Obiettivo centrato: se questo è il risultato dei vini senza solfiti aggiunti, allora direi che gliela si può fare tranquillamente. E pure amabilmente. Sto parlando di Télos 2014 – IGT VENETO – Tenuta Sant’Antonio (Colognola ai Colli – VR). Un blend di Garganega (80%) e Chardonnay (20%) . Confesso che questa mescola, solfiti o non solfiti, la conoscevo già: tempo fa ho assaggiato questo blend da una produzione artigianale di un contadino – viticoltore della Terra dei Forti veronese, che ogni tanto e generosamente mi fa assaggiare “il suo vino”. E in quel caso il suo bianco Garganega – Chardonnay mi aveva più che convinto. Ma di questo vino ne parlerà il nostro collaboratore Stefano Ferroni, appena lo avrà assaggiata anche lui.
Torniamo al Tèlos solfiti free della cantina di Colognola ai Colli. Intanto il nome, che si immerge nell’etimo del greco antico: télos, fine, scopo, obiettivo da raggiungere, orizzonte. E questa bottiglia, mi sembra che l’obiettivo lo abbia ampiamente raggiunto, se l’obiettivo era di dimostrare che il vino può fare anche a meno della solforosa. E lo scrivo senza eccessi e senza estremismi, perché il tema del vino salubre fino ad oggi non mi ha mai particolarmente appassionato. Perché, dato per assodato che il vino fa male giacché contiene alcool e l’alcool bene non fa, sono di quelli che pensano che il vino prima di tutto debba essere buono. Poi tutto il resto. E questo è senz’altro un buon vino. Me lo hanno proposto a fine mattinata in un locale di Brentonico, sul Monte Baldo trentino alla pasticceria Dal Ghingo; un assaggio, così per avere il punto di vista di un’avventore casuale, assaggio che sono diventati due bicchieri. Di un bel paglierino luminoso, si propone al naso con un bell’attacco vegetale di erbe e di salvia, per scivolare su un terreno più agrumato e fresco. La beva è molto polposa, si distende sul palato, se ne ha l’impressione di un vino destinato a durare e a provare l’ebrezza delle evoluzioni del tempo. E’ un vino bianco che c’è, che senti in bocca e che succhi, o mordi, per trarne una spremuta di frutta ora bianca ora agrumata.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Grazie per questa bella recensione! La condivideremo presto anche nei nostri canali digitali! 🙂
Dove lo si può comprare? non dovrò arrivare fino sul monte baldo per assaggiare questa "delizia"…
In via del tutto eccezionale, don Tano è convocato, all'ora nota al Principe degli Offuscati, di là del Vela, per assaggiare il Traminer in purezza, ed il Traminer+6.0.13 testé trafugati per test. Parola di Passo TT. Ripasso…
arrivo…
Prego? Il vino fa male? Ma che cazzo dici? Ma non ti vergogni?
Beh scusa, ha ragione: l'alcol non è acqua santa..tutt'altro.