Ripubblico l’intervento che Massarello, il più apprezzato fra gli autori di Trentino Wine, oggi ha pubblicato sul sito di SLOW WINE, a margine di una fantasiosissima ricostruzione dello scandalo metanolo che a metà degli anni Ottanta sconvolse e rivoluzionò il mondo del vino italiano.
La ricostruzione in stile cazzaro-grillista che oggi ne danno i fighettisssimi intellettuali di Slow Wine, assomiglia molto alla teoria delle scie chimiche. Massarello prova a rimettere un po’ le cose a posto.
Lo ringrazio, personalmente.
Cosimo Piovasco di Rondò
———
Massarello Vs Slow Wine – Il titolo mi intrigava, ma la verità dell’amico mediatore di vini mi ha deluso, come gli altri bla bla letti in rete sullo stesso tema. Posto che la Verità non esiste, per avvicinarsi bisognerebbe almeno tentare di risalire all’origine del misfatto. Prima però va rimossa la banalità che all’epoca in molti trafficavano col metanolo: falso! I malfattori non sono idioti e solo un idiota avrebbe usato del metilico (facilmente rintracciabile) al posto dell’etilico (alcol buongusto, lo stesso del vino) dato che fino a settembre di quell’anno (come tutti gli anni precedenti) i due alcoli avevano sostanzialmente lo stesso prezzo essendo tassati alla stessa maniera. Il punto è qua: perché si è cominciato ad usare il metilico, ben sapendo che era rintracciabile all’analisi e che in certe dosi era velenoso e anche mortale? Perché dal primo ottobre di quell’anno il gioco ha cominciato a valere la candela. Mi spiego, senza far nomi per obbligare i curiosi a cercarne l’identità che in rete si trova: il boss di Montedison, per finanziare la sua impresa che fra l’altro produceva vernici che sono a base di metilico, chiede al governo di detassare quest’alcol (credo per eludere il divieto di finanziamento diretto) e il governo glielo concede! E qui abbiamo i responsabili veri, altro che i Cirovegna e i Vincenzo Odore, manovalanza.
Infatti, passano pochi mesi per realizzare la possibilità di business e, se ricordo bene, finanza e nas ricostruiscono mezzo anno dopo che la prima bolletta di trasporto in uscita dalla Puglia verso il Piemonte era datata ai primi di novembre di quell’anno. Come dire che fatta la legge, i malfattori ci hanno messo poche settimane per organizzarsi sia per produrlo il maledetto vino al metanolo che a trovare acquirenti compiacenti. Il prezzo faceva la differenza. Ancora: perché da novembre, le prime vittime si sono avute nel marzo dell’anno successivo? Perché l’appetito vien mangiando e quei vinacci d’alto grado avrebbero dovuto essere diluiti a dovere, invece finirono nei bottiglioni tal quali. Da qui i primi malori, perdita della vista, morte. Di povere persone inconsapevoli, povere non solo perché ammazzate, ma anche perché del ceto sociale più basso. Un delitto nel delitto di cui i due veri colpevoli (morti pure loro, ma non credo che Dio li abbia in gloria) non sono mai emersi. Dopo un altro po’ di mesi, la tassa sul metilico è stata ripristinata. In silenzio come era stata tolta.
Conclusione: avendo già scritto in passato questa storia e non essendo successo niente, torno a ricordare i fatti (senza scomodare la Verità) a beneficio della generazione che questo scandalo del metanolo non l’ha vissuto, nella fiducia che i giovani non bevano tutto ciò che anche ai giorni nostri viene propinato. Dai politici malfattori e dai malfattori del business. Il Vino è altro.
Consolazione: ebbi, provocatoriamente, a definire quell’epoca come quella del “san metanolo” perché da quello scandalo l’intero settore vitivinicolo nazionale seppe trarre il coraggio di cambiare registro, eliminando i bottiglioni e puntando sul bere meno, ma meglio. Nonostante i politici che invece non seppero che torchiare tutto il settore con norme ancor più restrittive (ancora in vigore) e che rendono la professione del vitivinicoltore una delle più complesse, al punto che la burocrazia si mangia tanto di quel tempo che meglio andrebbe impiegato nel fare vini sempre migliori. Ma questo è un altro discorso, un impegno per le future generazioni.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.