Sarò sincera, quest’anno non ero per nulla ispirata verso l’appuntamento più mondano del mondo del vino Italiano. Non so il motivo, ma poco importa perché con il solito senno di poi sarò sincera, ho fatto bene a ricredermi e andarci: ho viaggiato nel mondo del Chiaretto.
Niente elenchi di aziende da visitare, niente liste vini, solo alcuni appunti di viaggio giusto per non perdere la strada: assaggiare Appius 2011 di Hans Terzer per la Cantina San Michele Appiano, qualche chiaretto gardesano, tappa dai Vignaioli FIVI per vedere la nuova “sistemazione”, e l’immancabile visita in Alto Adige che seppur vicino geograficamente, la comodità di aver i produttori nello stesso posto ha un appeal imperdibile. Ovviamente e immancabili, i saluti ad alcuni amici produttori che purtroppo vedo solo poche volte all’anno.
E quest’anno sono stata pure fortunata perché ad accompagnarmi nel mio “viaggio” di regione in regione, un caro amico di vecchia data, Damiano titolare, assieme a papà cugino e zio, dell’Azienda Agricola Bergamini di Lazise. E dico fortunata perché è raro avere un Enologo tutto per se per un’intera giornata a far da cicerone.
Ma prima di iniziare la lunga cronistoria del mio Vinitaly2016, ci tengo a segnalare un paio di vini di questo produttore veronese: “Monte casa” – da corvina Veronese 200% – (ottenuto con metodo “Damiano” che non riesco a riassumere in poche parole, pertanto vi invito ad andare a trovarlo in azienda); vino di intenso colore rosso rubino con riflessi granati, gran struttura e ricchezza olfattiva (spezie, confettura di frutti di bosco, prugna disidratata). E poi il “Bardolino chiaretto”, beverino dal colore rosa accattivante e fresco, abbinato durante il “lunch” alla croccante pizza doppio crunch di Renato Bosco (farcita di mortadella Bologna, insalatina e fonduta di monte veronese). Il tutto gustato nell’accogliente lounge-room del “Consorzio Tutela del Bardolino DOC”. “Pizza e chiaretto” dice il motto del consorzio all’interno nella cittadella della gastronomia a Vinitaly – idea di Angelo Peretti, presidente dello stesso- un modo easy, giovane e fresco per affrontare la dura giornata di lavoro, senza rinunciare al gusto.
La prima tappa, però è iniziata in modo impegnativo, con rossi importanti delle Tenute Ugolini, di San Pietro in Cariano, produttori di Valpollicella in tutte le sue versioni e di Amarone. Un’accoglienza in fiera senza differenza alcuna da quella riservata in Azienda, un viaggio partito dal Valpollicella Classico, attraverso il Superiore, l’avvolgente Ripasso, il re Amarone fino alla conclusione con un coccoloso Recioto. Marchio Biodinamico per questa azienda sull’etichetta e con l’annata 2016 mi hanno orgogliosamente preannunciato, che sarà definitiva la conversione di tutta l’azienda a Biologico. Un’azienda quindi che punta sul rispetto ambientale e attenta alle richieste del mercato e con prodotti molto legati al territorio veronese. Bello il packaging, lineare, pulito moderno con una visione volutamente minimalist come afferma uno dei tre fratelli titolari dell’azienda, Giambattista, presente allo stand.
Il Ripasso “Monte Solane” 2013 è il loro vino che mi ha emozionata di più: vigneti con esposizione sud/ ovest da qui il nome a sottolineare l’abbraccio del sole sulla vigna a 650 metri di altitudine, Corvina gentile in purezza con produzione media di 70 quintali/ha. Un vino di corpo, consistente nel bicchiere, un colore rubino molto carico, riflessi granati con sfumature quasi cioccolato; notevole l’intensità olfattiva, la finezza ed eleganza al naso. Note di cioccolato escono dal bicchiere a seguire tabacco e vaniglia, marmellata di frutti rossi. Vino morbido sostenuto da una bella freschezza, tannino elegante. Il finale pulito, lungo che mantiene tutti i sentori vivi e golosi in bocca.
Sarà stata la calda giornata di sole, la primavera o la voglia d’estate, poco importa, mi son fatta guidare nel mio viaggio dell’Italia vinicola alla scoperta dei vini rosati. Attraversando il Veneto con meta la Lombardia, ho incontrato Daniele, un amico e conterraneo, che in modo simpatico mi ha invitata ad assaggiare il nuovo prodotto della Valdo nello stand, lo charmat rosé “Floral”. Benché non sia una grandissima amante del prosecco, la bottiglia è stata irresistibile. Un packaging che non passa inosservato ma che mi ha fatto immaginare la primavera e i suoi profumi al primo sguardo. Anche questo un rosé dalla bella e fresca bevibilità. Un bel colore rosa chiaretto, luminoso, profumo delicato con bouquet fruttato (fragolina e lampone in primis) e floreale (rosa, fiori d’agrumi), bollicina fine e persistente, davvero un ottimo aperitivo intrigante sia per l’occhio che per il naso.
Finalmente in Lombardia, “snobbo” la Franciacorta e mi dirigo prima nel regno del Lugana poi nella Valténesi, all’assaggio guidato da Damiano di Lugana e Chiaretti. Un vero fenomeno del Lago mi racconta Damiano, vini molto ricercati e apprezzati soprattutto dai turisti oltralpe. E dopo i primi assaggi capisco anche il perché. Un denominatore comune per questi due vini Gardesani… residuo zuccherino quasi sempre presente ma molto ben equilibrato nella struttura dei vini – il che li rende semplici e gustosi- e un impatto olfattivo pulito e molto piacevole, ricco di profumi croccanti e freschi; una semplicità di beva e un colore dall’appeal unico.
Cantina Marangona, solo Lugana in tutte le sue versioni sottolinea bene il trebbiano di soave (qui chiamato Turbiana) e le sue caratteristiche varietali: mineralità e intensità olfattiva. Vini secchi con residui zuccherini inferiori ai 3g/l, nel Superiore Riserva 2012 ho trovato morbida freschezza, una croccante sapidità accompagnati da sentori di liquerizia, menta, salvia, e poi arriva il miele dalle note floreali. Il vino perfetto per l’estate con una grigliatina di pesce in famiglia o con una ricca insalatina con trancetto di salmone affumicato.
Di seguito ci tuffiamo da Avanzi, Pasini e persa nel mondo delle diverse espressioni del chiaretto, dal classico al bio, dal secco all’abboccato, dal rosa tenue, chiaretto fino a sfiorare quasi il cerasuolo; resto incantata davanti alla parete dello Stand del “Consorzio Valtenesi”: sarà l’effetto del vino o sarà il magnetismo dei colori; alcune spennellate per illustrare tutte le sfumature del rosa… ebbene sì questo colore mi ha catturata.
Un ragazzo molto gentile mi concede un piccolo vezzo: chiedo 3 bicchieri a confronto: nel primo Costaripa (di Vezzola) nel secondo Pietta e nel terzo Averoldi. E mentre navigo tra i profumi, i colori e la fame (era già mezzogiorno), incontriamo un ragazzo, incrociato poc’anzi da Marangona. E tra chiacchiere (tra tecnici, lui e Damiano), scopriamo essere un produttore: Giacomo Tincani dell’azienda “La Basia”= la conca. Cinque fratelli, di cui tre impegnati attivamente nell’azienda fondata dalla mamma mancata poco tempo fa ma ad essa dedicata; Giacomo segue la cantina e mentre ci viene servito il suo chiaretto (del più bel rosa che abbia visto nella giornata) ci rivela che ha fatto studi di design ma che poi la passione per il vigneto lo ha rapito. 30.000 bottiglie la produzione 2015, chiamato “la moglie ubriaca” (e poi ho capito il perché, le donne lo adorano). Cristallino, rosa chiaretto intenso e carico, con scintillanti sfumature ramate. Al naso fine con un fresco lampone percepibile e una dolce nota di violetta selvatica. Di buon equilibro, molto coerente tra naso e bocca, abbastanza intenso, con una croccante freschezza e sapidità. Un prodotto assolutamente da provare.
Concludiamo il nostro viaggio nel magico mondo del vino rosato in un banco assaggio condiviso tra Costaripa e Le Chiusure. Qui incontriamo Alessandro Luzzago, titolare dell’azienda, che scopriamo essere amico di un nostro vignaiolo: Fanti. Una chiacchiera tira l’altra e tra un chiaretto e l’altro ci fa assaggiare il suo “Malborghetto 2011” un rosso. Al naso e in bocca mi fa sentire a casa. Mi ricorda i potenti rossi vallagarini di Eugenio Rosi…. com’è possibile? Gli chiedo se fa appassimento, scopro che è un taglio di Rebo e Merlot ottenuti da uve molto mature. Un vino intenso equilibrato, un corpo solido e un tannino elegante. Un gran bel rosso.
Dopo una breve pausa di riflessione, approdiamo in Alto Adige, alla volta di Appius 2011 di San Michele Appiano, che conferma le mie aspettative; giallo paglierino con riflessi caldi, dorati e luminosi, ananas e albicocca essiccata, spezie tra cui cannella. Elegante, coerente naso bocca, morbido equilibrato e molto elegante.
Subito proseguiamo con Pfeffer di Colterenzio (moscato giallo secco 2015 in una bottiglia verde smeraldo che non passa inosservata) e dall’intramontabile Moscato Rosa. Proseguiamo a Termeno, qui assaggio Roen, vendemmia tardiva 2014 vino dolce da meditazione ma lo zucchero è ben bilanciato dalla freschezza; albicocca secca, miele, frutta secca in abbondanza; credo che qui ci si possa trovare molto altro ma il tempo è poco e la giornata sta giungendo a termine. Proseguiamo verso Castel Juval, Hofstatter, Armin Kobler (segnalo “Puit” Cabernet Franc in purezza) e concludo a Maso Thaler il cui Sauvignon è da capogiro. In bocca e al naso quasi non c’è differenza nella percezione dei profumi. Netti e varietali, foglia di pomodoro al naso, salvia e fiori bianchi. In bocca sambuco, elegante e minerale sostenuto da una freschezza tipica delle uve di montagna e scopro che assieme ai titolari c’è una conoscenza di vecchia data, ricercatore Fem e grande appassionato di vini: Marco Stefanini.
E mentre in Trentino siamo ancora qui a farci pippe mentali su disciplinari, se puntare su produzione integrata vs biologico/ varietà resistenti, su industrialismo o bollicine di montagna, o a discutere se i Vignaioli abbiano fatto bene o male a lasciare il padiglione del Trentino (nota a margine pay-off dell’anno: piccolo territorio, grandi vini – bello, un pochino auto- celebrativo, ma bello), nel resto d’Italia si è già presa la direzione verso produzione biologica e a minor quantitativo, rispettosa e valorizzante il proprio territorio.
E se lo dice il Gambero Rosso, per l’estate “Pizza e Chiaretto” per tutti, take in easy!
Mafalda è una bambina dallo spirito ribelle, profondamente preoccupata per l’umanità e per la pace nel mondo. Pone a sé e ai suoi genitori domande candide e disarmanti a cui è difficile, e a volte impossibile, rispondere. Sono domande che mostrano le contraddizioni e le difficoltà del mondo degli adulti, nel quale Mafalda rifiuta di integrarsi.
Mafalda mi è sempre piaciuta… birichina e sagace e piuttosto simpatica.
Ogni tanto mi sento Mafalda anch’io.
Mi piace viaggiare, mi piace il vino e quando viaggio per conoscere il vino è ancora meglio!