In questi ore in tanti mi stanno chiedendo se sono soddisfatto di come è andata ieri l’audizione pubblica per la riforma della DOC TRENTINO. I più, mi sembra, si aspettano i segni di una mia cocente delusione. E non si capacitano, al contrario, del perché io abbia giudicato positivamente l’esito dell’incontro di ieri. Anche l’amico Massarello mi scrive:
“…sulla vicenda Città del Vino mi pare che abbiamo ricevuto solo una sufficienza risicata, non essendoci stato che un generico impegno ad un tavolo di discussione ulteriore… forse di più non potevamo aspettarci. Ma rimane l’amaro in bocca…”
Io non la penso così. Nessuno, credo, fra quelli che hanno sottoscritto il documento delle “Città del Vino Per una Vitivinicoltura di qualità”, si aspettava verosimilmente che l’iter di riforma si bloccasse. Non sarebbe stato ragionevole immaginare che un percorso di modifica, partito quattro anni fa e che pure ha partorito niente di più di un topolino (Sottozona di Cembra, Schiava Doc, appassimento per il Marzemino e qualche altro aggiustamento di minor conto), si interrompesse e si rivolgesse interamente su se stesso per fare piacere a noi. Qualcuno lo ha mai pensato? Certo lo abbiamo chiesto, ma sapendo fin dall’inizio che ciò non sarebbe accaduto. E allora perché lo abbiamo fatto? Ora provo a spiegarlo.
L’obiettivo, a mio parere, ieri è stato centrato; a Trento, nelle stanze del potere di Camera di Commercio e di Palazzo Tuttafrutta, è arrivato un messaggio chiaro: è giunto il tempo di cambiare registro, di prendere atto che in Trentino si stanno confrontando due modelli viti-enologici confliggenti, che non possono più stare sotto il medesimo cappello; quello di fondovalle – che rappresenta circa il 40 % del vigneto – e quello delle Terre Alte, di collina e di media collina. Il primo è irrimediabilmente, e legittimamente, attratto dalla sirena della filiera del vino Veneto – Padana e ha come destinazione la nuova DOC delle Venezie. Il secondo, oggi, richiede uno sforzo creativo e di ricostruzione tutto da giocare sulle denominazioni locali. Questo messaggio, ieri, è arrivato. E lo stesso messaggio arriverà nei prossimi giorni anche a Roma. Mi sembra un bel risultato.
Ma non è solo questo quello che mi fa essere ottimista, fino a considerare quella di ieri una bella giornata, una di quelle giornate da ricordare. Insieme a tanti amici abbiamo dimostrato che in Trentino si sta creando una vasta area di dissenso e di pensiero critico, che va oltre i quattro disperati che scrivono su TRENTINO WINE, che va oltre le intemerate di Massarello, i capricci di Cosimo, i pistolotti spigolosi di Angelo Rossi e le prediche polemiche di Tiziano Bianchi. E’ un area di dissenso che sta aggregando persone e organizzazioni – un manipolo agguerrito di amministratori comunali, di giornalisti, di sommelier, di appassionati – che non sono più disposti a chiudere gli occhi e a tapparsi le orecchie infilando il naso, e la testa, nel bicchiere. E’ un area di pensiero critico che si mette costruttivamente a disposizione della vitienologia locale, per produrre contributi positivi e costruttivi. E che non si accontenta più di recitare un ruolo passivamente collaterale al pensiero dominante elaborato e imposto come schema egemone dai piani alti di via Segantini e di via del Teroldego.
E’ stata una bella giornata, quella di ieri, perché ci ha permesso di stabilire un contatto costruttivo con una parte trasversale del mondo politico trentino, che ha dimostrato di coltivare una sensibilità non astratta e non verbosa per i temi dell’agricoltura territoriale. Starà, ora, a questi consiglieri provinciali, di cui qui in calce pubblico i nomi, trovare i modi e le forme, se lo vorranno, per elaborare un atto di indirizzo politico che ponga come priorità la revisione in senso territoriale e qualitativo dei disciplinari locali (TRENTO e TRENTINO).
Hanno espresso, fino a questo momento, il loro interessamento per il documento elaborato dall’Associazione Città del Vino:
Giacomo Bezzi – Forza Italia
Rodolfo Borga – Civica Trentina
Manuela Bottamedi – Gruppo Misto
Claudio Cia – Civica Trentina
Claudio Civettini – Civica Trentina
Pietro De Godenz – UPT
Graziano Lozzer – PATT
Gianpiero Passamani – UPT
Walter Viola – Progetto Trentino
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Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Alessandra Astolfi… d'accordo sul valore del metodo del pensiero critico… ma il pensiero critico, dov'è?
Ho derivato una constatazione riportata nell'articolo del link … immagino che chi di mestiere indaga possa avere sentori sulla nascita (rinascita? Evoluzione? Necessità? ) di un pensiero critico prima della sottoscritta… a volte sono ottimista
Perfect day…bellissima! Grazie Lou per averla scritta R.I.P.
Ciao, vi seguo da molto tempo, credo da fin da quando è nato il blog.
Questo documento, che da quanto ho capito, è nato qui dentro testimonia la vostra buona fede e la vostra serietà e la vostra competenza. Andate avanti così.
E non curatevi di quelli che vi considerano solo dei polemici, sfascisti e rompicoglioni, andate avanti.
Vi dico solo una cosa: avete fatto più voi per la reputazione e la consapevolezza del la vitienologia trentina, di quanto non abbiano fatto palazzo roccabruna, le confraternite, la camera di commercio e trentino marketing messi tutti insieme!
Ripeto e ribadisco,cambiare per non cambiare nulla.
in parte hai ragione Raphael Filosi: quattro anni per un parto che ha partorito un topolino (schiava, cembra e poco altro) sono troppi e soprattutto tutto resta come prima, più o meno. ma noi quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, la bombetta la abbiamo messa sul tavolo. Ora vediamo cosa accade.
Tiziano Bianchi lo spero con te
grazie Alessandra Astolfi per la citazione letteraria.. tuttavia, continuo a pensare che sia sbagliato caricare attività umane, seppure faticose, impegnative, magari poco remunerative, di valori estranei alla dimensione dell'uomo, proiettandole in una dimensione quasi irreale e irraggiungibile. Credo non faccia bene ad alcuno e credo anche sia utile che tutti noi si torni un po' con i piedi per terra.
Ma sono d'accordo! Intendevo solo dire che secondo me è giusto raccontare la storia vera per quel che è, senza eroismi (chè in genere gli eroi sono sempre morti) ma anche senza fingere un mondo bucolico che è lontano dalla fatica e dal sudore quotidiani … condivido in pieno le parole del tuo ultimo commento!
Che amizi filosofi… 🙂
La me schena comunque meio.
mateo: #mavainmona ti la to schena e anca el casim de fontechel….che no te sei gnanca sta bom de ternderghe….e i ta mes su le bandiere soto i oci..
Nem a dormir va là, così polsem schena e idee … a duman tut el rest (chi sa se la crusca la me paseria anca el me dialet dopo el petaloso!).
Buonanotte cari!
Ben venga il pensiero critico … in qualunque ambito abbia a cimentarsi.
E questa espressione eroica che trovo sbagliata…anche da un punto di vista del marketing perché tende a crescere una frattura fra i consumatori e il mondo eoico
Sul lasciare l'eroicità alla sfera mitologica ok, ma non penso che la reale fatica vada nascosta come in una sorta di "sprezzatura" che millanti solo bucoliche visioni quando in realtà la terra è sempre bassa (così dicevano i nonni di un tempo) … anche il consumatore dovrebbe esserne consapevole … al di là del marketing.
La posizione del Tiziano Bianchi è condivisibile, non perché sprezzante della fatica reale, ma perché, credo, aumenti il divario fra il popolo e un prodotto visto come irraggiungibile, e quindi dai risvolti non "popolari". Al di là del prezzo, regolato da leve simili ma altre, rispetto a queste. No sta dirmel a mi che la tera la è basa…. Go l'ernia al disco che chiede la sua prebenda di voltaren 😉
Quello di sicuro per questo chiediamo un disciplinare differente… Che valorizzi le terre Alte
Te lo concedo Tano, in effetti è un poco retorico, ma rimane indubbio che la viticoltura ed in generale l'agricoltura in ambiente alpino, prealpino o comunque montano, comporta fatiche ben diverse da quelle di valle….
Io sono un po perplesso…sull uso di queste forzature retoriche…gli eroi..lasciamoli alla mitologia greca…. Stiamo parlando solo di uva…
Agricoltura Eroica è un termine, praticamente un motto caro a molti vignaioli, ho da poco conosciuto una bella famiglia, tutte donne ed un santo che fanno vino, davvero appassionati appassionanti i viticultori eroici trentini….
Siamo quello che produrremo. La novità sarà questa. Nel vino, ma anche in altre produzioni agricole. La standardizzazione non è IP pane corretto.
Rimane il fatto che è un documento condivisibile al 100% quello delle Città del Vino. Nei metodi e soprattutto nei contenuti. Mi auguro che adesso di rifletta sul fatto che un tavolo di confronto non è procrastinabile per sempre. È necessario, velocemente. Se siamo quello che produciamo….
Terre alte agricoltura eroica
Il messaggio deve essere questo. #campanilismoglobalizzato
#marchionicchioso
Va bene così… Francesca Aprone .. Il segnale è arrivato a destinazione …..quello ra l obiettivo
Terre Alte ..
"altura" … non c'è la possiamo fare =(
mah…