bottiglia

Trento, 3 febbraio 2016

ILL. MO

BRUNO DORIGATTI

PRESIDENTE DEL

CONSIGLIO PROVINCIALE

PALAZZO TRENTINI

INTERROGAZIONE n.

VINO TRENTINO DOC VENDUTO IN EMILIA PER SPUMANTE CHARMAT.

QUALE LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO?

Nei giorni scorsi su Trentino Agricoltura, rivista di settore della Provincia Autonoma di Trento, è stato pubblicato un interessante articolo del professor Sergio Ferrari, decano dei giornalisti di settore, già professore all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, dal titolo: “Partite di minor pregio acquistate fuori provincia per produzioni Charmat”. Nell’articolo, Mauro Baldessari, direttore della cantina Vivallis Sav di Nogaredo, molto candidamente ammette che le partite di minor pregio di vino base spumante Chardonnay, sono destinate alla produzione di vino spumante metodo Charmat fuori dai confini provinciali. “Una cantina di Modena – dichiara Baldessari – leader nella produzione e vendita di Lambrusco, acquista da due anni da Vivallis 2.500 ettolitri di vino base Chardonnay e ne ricava dopo 30 giorni un apprezzato vino spumante in quantità pari a 320 mila bottiglie che vende a 4,20 euro”.

Da queste parole capiamo che una parte importante di Chardonnay trentino, Trentino Doc, se ne va fuori provincia e diventa altro, ben che vada in questo caso Charmat emiliano. Portando ovviamente poco favore e scarsa reputazione alla territorialità trentina che non trae vantaggio da siffatte scelte imprenditoriali.

I dati della Camera di Commercio di Trento anno 2014 riportano una produzione denunciata di uva Doc in Trentino pari a 717.665 quintali, con un volume di produzione di vino certificato pari a 286.672 ettolitri.

Sono dati purtroppo chiari che spiegano la situazione suddetta: quasi la metà di produzione denunciata Doc in Trentino non si ritrova poi nel vino certificato Doc. Infatti dagli oltre 700.000 quintali di uva Doc prodotta, ci dovremmo aspettare circa 500.000 ettolitri di vino Doc certificato. Invece ciò non avviene. Dove finisce il resto? Finisce probabilmente dentro denominazioni meno prestigiose quali IGT Dolomiti, IGT Venezie o venduto sfuso come vino comune, pur nascendo da uve DOC Trentino. Con tutto ciò che poi ne consegue in termini di specificità del prodotto trentino e valorizzazione del territorio.

Un altro dato da tenere in considerazione riguarda il confronto con il vicino Sudtirolo. Il rapporto Ismea 2015 dichiara che il Trentino produce 292.000 ettolitri di vino Doc, lo stesso volume del Sudtirolo. Il valore in Euro però si discosta considerevolmente: 47.842.000 Euro per il Trentino; 83.663.000 per il Sudtirolo. In pratica il valore del vino sudtirolese, forse anche perché sul mercato il vino trentino paga i declassamenti di cui abbiamo detto sopra e quindi un danno di immagine importante, risulta quasi doppio: 2.86 Euro/Lt per il vino sudtirolese contro gli 1,65 Euro/Lt per il vino trentino.

Tutto ciò premesso,

si interroga

il Presidente della Provincia

per sapere:

  1. Se la Provincia ritiene utile che la metà della potenziale produzione di vino certificato Doc Trentino venga imbottigliata non come Doc Trentino ma con altre denominazioni sicuramente di minor pregio;

  2. Per quale motivo secondo la Provincia vengono fatte queste scelte imprenditoriali;

  3. Se la Provincia ritiene che una simile situazione possa portare vantaggio al potenziamento della territorialità trentina e alla valorizzazione dei vini trentini;

  4. Per quale motivo secondo la Provincia vi è una simile diversità tra il valore al litro del vino sudtirolese e quello trentino;

  5. Come ritiene la Provincia di poter intervenire per fare in modo che il vino Trentino Doc possa essere valorizzato in modo migliore.

A norma di Regolamento, si chiede risposta scritta.

Lega Nord Trentino

Cons. Maurizio Fugatti