[ continua ] – E passiamo al vino. Mi tocca rinunciare allo champagne, la lista d’iscrizione era già piena dal mattino, ça va sans dire. Dommage.
Mi consolo con i vini del Merano Award Selection, una selezione di etichette premiate nel 2015 con bollino Merano Wine Award.
Parto dal Trento Doc, anche perché è il primo entrando nell’area riservata ai vini premiati. Chiedo alla sommelier se è in grado di indicarmi qualche novità e mi propone il Maso Poli Riserva Trento Doc 2010.
Profumo di frutta matura e un po’ di crosta di pane, acidità non troppo elevata ma piacevole. Con i suoi 7 g/l è un brut, il classico aperitivo. 80% Chardonnay, 20% Pinot Nero, 50 mesi sui lieviti.
Seconda proposta: Letrari riserva 2009. Qui si sfonda una porta aperta, per quanto mi riguarda. Ancora frutta matura, nocciole, lieviti. Più ampio e complesso del precedente, forse più impegnativo ma comunque ancora molto piacevole.
Cembra oro rosso: mi aveva avvertito, alla sommelier, che si scendeva un pochino. Effettivamente si scende un po’ con questo metodo classico che però ha dalla sua una buona freschezza, note di agrumi e di fiori bianchi.
Uscendo dal Trento Doc, Kettmeir (Alto Adige) propone un metodo classico Brut del 2012 (50% Pinot Bianco, 40% chardonnay, 10% Pino nero) e un rosé 100% Pinot Nero. Vini delicati, equilibrati, fruttati molto facili da bere. Forse un po’ troppo delicati per il mio gusto, soprattutto il primo. Per non parlare di un metodo classico un po’ particolare, un 100% Pinot grigio prodotto per celebrare il cinquantenario di Santa Margherita (che controlla il brand alto atesinoi), che è ancora più etereo.
Tutt’altra storia il Durello di Cà d’Or, 2014 Cà d’Or Blanc de Blancs Lessini Durello DOC, Durello 100%, fruttato, agrumato, freschissimo. Più docile il metodo classico Noble Cuvee 90% Chardonnay, 10% Pinot Nero; ma anche un pochino più spento.
Casello Bondoni propone un Lugana, bianco fermo fruttato e floreale, con una leggera nota dolce e sentori di miele. Il residuo zuccherino non è elevato, dice il produttore, ma si somma alla pseudo dolcezza del fruttato. Siete avvisati.
Col Vetoraz propone un Valdobbiadene a dosaggio zero. Una vera sorpresa positiva. Note agrumate, floreali, di frutta. Anche l’extra dry presenta gli stessi aromi, è un pochino più facile da bere, ma il dosaggio zero è più convincente, almeno per me.
Bersi Serlini propone un millesimato di Chardonnay provenienti dai quattro vigneti più vecchi. Si sentono chiari e sentori di ananas e di nocciola tostata. Nonostante sia del 2011 e sia rimasto sui lieviti 48 mesi rimane ancora molto fresco. Davvero convincente.
Di fronte al banchetto di Bersi Serlini c’era Mezzocorona con l’AlpeRegis. Avendo dimostrato, con alcune linee di fascia alta, che quando vuole Mezzacorona i vini li sa fare, ho voluto provarli. Non mi sono piaciuti molto, né il millesimato né il rosé.
Finito il giro tra i vini entro nella sala blu 1. Ci sono Massimiliano e Raffaele Alajmo a parlare sul tema “Siamo quello che siamo”.
Stanno illustrando un loro piatto, la lisca fritta, costituita da una lisca di sarda trattata non so bene come e poi fritta. Passeranno di lì a poco a descrivere una mozzarella di mandorle: un dolce, una specie di pasta di torrone che forma un globo cavo. Una sfera rigida e sottile con ripieno di una crema dolce, condita alla fine con olio e basilico come se fosse una vera mozzarella.
Nel loro ristorante entrambe le pietanze sono incluse nel menu “classico”, al prezzo di € 225 a testa (ma c’è un menù degustazione che parte da € 135 per tre pietanze). I prezzi sono da intendersi vini esclusi.
A questo punto si sono fatte le 14 passate e ormai la folla è quella del sabato pomeriggio all’IKEA.
Prima di uscire mi offrono un pezzo di colomba Giotto prodotta dai detenuti del carcere di Padova, buonissima, soffice e profumata.
Identità golose, ci vedremo (forse) l’anno prossimo.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
Voi fate dell'ironia, ma io dico che questo chef e' un grande. Vendere teste e lische di pesce a quel prezzo lì, e' un grande. E questo conferma due cose che ho sempre pensato: 1. Nella vita l'importante e' sapersi vendere 2. La gente e' stupida, ma molto più stupida di quanto si riesca ad immaginare.
la gente è stupida…fino ad un certo punto, perché poi noi siamo qui ad ironizzare parecchio….dai non siamo tutti stupidi
Lo vedi Cosimo, come è bravo il Ferroni che risponde a tutti i commenti, mica come te che ci ignori quasi sempre! lo dicevo io che hai fatto un bell'acquisto.
Mi correggo.
Per chi fosse curioso, ho trovato una foto della lisca fritta. https://www.facebook.com/identitagolose/photos/ms…
Davvero interessante… eh.. non si capisce cosa è che si mangia.. il piatto la lisca… la striscia rossa… complimenti
Nel prezzo della lisca è compreso anche il piatto forse? 🙂
Ho fatto anche io il giro di assaggi che ha fatto lei, ma non mi trovo d'accordo con il suo giudizio sull'alpe regis: a me è sembrato molto buono, solenne, con un aura di lievito e pasticceria rari. Comunque per fortuna non tutti la pensiamo allo stesso modo.
Infatti era un giudizio personale. L'ho trovato largo, quasi liquoroso ma me lo aspettavo più armonico.
Stiamo parlando comunque di vini di altissimo livello, sia ben chiaro.
Giudizio impeccabile Stefano, mi ci ritrovo perfettamente
225 euro per mangiare lisca di pesce fritta ? Per lisca intende lo scheletro, la parte che si comuni mortali come me buttano? Mi sa che non ho capito, o mi manca un passaggio! Se mi illumina mi fa un piacere, grazie!
Dunque, uno degli chef (credo fosse Massimiliano Alajmo) stava parlando della lisca fritta mentre entravo in sala. Raccontava di suo nonno che, quando mangiavano il pesce, chiedeva che gli venissero date le teste: la parte più saporita.
Così, ha creato questo piatto con le lische di sarde ("la polpa se la mangia il personale").
Non ho trovato una foto del piatto.
Condivido le sue perplessità; nei 225 euro, però, non c'è solo la lisca fritta (vedi menu su http://www.alajmo.it).
La polpa…no non si mangia, troppo banale mangiare la polpa, eh su, aggiornatevi voi che siete abituati a mangiare come mangiavano i nonni.
Grazie per i consiglio, signor Ferroni: non mancherò di assaggiare il Cà d'Or, mi sembra un prodotto molto interessante.
A me è piaciuto. Mi sono dimenticato di aggiungere che è uno charmat.
Uno Charmat, fatto da franciacortini in Lessinia con Durello Doc? Questa si è una notizia interessante. E' segno che in Lessinia come del resto in tutto il Veneto ci sono un sacco di cose che si muovono.
Andrea Heidempergher, la pratica dello zuccheraggio non è in uso solo in Francia, in molti paesi d'Europa è legale. In Italia è stata bandita 50 anni fa, più per ragioni politico – economiche, che non per ragioni enologiche: per dare uno sbocco utile alle regioni grandi produttrici di mosti. In Trentino, ma questa è solo una curiosità storica e forse ti può interessare, la tradizione dello zuccheraggio ha un'origine asburgico – imperiale: dall''Austria entravano via treno enormi quantità di zucchero destinato alla vitienologia sudtirolese e trentina, per arricchire vini che erano naturalmente debolucci di tenore alcolico, e che poi avevano sbocco commerciale appunto in Austria. Insomma gli austriaci ci fornivano zucchero a buon prezzo con cui noi facevamo il vino per loro. E' anche per questo che in Trentino la pratica dello zuccherraggio, pur dopo l'entrata in vigore del divieto, è stata a lungo praticata – con conseguenze anche penali piuttosto serie -, perché per tradizione veniva considerata lecita e opportuna, era il solo modo che conoscevamo per fare vino.
Ma questo non rende un prodotto naturale ma diciamo dopato
Il vino non è un prodotto naturale.
Intendo naturale come metodo di produzione cioé nel modo classico di produzione, rimango nell'idea che lo champagne se lo possono tenere, per me i nostri spumanti soprattutto dei piccoli produttori sono migliori. Ho potuto in passato andare in francia e assaggiare dei loro vini non sono niente di speciale. Noi sappiamo farli meglio
Si. È vero. Sono solo molto bravi a venderli i vini.
Dopotutto i Rothschild sono ebrei, eheheh.
Una volta sono stato a Strasburgo e ho pranzato con 60 amici trentini in un ristorante caratteristico e io e un mio amico abbiamo preso un loro pinot nero prezzo 18 euro la bottiglia bhe devo dire che era veramente mediocre, sapore fruttato della buccia completamente assente, nessun profumo particolare solo un retrogusto un po' forte e dolce dato appunto dallo zucchero. Se avessi ricevuto al tavolo da noi in un ristorante una bottiglia del genere avrei subito richiamato il cameriere per tenersela. Tralascio poi che me l'hanno servito a una temperatura sbagliata va bhe. L'unico vino decente che ho bevuto é stato in Corsica in una cantina artigianale ma lí potevo immaginarlo che era buono i corsi non sono francesi 🙂
Eh, gia. Ma se ci pensi bene è così anche in Italia. Se vuoi bere un buon bianco devi andare in Alto Adige ché lì sono tirolesi, mica italiani.
No ci sono anche piccoli produttori in Italia che fanno buoni vini bisogna peró trovarli. Noi in Trentino dobbiamo solo cercare di fare zone caratteristiche e sperimentare magari assumendo nelle cantine gente competente e possiamo arrivare all'eccellenza. Vi posso assicurare che Russia e nord europa pagherebbero oro per i nostri vini trentini
E' che sono proprio piccoli, serve una buona "lente d'ingrandimento"! Magari una guida, ma vatti a fidare…
Mi pare che nell export siamo già molto ben messi … Non credo sia li il problema del Trentino se problema c e … ps lo zuccheraggio serve per tirare su il grado alcolico non poter addolcire.
Forse nelle cantine trentine c'è gente poco competente?
Potrebbero assumere tecnici francesi. O magari assumere un direttore vendite francese, così li freghiamo.
Lo sai Andrea che non è questo il problema…. vero. Sempre ammesso che il problema ci sia…
Scusa Tiziano, stavo trollando con insostenibile leggerezza. Non ho nemmeno letto l'articolo…
Champagne che se lo tengano visto che per farlo ci buttano una marea di zucchero in Francia cosa vietata giustamente qua da noi. O si fanno le cose in modo naturale o non si fanno. I cari francesi sono solo stati bravi a sfruttare in decenni i film americani per promuovere un prodotto che è tutt'altro che buono. Tutto fumo e niente arrosto.
se non usassimo anche noi MCR, vorrei vederti a fare vino da 12 gradi alcolici: per arrivarci bisogna partire da uve che abbiano 22 brix e raramente in trentino arriviamo a vendemmiare queste gradazioni.
Scusa contadino, quale è la formula per calcolare il grado alcolico dai gradi brix o babo?
ci sono già molte tabelle precompilate, che facilitano i calcoli.
eccone qui una:
File Allegato
eravamo partiti da milano e siamo arrivati allo zuccheraggio: qui qualche informazione interessante in più se vi interessa https://en.wikipedia.org/wiki/Chaptalization
Cosa c'è che non va o che non ti è piaciuto nell'alpe regis? te lo chiedo perché a me, non piace molto, lo trovo troppo "largo" e tu? Concordo con te sul Col Vetoraz: grande!
Sono d'accordo con te … (vedi risposta a Luciana, che con garbo si dichiara estimatrice dell'alpe regis).
Ma ca d'or non è una cantina franciacortina? Fa anche doc durello? Come mai
E' una cantina di Franciacorta ma lavora anche con la DOC Durello e questa bottiglia, come descritto sopra, è davvero di gran pregio