E’ passato praticamente in sordina il Convegno sulle Coop Agricole di questi giorni, complice forse un’ubriacatura da Festival dell’Economia, che, visto come stanno andando le cose in questi anni, sembra porti una gran sfiga all’economia.

Ma torniamo al convegno delle coop agricole: grazie all’articolo di Enrico Orfano sul Corriere del Trentino di oggi si apprende che abbiamo 200 occupati in più ma che il fatturato cala del 3,9%. Insomma c’è poco da stare allegri. Se poi analizziamo il settore vino c’è da stare ancora meno allegri: il liquidato ai soci è stato di 95,33 euro a quintale di uva conferita in aumento del 10,1% rispetto al precedente di 86,59 euro. Giustamente l’autore dell’articolo fa notare che il dato potrebbe far pensare a un’annata positiva, ma non è così, perché mentre la resa al quintale cresce del 10,1%, la resa a ettaro è diminuita del 13,4% pari a un valore medio di 11.111 euro, rispetto ai 12.828 euro dell’anno precedente.

Afferma Luca Rigotti, vicepresidente della Federazione e responsabile del settore agricolo «L’agricoltura cooperativa è il principale volano per l’economia trentina, ed è un soggetto capace di garantire una grande stabilità economica e sociale …Saremo sempre più impegnati sul fronte della sostenibilità». Speriamo aggiungo io, perché finora poco o nulla è stato fatto. Anche il convegno dell’11 febbraio scorso “Coltivare la sostenibilità” poteva essere un ottima occasione, ma è stata sprecata. Ancor più curiosa la dichiarazione della vicepresidente vicaria di FTCOOP Marina Castaldo che ha esortato a «fare rete, insieme, valorizzando la qualità». Ecco mi piacerebbe capire bene il significato di questa ultima frase perché francamente se c’è qualcuno che tenta ogni giorno di fare rete e di valorizzare la qualità siamo proprio noi agricoltori; chi ci rappresentava in quel convegno invece si è distinto per il contrario: la nauseante vicenda del Pinot Grigio ne è l’emblema.

Vorrei pertanto, come socio coop, esortare chi ci rappresentava a quel convegno a confrontarsi di più con la base sociale, con i fatti e non solo proclami di circostanza: si sta parlando di noi, del nostro reddito, del nostro futuro che poggia solo sul frutto della terra. Abbiamo o no il diritto di dire la nostra? Abbiamo estremo bisogno di fare rete proprio con voi, per incrementare la sostenibilità dei nostri prodotti e della nostra terra, magari con una formazione continua fatta per aumentare la nostra professionalità e non per rimpinguare le casse di chi la organizza. I corsi, per esempio, per guidare i trattori fatti a persone di una certa età fanno semplicemente ridere i polli. Avremmo bisogno di valorizzare i nostri paesaggi viticoli per dare ancor più valore al turismo enoico. Avremmo bisogno di scelte tempestive nel campo dell’ingegneria genetica delle piante, perchè francamente nel biologico e ancor peggio nel biodinamico non vedo sviluppi particolari.

Insomma cari dirigenti, di proposte e di idee su questo blog ne sono state scritte a iosa, ora aspettiamo pazientemente che voi, dopo aver preso atto che le cose in agricoltura non vanno poi così bene, prima che sia troppo tardi, troviate il tempo e il modo per confrontarvi con noi soci.

E’ chiedere troppo?