[ continua ] – Con la scelta di farci il nostro vino sono venuti al pettine i primi nodi: che vino fare? Volevamo un vino che piacesse a tutti i sottoscrittori: una parte del gruppo fa già lo spumante quindi quello era escluso.
Avendo una barrique a disposizione volevamo evitare il vino bianco – anche se magari un bel Pinot Grigio territoriale, eh Cosimo? -. L’ipotesi di un vino territoriale-territoriale e cioè Reroldego più Lagrein è stata scartata: secondo il nostro gruppo infatti questa sarebbe stata una scelta politica ma non è detto che desse anche buoni frutti. Di fare un vitigno solo, ad es. Pinot Nero, non se ne parlava, perché volevamo anche un po’ giocare con le miscele, quindi abbiamo deciso: sarà un taglio bordolese, che è un vino che può fregiarsi del titolo territoriale di Rosso Trentino, che piace a tutti, che può venire buono, che non è difficile da trovare e che ci potrà dare soddisfazioni.
Fatta questa scelta ci siamo rivolti alla Cantina La-Vis. Qui ci siamo scontrati con le nostre aporie (mancanze di mezzi): nessuno di noi conosceva qualcuno che ci potesse vendere il prodotto. Conosciamo alcuni vignaioli per essere loro clienti, anche se quando andiamo a trovarli c’è sempre quell’aria di amicizia e di umana simpatia; ma non siamo al punto da chiedere loro che ci vendano il vino. Insomma da un vignaiolo anziché un vino temevamo di prendere un diniego e allora tagliando la testa al toro siamo andati a Lavis da Rosario Pilati. Fra l’altro è una cantina che fa un prodotto di grande qualità, a nostra opinione i problemi che ha avuto sono sempre stati di altro tipo e qui non interessano.
Deciso il vino da fare abbiamo aspettato che il semilavorato fosse pronto. E’ serpeggiata tante volte l’idea di partire dall’uva, anzi è stata una scelta determinante. Ma nessuno di noi ha esperienza, nessuno di noi ha l’attrezzatura o anche solo l’idea di che attrezzatura ci vuole. Ed inoltre è la prima volta: per stavolta partiamo così e l’anno prossimo si vedrà!
Dunque la Cantina ci ha fornito tre bottiglie di vino: un Merlot, un Cabernet Sauvignon ed un Cabernet Franc.
Il primo impatto abbiamo deciso di averlo con i vini singoli. Tre vini molto simili e molto diversi.
Il Merlot è di un colore cerasuolo, profuma di frutta fresca, è sapido con una puntina amara.
Il Cabernet Sauvignon è rosso rubino, sa di terra, di muschio e di bosco. E’ distintamente erbaceo.
Il Franc è rosso rubino, terroso e un po’ acido.
Tutti e tre i vini sono torbidissimi, freschissimi, piacciono al nostro gusto già così.
La prima miscela (alfa) è 50% Merlot, 25% Franc e 25% Sauvignon
All’assaggio non è male ma è dalla prima comparazione che appaiono le sorprese.
La seconda miscela (beta) è 60-20-20 (Merlot-Sauv-Franc).
A questo punto il primo vino è salato e con poco carattere, mentre il secondo è più elegante, meno salato e tiene una bella nota acida.
Con le successive miscele vengono le sorprese: con la terza miscela (gamma) 60-30-10 otteniamo maggiori profumi. Permane la nota acida ed è proprio profumato, bello largo al naso.
La prima miscela non ha nulla che si fa ricordare rispetto alle altre due.
Apriamo una discussione per capovolgere le percentuali del Cabernet Sauv rispetto al Franc. Ma per ora proviamo ancora una miscela (delta) 70-20-10 (Merlot-Sauv-Franc).
E’ una miscela interessantissima: ci sorprende il non raccapezzarci del perché al diminuire della percentuale del Franc sembra che le sue note emergano più nettamente.
Se qualcuno ha delle spiegazioni del perché al cambiare delle percentuali non è affatto detto che i relativi descrittori scompaiano saremmo grati.
In quest’ultima miscela rispetto alla precedente si sente di meno l’erbaceo.
Quando proviamo a scambiare le percentuali dei due cabernet (con 70 Merlot, 20 Franc e 10 Sauvignon) esce il vino – epsilon – pieno di punte che definiamo scollegato ed inelegante.
Tutti i tentativi dopo la epsilon sono semplicemente dei divertissement, non se ne ricava nulla di buono.
Decidiamo quindi per la scelta della miscela DELTA, cioè 70-20-10 (Merlot-Sauv-Franc): ci appare come un vino dal naso fresco e con una bella speziatura; bello aggressivo, bello anche in bocca, molto lungo e persistente. Non riusciamo a capire perché la miscela gamma e la miscela delta, pur quasi uguali, sono così percettibilmente diverse. Ma forse qualcuno ce lo potrà spigare.
[ continua ]
Un saluto dal CAD
Un gruppo di amici, ottimi degustatori, questa volta si è cimentato con le tecniche di produzione e ha creato il suo vino. Un viaggio che loro raccontano così…
Non lo so, devo chiedere al Rosario.
da quali zone arrivano questi tre vini? che anche questa è un'informazione importante?
Concordo con Zani questo deve essere un atto di fede…
Siamo dei neofiti, se Marco Zani e Angelo Peretti ci commentano abbiamo giá raggiunto il risultato!!! Per assaggiare Angelo, ben volentieri, basta avere la pazienza di attendere che si maturi poi il modo lo troveremo.
Vedi che sei esperto di mescole….lo dicevo io…
Secondo: spesso secondo me occorre fare un atto di fede, e qui tu Tiziano che sei uomo di fede mi capisci meglio di chiunque altro, e crederci e basta. Fai un taglio di qualcosa in cui credi (DI e non IN) e poi aspetti, spesso i risultati sono ancora migliori 🙂
allora, in effetti qualche taglio l'ho ben fatto dal 1989 ad oggi (Mercuria e Romeo sono dei "tagli a freddo" ). Secondo me non esiste una spiegazione, il vino è, appunto, esoterismo e attesa. Esoterismo perchè il risultato spesso non equivale alla somma delle parti, l'unico modo è fare delle ipotesi e poi fare delle approssimazioni successive, selezionando con assaggi alla cieca (ma proprio alla cieca),
già meglio, mescole …..
Ti ho taggato come esperto di mescole esoteriche ….
Tiziano, mi hai taggato come tecnico ? Guarda che mi offendo ! 🙂
prima o poi ci farete assaggiare, eh?