bravi. Queste sono cose che trovano il tempo che trovano; Non è una rondine a far primavera. Nemmeno per il Bardolino (e nemmeno per Chiaretto, che diciamocela tutta.. ma chi se lo beve il Chiaretto….dai)
Propongo di mandare i NAS da questi qui che mescolano il chiaretto fra i vini provenzali. Che mondo!! Facciamo bene noi trentini a non mescolarci a questi esempi di dubbia legalitá e a tenerci stretti i nostri segreti industriali per fare il vino, altro che territorio.
Eh, eh, eh .. Te ne sei accorto…. che c è qualcosa che non va… In questa lista vino americana …
… rosè…
File Allegato
Ma infatti. Nessuna ironia.
Ho pubblicara questa cosa proprio per le ragioni che dici tu.
Bravi lo. Ma bravi sul serio.
Pensa se ad esempio si fosse fatta in Trentino una Marzemino Revolution, invece di lasciare morire dopo lunga agonia…
Piano piano, negli anni, in coincidenza, e non è un caso, con la morte del vecchio comitato vitivinicolo interprofessionale (fine anni novanta), il legame con il territorio si è perduto. Anche per il Marzemino inizia qui la fase di declino (il consorzio viene sciolto nel 2002). Il riferimento territoriale stava diventando sempre più ingombrante per lo schema di produzione – commercializzazione dei colossi industriali (vale per Marzemino, ma ancora più per la Schiava o per l'Ambrusca). E intanto il territorio se ne andava. Mentre gli altri, lo riscoprivano (Valpoicella, Balrdolino, Custoza, Lugana, tanto per fare esempi prossimi a noi).
Voi fate pure ironia. Io trovo meravigliose le parole di Cristoforetti a proposito della Rose' Revolution. Tutti i produttori uniti per creare un vino riconducibile ad una denominazione ed a un territorio. Voi direte che questo vuol dire standardizzare. Io penso che invece significa unità di intenti nell'interesse del marchio. Cosa che , nel Trentino delle invidie, delle gelosie e dei campanili non accadrà mai. Bravi loro e complimenti. Se poi riescono anche a piazzare il vino a quei prezzi, doppiamente bravi.
Senti tu Toblino per fare la doppia magnum di Schiava?
Chiedo. Chiedo io….