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Non so dire se il prestigioso giornalista che ha firmato il pezzo pubblicato oggi sul quotidiano Trentino con il titolo “Bollicine, i dati del «Franciacorta»? Un po’ spumeggianti”, sapesse che proprio oggi è stata lanciata la campagna on line di diffusione del docufilm “F for Franciacorta – Una terra, un vino”. Forse non lo sapeva. O forse lo sapeva e il suo articolo, allora, assomiglia ad una piccola scortesia; un po’ come quella che a suo tempo tirò alla Franciacorta il vecchio presidente di Consorzio Vini del Trentino, l’avvocato Elvio Fronza: quando, in apertura di Bollicine sulla città, con indimenticabile eleganza ebbe a definire le terre franciacortine né più né meno che delle “squallide brughiere”.

Ad ogni modo, oggi, dal quotidiano Trentino e dalla firma di Carlo Bridi, apprendiamo che i numeri franciacortini – garantiti dall’Osservatorio Economico del consorzio – lascerebbero aperti dei dubbi e solleciterebbero alcune perplessità. Almeno in Trentino. Il giornalista, insomma, non si da per vinto circa la superiorità (in volumi e valori) delle bottiglie lombarde. I numeri sotto la lente di ingrandimento degli esperti di casa nostra sono quelli resi noti qualche settimana fa dal neo presidente del consorzio bresciano Vittorio Moretti: 16,5 milioni di bottiglie vendute ad un prezzo medio unitario di 19 euro.

Io non so se questi numeri siano corretti. Ma di solido mi fido. Così come mi fido quando il presidente di Istituto Trento Doc, Enrico Zanoni, afferma, sulla base delle autocertificazioni dei produttori, che nel 2014 sono state vendute 7 milioni di bottiglie con un valore medio alla produzione di 10 euro. Magari faccio un po’ fatica – sui valori -, ma ci credo.

Osservo invece che in Trentino non ci fidiamo degli amici lombardi. Non so. Non so perché. Di solito, dai più bravi, o da quelli che riescono meglio, si cerca di imparare. Di capire. E anche di copiare. Noi no. Noi.

Ah, a proposito, e il film? Il film è gradevole: venti minuti che scorrono via bene. Bella la fotografia e gradevole la musica. Ma soprattutto bello il tono degli intervistati – gli uomini e le donne simbolo della Franciacorta di oggi e di ieri -: un registro semplice, concreto, pragmatico, lontano dalla retorica dell’autocelebrazionismo. Per esempio non mi pare, nel parlato, di aver sentito pronunciare la parola eccellenza. Ed è già tanto. Una lezione di eleganza e di stile.

C’è di che riflettere anche per noi, guardando questo breve documentario, girato con maestria e senza eccessivi evocazionismi, da Massimo Zanichelli. Anche se dal punto di vista scenografico la chiave franciacortina si struttura attorno ad alcune suggestioni piuttosto scontate: la montagna, la neve, la sostenibilità ambientale. Insomma, da questo punto di vista, niente di originale. Così come queste cose non sono, e non sono mai state, originali quando a proporle siamo noi trentini.

Di tutto il filmato, la cosa che mi ha colpito di più, e che mi è piaciuta di più, sono state le parole di chiusura del grande patriarca Franco Ziliani: “Con tutti che vanno… quasi tutti nella stessa direzione. Questo è molto bello”. E forse qui, proprio qui – e non nelle bottiglie – sta la differenza vera, sostanziale, fra la Franciacorta e il Trentino. Se ne facciano una ragione anche i giornalisti investigativi che si lambiccano il cervello sotto i cieli di Trento.