L’Enofila di Asti, sede del Vinissage 2016, è un edificio austero e imponente; il porticato al piano terra cerca di alleggerirlo, senza riuscirvi più che tanto.
In questo spazio esterno sono collocate alcune bancarelle di prodotti tipici, frutta, biscotti, dolci, salse.
L’interno è diviso in due ampi spazi: a sinistra, ha avuto luogo la presentazione dell’evento, con la partecipazione delle Autorità, degli Assessori, dei Presidenti delle Associazioni. Il mio inconscio questa volta mi ha impedito di fare una cosa pericolosa, come ad esempio sarebbe stato partire in tempo per arrivare a questa presentazione in tempo. Sempre sia lodato il mio inconscio.
La sala di sinistra è ormai vuota, poche persone si intrattengono mentre in sottofondo uno stereo diffonde discretamente i Pink Floyd. A destra, in uno spazio altrettanto ampio con un soffitto a volte sorretto da possenti colonne, c’è una specie di suk con le bancarelle degli espositori; un dj trasmette musica a palla. Ricaccio indietro un sospiro e mi immergo nel suk.
L’unico produttore proveniente dal Trentino-Alto Adige è dell’Alto Adige, ed è Lieselehof.
Si è specializzato nello studio e nella produzione di vini provenienti da vitigni resistenti, che non richiedono trattamenti chimici. Sono collettivamente chiamati Piwi (acronimo di una parola tedesca che sta per “resistente ai funghi”) e non sono ancora molto diffusi. Accanto a queste produzioni, la cantina produce anche vini più tradizionali.
Il Pinot bianco ha sentori di frutti e fiori bianchi, è abbastanza leggero e piacevole, non molto persistente.
Lo Julian, da vitigni resistenti (Bronner e Johanniter) è più corposo e strutturato, di colore giallo-oro, con aromi di pesca e di pompelmo.
Anche il Vino del Passo deriva da uve resistenti Solaris, coltivate a 1200 m di altitudine. È molto profumato, con forti sentori di pesca gialla, mela e limone. Complesso, ma fresco e persistente. Una bella sorpresa.
Il Gewuerztraminer è giallo oro, con il tipico profumo di rose estremamente marcato, leggermente speziato, molto aromatico.
I prezzi vanno dai € 12 del Pinot bianco ai €29 del Vino del Passo. Per bere vini resistenti, ragiono, bisogna avere anche un portafoglio resistente.
I produttori piemontesi sono, per ovvie ragioni, molto più presenti di quelli trentini.
La Vecchia Posta propone Timorasso il Selvaggio. Un vino molto minerale (è coltivato su terreno argillo-marnoso), fresco, con pochi profumi primari. Il Saliceto Cortese ha molto più in evidenza i profumi primari, mela e fiori bianchi. È più leggero, meno sapido, forse più facile da bere. Prezzi da 5-6 € ai 9€ del Timorasso.
LeViti produce un Dolcetto (Neira) dal forte sentore di frutti rossi, soprattutto ciliegie; i tannini sono quasi aggressivi. Più armonico il Dogliani superiore, più ricco di profumi secondari e con i tannini più dolci, anche se ancora piuttosto marcati. Probabilmente entrambi i vini trarrebbero beneficio da un maggiore invecchiamento.
In Campania, Torre Venere propone il vino Ethico (col “th”). È un uvaggio di Aglianico e Sangiovese. Si sente la presenza dell’Aglianico con i suoi profumi di viole e di amarene. Tannini e alcol sono ben presenti.
Dichiarano che il loro vino viene prodotto senza l’utilizzo di albumina e caseina. Il tentativo di differenziarsi non mi convince del tutto: dal 30 giugno 2012, se non sbaglio, è in vigore l’obbligo di indicare l’uso di albumina e caseina sulle etichette dei vini e in pochi oramai li usano. Siamo tutti vegani senza saperlo.
Sempre in Campania, assaggio un sorprendente Fiano di Terre dei Lanzi (9€). Molto profumato ma forse un po’ atipico, mi sembra di avvertire dei sentori di idrocarburi più tipici del riesling, poi mele, frutti bianchi.
Della Franciacorta ho assaggiato i dosaggi zero della cascina Clarabella. Il base si chiama “Èssenza”, è chardonnay in purezza. Sento molto presente il profumo della pesca gialla, poi mela e note agrumate, minerale e persistente. Anche nel “180”, millesimato del 2008, 60 mesi di permanenza sui lieviti, si avvertono le stesse note di frutta matura, forse più speziate, più mango che pesca, ma anche pane tostato e nocciole.
Mi colpisce quel nome, “180” e torno indietro a chiedere notizie. È in onore della legge Basaglia, perché l’azienda impiega persone con quel vissuto. Complimenti.
Per finire, la cantina Canneddu, di Mamoiada, propone un Cannonau speziato, con profumi di prugna e legno. Caldo e corposo, con una nota dolce che richiama il passito. Sono 16 gradi alcolici per 18€ alla bottiglia.
Nel percorso, di fronte alla bancarella di Agripassione che propone (tra le altre cose) la bagna cauda, ho incontrato Andrea Cerrato, assessore al turismo di Asti, che mi parla della prossima manifestazione Gustadòm: un itinerario enogastronomico che si terrà il prossimo fine settimana attraverso giardini e cortili del Rione Cattedrale ad Asti. Bisogna sempre guardare avanti.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.