Poco fa rileggevo il comunicato stampa dell’agenzia che cura la comunicazione dei “Kelterersee Piraten” e guardavo le foto postate sui social dai due enologi pirati e della loro “Schiava“.
Geniale! Davvero geniale, quest’idea: una comunicazione divertente e leggera, che attira e diverte. Assomiglia ad una di quelle alle barzellette che ci raccontavamo da ragazzini… “C’erano un italiano, un tedesco e….” . Ma no, non si tratta di una barzelletta ma di un’idea formidabile.

Sta di fatto che due professionisti del mondo vitivinicolo, Andrea e Gerhard, si sono messi in gioco in prima persona per promuovere il loro vino e il loro lavoro. Hanno saputo vestire la loro serietà professionale con una veste ironica, scherzosa ma molto accattivante. E così le due aziende (cooperative) che ci hanno creduto e che li hanno sostenuti.

Ma quello che mi stupisce, e che mi piace, è la loro voglia di mettersi in gioco senza mediazioni, senza filtri. Saltando con un solo balzo tutta la filiera degli intermediatori d’immagine, di comunicazione e di prodotto.
Quante volte ho sentito dire “Mi fago el vim, i altri i deve pensar a vender”; come per dire: il mio lavoro l’ho fatto e del resto non mi interessa. Ma questa volta no, non è così! Loro vogliono far da soli, come due imprenditori farebbero per la loro azienda, ed è questo che valorizza ancora di più l’impresa dei due pirati di Caldaro.

Due enologi, che non si limitano ad infilare il naso nel bicchiere, ma si infilano in una tutina da ciclista davanti ad una telecamera, in sella ad un tandem, e attraversano l’Italia per diffondere il verbo del loro vino: il Caldaro. E il mezzo? Il WEB!

Ma parliamo di vino. Non un vino superblasonato, iperpremiato, iperbevuto, iperdiffuso. No, solo, si fa per dire, la SCHIAVA. La Schiava del Lago di Caldaro (DOC). Una varietà ormai dimenticata in Trentino, ma ancora radicalmente e tradizionalmente presente in Alto Adige, dove rappresenta ancora di gran lunga la varietà più coltivata. E in un mercato che richiede vini semplici, easy, cosa c’è di meglio per fare concorrenza agli eccellenti rosati gardesani o alle bollicine tanto di moda?

E ora, siccome a quest’ora sono maliziosa, mi chiedo perché in Trentino si continuano ad investire molti, o forse troppi, soldi in campagne promozionali standard oltreoceano per addetti ai lavori? Il vino è del popolo e per il popolo. Loro, Andrea e Gerhard, i due pirati di Caldaro, lo hanno già capito!

Insomma un vino, un territorio, due enologi e una bicicletta. E sono davvero curiosa di sapere come prosegue la storia.

P.s. Mi scrive ora Andrea: “l’idea è di noi due, è nata in una notte di vendemmia l’anno scorso dopo innumerevoli bevute alle 2 di notte… Prima come goliardata e poi come progetto…

Avanti tutta ciurma!