A Trento è ormai qualche anno che non si sa più che taglio darle, a Bolzano se ne sono sbarazzati senza troppi riguardi. Parliamo delle tradizionali Mostre dei Vini di primavera, le più antiche d’Italia anzi, tanto vecchie che le prime si tenevano ancora all’ombra dell’aquila bicipite. A Bolzano nacquero dalla mutuata tradizione mercantile medievale, a Trento dai confronti fra vini locali organizzati da fine ‘800 dall’Istituto Agrario di San Michele. Bolzano sfruttava i legami etnici con le aree di lingua tedesca di Austria, Svizzera e Baviera, mentre il Trentino rappresentava il naturale serbatoio di riserva. Crebbero ambedue sul piano professionale come supporto alla politica di qualità, diffondendo una specifica cultura che dal dopoguerra in poi fu copiata prima dalle più prestigiose aree produttive nazionali e successivamente anche dai più piccoli comuni. I produttori non lo sapevano, ma gli organizzatori è qui che avevano attinto il modello.
Col tempo le cose cambiarono inevitabilmente in molte plaghe italiane cosicché diverse manifestazioni non andarono oltre qualche edizione. A Trento e Bolzano, invece, si continuò con successo, adeguando la formula, cambiando periodi di effettuazione e pubblici di riferimento. Negli anni ’80 ad esempio, le Mostre locali ebbero un ruolo non secondario nella riproposizione della qualità dopo la sciagurata sbandata del metanolo causata dalla scandalosa deriva della prima industrializzazione del vino. Venne poi la globalizzazione degli anni ’90 e cambiarono, oltre ai gusti, anche i mercati. E conseguentemente gli interessi degli operatori. Si svilupparono così grandi fiere internazionali come il Vinitaly e quelle d’alto bordo come il Wine Festival di Merano.
L’altro giorno un trafiletto sul quotidiano regionale riportava lo stop alla Mostra Vini di Bolzano perché “non c’è più l’interesse della ristorazione e dei compratori”. L’annuncio l’ha dato il settimanale degli imprenditori Südtiroler Wirtschaftzeitung che riferisce appunto che “la rassegna non suscita più pienamente l’auspicato interesse degli specialisti”. La 94^ edizione si sarebbe dovuta tenere dal 3 al 6 marzo prossimo.
Per contro a Trento, dopo la confermata disponibilità di Palazzo Roccabruna, l’organizzazione è tornata in capo al Consorzio Vini che avrebbe deciso di farla comunque. Ma sede a parte, non si conoscono ancora né date, né contenuti. Si vocifera di maggio e di una disponibilità al dialogo fra gli attori. Sarebbe la cosa più importante dal momento che per valutare le caratteristiche dei vini le occasioni sono ormai altre. Ciò vale almeno per gli specialisti, come dicono in Alto Adige, dove la bella sede di Castel Mareccio evidentemente non basta a garantirne né i fasti, né la festa.
Le dinamiche trentine sono molto diverse e le ultime edizioni della Mostra hanno finto di ignorare il perno su cui deve ruotare la manifestazione, ossia l’intesa prima di tutto fra gli espositori.
Enologo, direttore del Comitato Vitivinicolo Trentino fra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, già membro del CdA Fem e vicepresidente di UDIAS, l’associazione degli studenti di San Michele, ed ex capitolare della Confraternita della Vite e del Vino di Trento. Largo ai giovani.
Impressioni personali: i produttori hanno molte mostre specifiche dove andare a seconda delle loro produzioni (merlot ad Aldeno, pinot nero ad Egna, ecc). Quelli della FIVI vanno a Piacenza. Poi c'è Verona e Düsseldorf per il Prowein. Eccetera eccetera. Qualche volta mi dicono che sono stanchi e che le mostre vanno selezionate, non si può andare a tutte quindi le mostre generaliste come quella di Trento dove non si fanno affari forse é diventata poco attraente. Dovrebbe, come dici tu, essere luogo di incontro fra gli attori, ma negli anni scorsi anziché incontrarsi i "piccoli" hanno boicottato la mostra. Mi pare che in generale anche qui si noti un po' lo sfilacciamento del nostro sistema che fa poca squadra. Eppoi ci vorrebbe qualcuno (chi?) che la organizza con passione, e non come uno stanco cliché. Se posso dire la mia impressione, sarebbe bene poter consentire la vendita dei vini. Così almeno i partecipanti a parte gli incontri, possono averci il loro tornaconto. Come cosa puramente culturale secondo me non sono più tanto i tempi e gli altoatesini lo hanno capito. Sarebbe però veramente importante se ci fosse un soggetto o un ente che la organizzasse come pontiere per ricucire e mettere insieme. Lo dicevano anche i romani che di organizzazione se ne intendevano: concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur (letteralmente nell'armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono). PO
Perfetto. Tu lo sai bene perché l'abbiamo vissuto insieme proprio a Palazzo del Diavolo. Dopo quel tempo le mostre si fanno solo per giustificare i Giusi e i Gobi, per mandare i Mocheni a spese nostre a ballare a quel paese, per dire che si incrementano le presenze in Trentino (Trento) che, per quanto ne so, sono sempre inferiori ai Mercatini di Natale. Quelli del mangia e fuggi. E l'immagine, dove la mettiamo ?