Il vino? una questione di emozioni. Ma non quelle che pensate voi…
Ce lo ha spiegato ieri l’AIS di Milano, che ha svelato al popolo dei sommelier i segreti del neuromarketing vinicolo:
Un’occasione per conoscere approfonditamente le migliori strategie di comunicazione e promozione di un vino per “guidare” le degustazioni.
L’incontro, infatti, prevede l’approfondimento dei seguenti aspetti:
• Il contributo delle neuroscienze alla conoscenza del cervello e le applicazioni nel campo della comunicazione del vino;
• Il ruolo della comunicazione sulle aspettative e gli effetti sui processi percettivi;
• Dalla neuro-enologia alle tecniche di persuasione: i principi di base per una buona comunicazione del vino;
#seguirabrindisi
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Caro Angelo, qui ti volevo !
E' tutto perfetto, esatto e onesto perché tu sei stato sempre tale (…figlio di San Michele…) tra i protagonisti (molto onesti) per poi
giungere al bailamme che ci ha portato qui.
Quando scriveremo questa storia, dimenticata, che è di base alle solite menate del Vinitaly ? Tanto per essere chiaro mi riferisco a Giacinto Giacomini (Cavit) Gino Lunelli (Gruppo Lunelli-Ferrari), Arrigo Pisoni (Grappa) e presidenti come Fabio Rizzoli e Lugi Togn che traghettò il CVT alla fine. Ma anche sarebbe bello parlare di Lagaria-Vini del Concilio, Todesca, Casa Girelli.
Tutte persone che o stimato e che forse (come te) mi stimano ancora, nonostante tutto e tutti.
Penso che sarebbe bello (anche con il contributo di molti altri) spiegare come siamo giunti qui.
Un infernale slalom e discesa libera di svariati interessi tra uve, viti e marketing di sola vendita casuale e annuale.
La vita e anche la vite sono conquistati di passo in passo, ma ora mi sembra che si vogliano scalare troppi gradini senza coltura e cultura alcuna.
Mi sono sbagliato causa mia età sui Malossini – Guido mi dava le multe !
Con vecchia stima e affetto – Giuliano (FG)
@ MWG – "Ma il neuromarketing può essere d’aiuto ai sommelier per comunicare correttamente il vino…"
Mi dica lei in quali ristoranti trentini e fuori esiste ancora questa elegante figura. Se va bene c'è il titolare che la consiglia,
Probabilmente a Parigi. Non so. Al Vinitaly di sicuro.
Oggi il cliente gourmant capisce le cose più di un tempo: apre la lista dei vini (che per le signore come per il menu, non reca i prezzi), legge, pensa e poi sceglie.
La scena della conchiglia d'argento oggi rende poco.
Vada da Pinchiorri a Firenze che può darle quello che lei vuole, come vuole anche a bicchiere. Tutti diversi, se desidera.
Senza tante scene.
Però – si faccia invitare oppure abbia una MasterCard di un certo spessore. Non di plastica.
Siamo ancora agli albori della cosa ma un giovane illuminato ci sta provando… Si tratta della Neurexplore http://www.neurexplore.it/
@ MVG . apprezzo i suoi sogni.
Ci sono troppi illuminati in fatto di mode, tendenze, prova costume e diete.
Questa roba qui tocca il nostro inconscio e gli inconscia-bevoli.
Se lo sa Kotler e qualcun altro si mordono il bicchiere e le mani.
Se lo sa Cristoforo Colombo (explorer per caso che anziché alle Indie finì da un'altra parte) e la nostra AstroSamantha va a finire che rifiutano queste partenze illuminate. La penso così, mi scusi.
Caro Tiz, non sono severo, cerco solo di analizzare e ho sempre riconosciuto alle cantine che nomini il loro valore.
Ma adesso che percorso si deve fare qui ?
Seguire i "grandi" e anche educare i soliti conferenti del territorio ?
Non so ma la parola "Trentino" che hai sposato un tempo non viene più coniugata : mezzacorona, cavit, ferrari ecc. fanno sempre la loro strada e la fanno bene !
Con i loro marchi e con le loro giuste politiche.
E gli altri ?
@ Gianni – i brindisi finali vanno bene per chi ha mangiato bene, per altri forse scontenti o poco organizzati stanno sempre sullo stomaco (bancario, soprattutto)
Carissimo Giuliano : no wine for banksters..!
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Pirata, sei sempre il solito ! Ma non hai capito che qui sono pochi a parlare inglese per capire questa angloamericana raffinatezza ?
A me piace !
Buona domenica.
@ giuliano
per fortuna ci siete voi a capire la raffinatezze…
ma per piacere!
Specialisti solo nel deviare il discorso e dell' "armiamoci e partite",
porca paletta.
Nella nostra bella regione molti sottovalutano l'importanza del marketing al giorno d'oggi…. Anche in Trentino abbiamo un'azienda che si occupa di neuromarketing applicato al mondo vitivinicolo.
@MWG : non ci posso credere..? E da quale bunker operano..?
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Forse però dai sommelier dell'ais ci si aspetterebbe altro…che non l'insegnamento delle tecniche di manipolazione….
….#seguirabrindisi
Sono d'accordo. Ma il neuromarketing può essere d'aiuto ai sommelier per comunicare correttamente il vino… La figura del sommelier non è solo quella del servitore e degustatori ma soprattutto del comunicatore
@ MWG : il mktg da noi non è mai esistito.
Quando ne parlai per la prima volta al CVT (lo ricordo ancora una volta qui) qualcuno disse: "Cosa èlo po'?" Poi tutti i comunicatori trentini del tempo lo aggiunsero al loro portfolio per cercare di prendere qualche consulenza in più ma consulente della Provincia era allora il prof. Morello di Milano, chiamato da Guido Malossini che cercava con questo presidente di mettere un po' di ordine nel bailamme non solo vinicolo (legge 36) ma anche economico locale rompendo allora il gioco delle tre carte e dei contributi a valanga.
Finì tutto lì e dopo poco anche il CVT.
Il mktg in Trentino da' fastidio perché vuole ordinare le cose sulla base queste fasi: analisi della situazione-piano di fattibilità e costi-obiettivi da raggiungere-TEMPI di realizzazione ! – RISULTATI.
E' un impegno, per primo per quello che lo redige ma anche per tutti gli altri che lo dovrebbero sostenere e portare avanti.
Ma lei pensa davvero che qualcuno nel mondo delle nebbie ammetta la scoperta dei fari gialli o bianchi allo iodio !?
E li accenda pure ????
Non sarei così severo come sei tu Giuliano.
Quello che dici tu vale per il vino e solo in parte.
Gli industriali vinicoli (cavit e mezzacorona) lavorano bene sul fronte del marketing e hanno dimostrato di saper utilizzare bene anche i nuovi strumenti di comunicazione (forse più mezzacorona che cavit, ferrari). Sarebbe ottuso non riconoscerlo. Manca, semmai, un marketing di territorio riferito al vino, ma come sappiano il vino trentino è orfano di un territorio e non sarà il marketing a dare un genitore territoriale alla vitienologia. Mentre, ripeto, il marketing di brand aziendale, in Trentino, viene fatto molto bene.
Così come, credo si debba riconoscere che in molti settori anche trentino marketing, avvalendosi di agenzie internazionali, fa molto bene.
Tutto questo, tuttavia, non cambia l'analisi impietosa che riguarda il marketing di territorio applicato al vino. Ma le ragioni sono oggettive e attengono ai processi dell'economia reale, non a presunte incapacità o cattive volontà.
Giuliano i risultati sono come i brindisi a fine pasto.. Non si negano mai a nessuno; però nessuno dice perchè si fanno.. e comunque non costano un cazzo..! I brindisi; i risultati costano sempre..
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Mi tocchi sul vivo, GFG, e mi obblighi a intervenire sul mktg in Trentino. Qualche azienda lo praticava con successo prima ancora che il mktg venisse codificato come tale, mentre il resto del territorio era ancora tutto product oriented. Su direttive di Augusto Morello chiamato da Mario (non Guido) Malossini ed Ennio Tonetta il CVT spostò in pochi anni quell'elefante produttivo di 180 gradi, verso il mercato. Soci e non soci compresi. Dopo l'introduzione del sistema delle DOC, questo fu indiscutibilmente il più grande successo del CVT. L'organismo si rinforzò in condivisione, al punto da raccogliere 2,4 mld di Lire/anno per cofinanziare al 50% i piani di comunicazione istituzionali. Le aziende anche medio piccole, per tutti gli anni '90, si muovevano in sinergia con l'azione consortile sulle aree nazionali non meno che in GB e soprattutto in D dove a Monaco dell'enoteca bistrò Punto Trentino si parla ancor oggi. È a Trento che si sono cancellate le scomode tracce, ma a quei tempi, caro GFG e anche con il tuo contributo, il Trentino era sugli scudi, subito a ridosso di Piemonte e Toscana. Questo per la storia, mentre per la cronaca aggiungo che dopo aver imparato a guidare, molte aziende decisero di fare il campionato da sole investendo i denari sul proprio brand, sacrificando il territorio. Ad alcune andò bene, ovviamente, mentre altre andarono a sbattere. Ora che il Trentino è sparito dal radar si tratta di riprendere il discorso dal punto dove qualcuno decise di spezzare il filo. Col giusto mktg. Ho ricordato questi passaggi affinchè certa gioventù non creda di essere caduta dal pero per caso: con un grande afflato comune, infatti, il pero (la vite e il vino) venne piantato, coltivato e i suoi frutti collocati con il mktg giusto per quell' epoca.