Un paio di pensierini non proprio edificanti in questo pomeriggio domenicale.
Apprendo questa mattina dal Corriere del Trentino che la Casa del Vino della Vallagarina aprirà la Locanda del Castello, fra le mure del maniero medievale di Sabbionara d’Avio. Una bella notizia. Per fortuna. Ogni tanto.
Chi segue il blog sa che non ho mai nascosto la mia simpatia per l’enoteca – ristorante – ambasciata del territorio di Isera che da anni marcia spedita sotto la regia di un grande maître come Luca Bini. Credo si tratti di una delle poche, pochissime, cose che funzionano bene nel Trentino del vino e dintorni: produttori, amministrazioni pubbliche locali, soggettività associative di contesto che fanno, per davvero, politiche di territorio. Generando ricavi e utili. E soprattutto reputazione. E va bene: ripeto molto lo si deve ad un ristoratore – sommelier come Luca Bini e altrettanto lo si deve riconoscere al presidente di questa cooperativa di produttori, il vecchio marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, papà del Rosso San Leonardo. Le idee camminano sulle gambe e con la testa degli uomini. E loro due sono gli uomini giusti per farle camminare..
Ora, quest’esperienza si trasferisce a Castellum Ava. Una bella notizia, ripeto. Gli uomini sono gli stessi, l’idea di fondo anche. La location, come si dice oggi, è magnificamente suggestiva. Da quanto ho capito c’è’ anche il gioco di sponda del Fai, il Fondo Italiano per l’Ambiente, proprietario del castello, e dell’amministrazione comunale di Avio e del suo sindaco, Federico Secchi, che senz’altro da domani, con mille ragioni, potrà vantarsi di aver portato a casa un’operazione di grande prestigio.
Ma Avio è anche il capoluogo trentino della Terradeiforti, il consorzio di produttori, piccoli e grandi, veneti e trentini, che stanno faticosamente provando a fare una politica territoriale legata all’autoctonismo della bassa lagarina, imperniato attorno a due varietà a bacca rossa: Ambrusca a Foja Tonda (Casetta) e Ambrusca Foja Frastagliata (Enantio). Quale sarà il ruolo di questo consorzio, di questi vini, di questi produttori dentro la Casa del Vino della Vallagarina? L’articolo comparso oggi sul Corriere firmato da Francesca Negri non ne fa menzione. Un’omissione che mi lascia perplesso. Vedremo cosa accadrà in futuro.
L’apertura della Locanda del Castello è prevista per il prossimo 2 giugno.
L’altro dei miei pensierini domenicali va invece a Mostra Vini del Trentino, in programma a Trento fra il 19 e il 22 maggio. A due settimane dall’inizio della manifestazione non se ne sa ancora nulla. In queste settimane, la mia casella di posta elettronica è subissata di comunicazioni e inviti stampa, per i tanti, tantissimi eventi di maggio sparsi per l’Italia enoica. Dai palazzi di Trento, a meno di quindici giorni dall’inizio della manifestazione non è ancora arrivato nulla. Per curiosità e per malizia, poco fa ho controllato sul sito di Palazzo Roccabruna: scopro che le date sono state confermate ma anche che il programma dettagliato dell’iniziativa non è ancora disponibile (il programma completo sarà disponibile a breve).
Ora va bene tutto, va bene anche prendersi all’ultimo momento. Ma credo che questo pressapochismo, questo improvvisazionismo, dimostrato anche questa volta dagli esimi organizzatori, dopoché l’edizione 2015 era saltata per motivi e ragioni che non sono mai state spiegate, sia l’ultima delle cose di cui questo povero mondo del vino trentino abbia bisogno.
A chi serve una Mostra del Vino così? Quale è l’obiettivo? Quali sono i destinatari? Cosa si vuol dimostrare?
E mi fermo qui.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
E resto molto perplessa anche sul fatto che siamo schiacciati tra due dei più importanti territori Italiani leader nella viticoltura: il Veneto (Valpollicella e Garda) e l'Alto Adige. Come dire Trento D.O.C. tra Prosecco e Franciacorta… insomma la vedo critica…. a meno che non si inizi a "sfruttare" questa posizione per emergere, come nella teoria della tettonica a placche….
Forse sono un tantino OT e ai più non interesserà, chiedo scusa, ma per me è un brutto segnale che si sta superando il limite,
stamattina parlando con colleghi agricoltori anche anziani ho colto un grave senso di sconforto dovuto alla serie di doveri burocratici a cui gli agricoltori debbono sottostare, non se ne può più di corsi per ogni dove, di quaderni di campagna elettronici complicati da compilare, di date di scadenze da non dimenticare, di dosi di rame a ettaro da non superare…
Tutti a controllare e pochi a lavorare!
Naturalmente sotto sotto c'è il zampino ben nascosto delle associazioni di categoria.
Credimi Ghino sentire persone che fanno questo lavoro con passione da una vita che sono stufe e pronte a gettare la spugna fa un certo effetto, quindi e non è una minaccia: attenzione, ancora poco e qui sta per saltare tutto.
perdonami tex, ma l'inasprirsi dei controlli è una delle poche iniziative positive sulla viticoltura coop: ricordo solo di hl buttati perchè en bravo contadim de na volta l'aveva vanzá el mancozeb. 6 kg di rame sono un limite alto, ci si deve impegnare per superarlo. Io cinicamente auspico che ciò spinga molti all'abbandono dei campi perchè, seppur poche in numero, le nuove leve di casa mach saranno quelle che solleveranno la cooprz. dalla melma in cui, anche ma forse solo per i contadini, s'è impantanata.
Sulla burocratizzazione, ormai coinvolge ogni strato produttivo, quindi si deve accettare, csì pure l'informatizzazione. "E' la vera marcia. Avanti in cammino."
Bene per La Casa del Vino, per Luca Bini e per il futuro gestore del "Bar del Castello" di cui riesco solo a leggere Giuseppe. Il castello di Avio sarebbe una location perfetta per moltissimi eventi legati al mondo dell'enologie e della gastronomia. E potrebbe essere la nuova sede di una "Mostra dei Vini del Trentino" rinnovata in un prossimo futuro.
Belacqua perdonami, ma io non sono mai stata d'accordo sull'inasprimento dei controlli e sono davvero scettica circa l'effettiva utilità… da quando sono nata mi sono accorta che la repressione è il modo perfetto per ottenere l'effetto contrario….
Il controllo andrebbe fatto in campagna e non sui quaderni o le cifre dichiarate, se si lavora bene, i quaderni e la burocrazia sono superflue.
Sono invece convinta (e concordo con te) che con le nuove generazioni (ma saranno davvero più sensibili al rispetto dell'ambiente e del territorio?) occorra effettuare un lavoro di responsabilizzazione, di valorizzazione e di educazione, ma non con il sistema del controllo e della punizione, ma con la fiducia e il voler "far bene", per garantire non solo il loro futuro ma anche di quello dei loro figli.
Taci..! .. il Prosecco ti ascolta..!
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Altre domande, e sono tante, troppe poste su questo blog, destinate a rimanere inevase, vero Ghino?
E' davvero sconcertante, osservare, per esempio, che un territorio come Soave – negli stessi giorni di Trento – proporra Soave Preview, lo sta comunicando da mesi, reiterando gli inviti, preparando l'atmosfera per un grande evento. Mentre qui, la sola occasione territoriale – perche vinitaly e prowine non lo sono – viene sprecata in questo modo. Poi certo da domani probabilmente i muri di trento saranno tappezzati di manifesti e le brochure si sprecheranno: ma a cosa servirà? Per fare quattrogiorni di festa fra di noi? Beh allora andava bene anche il festival del vino dello scorso settembre. Bastava e avanzava.
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