La bozza del nuovo disciplinare della DOC TRENTINO, che sta per concludere il suo iter approvativo, contiene alcune innovazioni che considero positive, lo ho già scritto ieri a proposito della tutela della Schiava e della Schiava Gentile. Fra queste, senz’altro, il riconoscimento della Sottozona Valle di Cembra.
Gli amici cembrani, testimoni e protagonisti dei 708 Km di muretti che inanellano e blindano la loro magnifica vallata di montagna se lo meritano. E’ un riconoscimento che hanno cercato, costruito, voluto e alla fine ottenuto. Il nuovo disciplinare, purtroppo, non si spinge fino in fondo e resta ancorato, ancora, ad una impostazione varietalistica di matrice tedesca, ma il primo passo è stato compiuto.
La nuova Sottozona si aggiunge ad altre, piccole, realtà che fino ad oggi, tuttavia, non hanno avuto fortuna – e le ragioni si possono immaginare, ma ne scriveremo più compiutamente in un altro momento -: Sorni, Marzemino d’Isera, Marzemino dei Ziresi e Castelbeseno. La Cembra, almeno per i volumi che potrebbe riuscire a muovere e per il carattere cocciutamente tenace degli abitatori della Valle, si candida, almeno sulla carta, a diventare la prima esperienza di territorialità concreta e significativamente agita dentro il perimetro della DOC TRENTINO.
Però, questo non basta. Mi sarebbe piaciuto che l’impianto del nuovo disciplinare fosse segnato costitutivamente, un po’ come quello della DOC ALTO ADIGE, da un gioco complesso e articolato di zonazioni territoriali identificative e capaci di valorizzare le biodiversità di cui il Trentino è ricco. La butto lì e faccio un esempio concreto: perché non immaginare, insieme al vino di Cembra, anche un vino di Roverè della Luna – o più semplicemente della Luna – dedicata al Pinot Grigio. Ad un grande Pinot Grigio, grande dalla campagna alla cantina, come senz’altro sarebbero capaci di fare da quelle parti, per sapere, per tradizione, per ambiente, insomma per terroir? E così via per gli altri pezzi di Trentino, la cui immagine oggi è soffocata dall’appiattimento generico sulle varietà mercificate, adatte sì all’industria del vino ma fatali al territorio.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Carissimo Cosimo almeno possiamo dire di averci provato…
mi confortano le parole del mitico prof. Sergio Ferrari nell'articolo che riporto nella foto tratta dal sito http://www.trentinoagricoltura.it
Evidentemente non è un idea sbagliata.
File Allegato
Questa è l interpretazione ottimistica che avevo daro anche io. Tuttavia la bozza del nuovo disciplinare della DOC trentino non definisce questo tema della valorizzazione e conferma anzi la scelta espansiva dello scorso anno.
Staremo a vedere.
Se è così chiediamo di poter fare il Pinot Grigio di Roverè della Luna, come suggerisce il professor ferrari fra le righe e come suggerisce anche l'autore del Post: sono stufo di vedere il mio lavoro andare a finire dentro le denominazioni o le aziende venete!
diamoci da fare
Se hai voglia…
sai chi sono,
se vuoi unirti e collaborare, più si è e meglio è, non credi?
@mwg: in realtà io sono anni che dico che il teroldego lo potremmo chiamare semplicemente Rotaliano e il marzimino Isera o Ziresi. Ma poi siamo i primi noi a cadere sempre sul varietalismo.
Che dici… lanciamo questionario on-Line democratico che lasci scegliere al popolo se preferire un nome all'altro e poi giriamo i risultati al cvt?
facciamolo… preparo subito l'applicazione…poi vediamo come strutturarlo…
Poi tramite gli strumenti Google e social lo diffondiamo in rete.
Ne ho fatti diversi e vedo che suscitano un certo appeal tra il popolo web
Bello, mi stuzzica quest'idea!
E che altrettanto bello riaverti operativa MWG.
Grazie topolino! Piacere mio rileggerti!
Ero in pausa da sovraccarico di impegnI ma sempre con l'occhio sul blog 😉
Bello Tiziano il sondaggio pop up!
@mwg .. Ops era una prova…andata in linea per errore….scusa..
Almeno sappiamo che funziona 🙂
Funziona funziona … Ora bisogna elaborare bene le domande…. Mi aiuti
Ok Cosimo,
preparo una bozza e te la giro sta sera… Ciao!
… esattamente questo concetto, vale un marchio un brand, da registrare e brevettare. La finezza, la qualità riconosciuta e reiterata nel tempo, ai vertici, gli estratti secchi le ceneri… Un riconoscimento ai territori, i micro crù, la mano in vigna. Gli esempi il barolo, il Brunello di Montalcino… E' già stato pensato ma pazienza, potrebbe essere spendibile un domani quando i secondi gradi saranno più forti…
Oggi Titty…. andiamo stranamente…d'accordo…: sono contento.
Sul vino della Luna, il Luna…. sarebbe bello…e cosi al posto di quel cartello ..leggeremmo…. ZONA DEL VINO DELLA LUNA o ZONA DELLA LUNA …
ma questo non accadrà, almeno fino a quando il secondo grado e i suoi compari ..continueranno ad essere forti come sonno oggi e come erano ieri.
Sai Tiziano?! Riflettevo sul discorso del "Luna" e zonazione… Sono anni che sento lamentarsi del poco appeal del nome "teroldego" e "marzemino" sopratutto quando in bocca agli stranieri… E se diventasse il "rotaliano" e il "lagarino"?
Ps: hai visto che bella foto di Paola Attanasio
In realtà, Luca, a differenza di quello che capita dalle tue parti, qui la vitivinicoltura negli ultimi trent'annni si è così fortemente internazionalizzata da aver perduto identità territoriale: negli anni ottanta le cosiddette varietà autoctone rappresentavano circa l' 80 % del cultivalr oggi, dopo trent'anni, le proporzioni si sono capovolte. La scelta delle zonazioni, aiuterebbe a ricomporre questo iato fra territorio e agricoltura. Un errore che in Puglia per fortuna non è stato compiuto. I furbetti poi ci sono ovunque, più o meno.
Ottimo articolo che sprona l'attenzione sull'esigenza della tutela delle zonazioni.
Sarebbero anche una tutela per chi lavora seriamente (ma sbaglio o, il non applicarle, diventa – al contrario – un vantaggio per i furbetti?).
..e poi magari facciamo anche il vino del sole e quello delle stelle.. ah no..ci sono già i calici di stelle ci sono…certo…