Mettete insieme una sera una location shabby chic, o meglio industrial chic, in un cortile della vecchia Milano; un prestigiatore argentino di origini italiane, bravo; un po’ di giochi di società, con vari premi, da un viaggio a Malta ai magneti per il frigo; gli allievi di una scuola di cucina che servono stuzzichini; tanti depliant dell’ufficio del turismo maltese; una serata calda, da primavera matura, ma non afosa; infine, tre birre industriali al centro e giornalisti e blogger a partecipare all’evento. Ne uscirà una serata piacevole e frivola, leggera come una Lager, e niente di più.
Le birre Cisk, prodotte a Malta, stanno per sbarcare in Italia.
Mi tocca premettere che, contrariamente a quello che è per il vino, sulla birra non sono così ferrato. Mi riprometto di rifarmi in parte la sera successiva, con la degustazione delle birre trappiste organizzata dalla FISAR.
La prima birra che provo è una export. In stile tedesco, ha colore giallo dorato, schiuma fine e mediamente persistente. Al naso ha qualche sentore erbaceo, che io sento molto, molto lontano. Al gusto, non è né amara né dolce. Corpo esile, molto beverina, leggera, forse troppo per i miei gusti. Che sono i miei: una collega mi dice che è la birra che preferisce tra le tre presentate.
A me, chissà perché, fa venire in mente quelle serate con partita, amici, cassa di birra e rutto libero: personalmente le aborro, ma so che esistono.
La seconda è la Pilsner. Schiuma un po’ più persistente, colore un po’ più carico, si sentono al naso frutti bianchi (pera) e un po’ di miele. Sempre molto lontani, però, e corpo sempre esile. Più amara fin dall’ingresso, più persistente, meglio abbinarla ai cibi (la panzanella e il polpo in insalata che ci hanno servito si prestano bene allo scopo).
La terza è la strong. Nove gradi alcolici, che si sentono, contro i 5 e 5,5 delle precedenti. Il colore continua a essere giallo dorato, anche se più scuro, forse con qualche riflesso ambrato, la schiuma fine e persistente. Al naso si sente senza troppa fatica il miele e poi frutti gialli (pesca); è una birra dolce al gusto, con un pochino più di corpo delle altre. Personalmente la preferisco.
Mentre mi avvio all’uscita con una borsetta con tre birre, svariati depliant di Malta, una bustina di semi di fiori (la Croce di Malta), il cappellino marchiato Cisk e mentre un collega mi tesse le lodi di Trentino Wine, rifletto sulla saggezza di chi ha organizzato questo evento. Tre birre, pluripremiate a quanto pare, che io ho trovato piacevoli ma non memorabili, non potevano reggere una serata intera. Ci volevano un prestigiatore, gli allievi della scuola di cucina, un’officina (non so quanto in funzione) con moto d’epoca, un cortile, i giochi di società e tante altre cose: un po’ come le spezie a insaporire una vivanda che da sola non ce la fa.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.