Cavit va verso un nuovo statuto. Il documento, tuttavia, entro qualche settimana dovrà passare al vaglio dei consigli di amministrazione delle 11 cantine sociali che compongono il mosaico cooperativo del consorzio di secondo grado. E’ questa la novità emersa al termine dell’ultima seduta del CdA di Ravina di due giorni fa. Dunque, saranno i soci territoriali, le sociali di primo grado, a pronunciarsi sulle modifiche di alcuni aspetti, non di secondo piano, del modello organizzativo del loro braccio commerciale. Un passaggio, questo, da salutare con interesse. Un ritorno alla democrazia cooperativa. E un recupero della funzione originaria dei soci territoriali.

Il tema delle modifiche statutarie del colosso di Ravina è sul tavolo ormai da parecchio tempo, almeno da un anno. Ora un’improvvisa accelerazione che probabilmente si deve all’iniziativa del presidente, e presidente della Toblino, Bruno Lutterotti.

Prima dell’approvazione da parte dell’assemblea di Cavit, quindi, saranno i CdA delle singole cantine ad esprimersi con un voto sulla bozza del nuovo statuto. Starà al buon senso di ogni cantina coinvolgere in questo processo democratico anche la base sociale, composta da quasi cinque mila viticoltori.

Le novità contenute nella bozza di statuto che dovrà regolare il futuro del consorzione di Ravina, sono soprattutto tre. Intanto l’esclusione dalla base sociale di un socio fondatore: Sait. La centrale di acquisto della cooperazione di consumo trentina, la cui presenza in Cavit, oggi costituisce il cordone ombelicale attraverso il quale la Federazione delle Cooperative è in grado di orientare, anche con il voto, le scelte del consorzio vitivinicolo. Una scelta, questa, foriera di una maggiore autonomia della viticoltura dalla nomenclatura di via Segantini.

Le altre innovazione, invece, vertono su questioni di fondo, ed essenziali, che attengono al rapporto fra consorzio e cantine di primo grado. Modifiche statutarie che regoleranno la concorrenza, o il conflitto, commerciale fra Cavit e le sue associate e il ruolo surrogatorio e sostitutivo che l’azienda di Ravina potrebbe agire, in alcuni casi, sulle singole sociali. Insomma, si tratta di nodi fondamentali, perché il combinato di queste modifiche statutarie disegnerà il perimetro di azione e il fascio relazionale di ciascun soggetto in campo.

Ora la parola passa alle coop di primo grado. Ai loro amministratori. E c’è da augurarsi anche ai loro soci.

Buon lavoro #territoriocheresiste #cooperazionecheresiste