Sporadicamente, quando ne ho tempo e voglia, vado a dare un’occhiata agli eventi organizzati da FISAR, AIS e ONAV.
L’altra sera, guardando sul sito dell’AIS, mi trovo come primo evento questo seminario sul neuromarketing del vino, dal titolo “Comunicazione ed emozione del vino”, sottotitolo: “Non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano.”
E prosegue:
“[ … ] occorre trovare nuove soluzioni di marketing in grado colpire emotivamente e sapere comunicare efficacemente valorizzando al massimo le proprie competenze tecniche con quelle della comunicazione e della persuasione. Un’occasione per conoscere approfonditamente le migliori strategie di comunicazione e promozione di un vino per “guidare” le degustazioni. [ … ]”.
La degustazione finale prevedeva, tra l’altro, il Ferrari Perlé.
O Santa Polenta, ho pensato.
È interessante, da un lato. Il marketing mi ha sempre affascinato e ogni tanto leggo qualche articolo, qualche post, o addirittura qualche libro.
Però, questo seminario sarebbe stato estremamente convincente se fosse stato organizzato da un’associazione di vitivinicoltori, da una associazione di categoria, da una camera di commercio: o dalla funzione marketing di una grande azienda di produzione o distribuzione di vino.
Ma mi suona un po’ strano che a promuoverlo siano i sommelier, ecco.
I sommelier non dovrebbero necessariamente persuadere il consumatore o “promuovere un vino”. Forse dovrebbero decostruire e disvelare il modo con cui la comunicazione ci vende un’etichetta al posto di una bottiglia, il nome di un vitigno al posto di un’esperienza.
Dovrebbero essere un collegamento tra il mondo dei profani amatori del vino e il mondo che il vino lo produce, distinguendo i prodotti e i produttori seri da quelli che invece spacciano fregature.
Ma forse, sono un ingenuo.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
Dimenticavo : NY non è l'America è sempre Long Island per noi italiani.
Ricordo: una nostra famosa cantina una volta esportò al porto di NY vini con tappi regolari e capsula con tanto di bollino rosso. Il Food Adm. controllò e bloccò tutto.
Tra la spedizione e il rispedire indietro i costi non tornavano. Si preferì lasciare tutto ai docks e non so che fine fecero quei pallets . Fu – a mio avviso _ che una buona occasione per noi per capire bene come esportare Ma ricordi, svariati anni fa, quanti vini trentini si vendevano in cantina e nei negozi con la famosa capsula con sopra il bollino rosso ?
Caro Tiz, non confondo e non sto a pensare ai numeri. Penso solo che una volta si andava in biblioteca, si studiava. Ora è tutto più facile. Le analisi on web non sono figurine da attaccare, ma informazioni da tradurre, ciascuno per dove agisce e opera : https://it.wikipedia.org/wiki/Neuromarketing https://it.wikipedia.org/wiki/Messaggio_sublimina… https://vini.corriere.it/enoteca/vini?search_api_…
Basta viaggiare bene, per strada, dove si vende, e documentarsi un po' meglio di altri. Il "Neuro" mi ha fatto effetto. Una volta, quanto dovevi nascere ancora di neuro c'era solo la "neuro deliri" e quanto scrive S. Ferroni è vero : c'è solo da stupire e non è ingenuità !
Ripeto : il mktg analizza profondamente e realizza. Da' all'inizio fastidio a chi coraggio economico ne possiede poco.
La promozione può o non può far parte dei programmi e se il budget lo consente è affidata a società di pubblicità organizzate che capiscano e supportino il piano di mktg.
La fusione e confusione su questa magica parolina (molto chic) è quasi sempre improntata al fai da te, cioè a far qualcosa al momento senza sapere cosa fare domani e dopodomani.
Giuliano il 90 per cento del vino imbottigliato a Trento, attiene a tre industriali puri: Cavit, Nosio e Ferrari. Che sbancano sui mercati internazionali d'oltre oceano: se fosse come dici tu non arriverebbero nemmeno a Salorno. E invece arrivano a NY City ….
Attento a non confondere i numeri e i volumi con il libro dei sogni.
T'aamo o pio Sommelliere…!
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