Sembra poco, è solo un cartoncino appeso al collo di una bottiglia. Sembra poca cosa ma è già tanto. In questi giorni, questo collarino stampato fronte retro, è comparso su una bottiglia di Marzemino Trentino Doc di Mezzacorona, linea Castel Firmian.
Sembra poca cosa, ma è tanta roba. Sono molti anni che la Cantina Sociale di Ala ha rinunciato a mettere il suo vino in una bottiglia etichettata. Da molti anni, la cantina di Ala, 324 soci, 530 ettari coltivati, si limita a vinificare le uve – nel 2014 sono stati raccolti 70 mila quintali di frutto – e a trasferire il lavorato alla cantinona rotaliana, di cui è socia.
La comparsa di questo collarino, su una bottiglia di Marzemino, segna un passo in avanti, piccolo, di sicuro ancora insufficiente, ma in avanti sulla strada della riappropriazione di un’identità smarrita e sacrificata alla globalizzazione industrialista.
E’ poca cosa questo cartoncino, che reca sul fronte lo stemma della Cantina di Ala e sul retro una breve descrizione dell’azienda e della città di Ala (che per inciso è il secondo comune più vitato del Trentino dopo quello di Trento) Ma è già tanto.
Ed è un piccolo passo in avanti, di cui questo blog rivendica, almeno in parte i meriti: perché da anni chiediamo a questa cantina di tornare ad etichettare, perché per anni abbiamo rotto i coglioni a tutti, a direttori, a sindaci e a soci cooperativi, perché abbiamo spesi fiumi di parole e di inchiostro per indicare l’obiettivo di un’etichetta legata alla città di Ala. L’etichetta non è arrivata, è arrivato un collarino. E va bene anche questo – almeno per il momento -, e questo merito, siccome nessuno di sicuro sarà mai disposto a riconoscercelo, noi ce lo prendiamo da soli.
Almeno per la parte che ci compete.
Ps: il vino nessuno me lo ha fatto assaggiare e quindi non so dirvi come sia. Se mi capiterà di berlo, proverò anche a raccontarvelo.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Tutti così presi a litigare sulla peronospora che oggi è passata sottotraccia quella che a me pareva una notiziona…la diaspora dei contadini alensi dalla Mezza…letto sull'Adige di oggi a firma di un certo Tiziano Bianchi… 🙂
Pare che questo sia un problema insormontabile.. pare… Nel senso che Mezza è concentrata sulle sue linee e sui suoi brand. .e non vuole saperne.. Del resto. Gia questo collarino è stato frutto di lunghe discussioni. .ma probabilmente manca una volonta verrà da parte della base sociale di Ala.
Beh dai però, basterebbero 2 vini, un bianco e un rosso di nicchia con il marchio Cantina di Ala… Però hai ragione, se non sta a cuore alla base sociale questa cosa, non ci dobbiamo certo impicciare noi. Però amici di Ala va bene che la Mezza vi caccia i soldi e a voi probabilmente basta questo. Ma non vi rode pensare che il nome della vostra cantina tra un po' non se lo ricorderà più nessuno?
Tu non sai quante volte lo ho fatto questo discorso… quante volte ho discusso, mi sono arrabbiato, ho litigato. Con tutti, con soci, direttori, sindaci. E devo dire che i meno sensibili mi sono sempre sembrati i soci; evidentemente questo modello commerciale slegato dal territorio e dall'identità a loro piace. O almeno piaceva molto quando le remunerazioni erano davvero molto alte e di superiori alle medie dell'orbita Cavit. Ora non è più così (la vendemmia 2014, ultimi numeri disponibili, è stata liquidata ad una media di 86 euro/q e 12 mila euro/ettaro), ma la mentalità, la cultura è rimasta intatta. Almeno mi pare. Tempo fa un giovane cooperatore, su FB, mi scrisse pubblicamente e più o meno testualmente: "Tu pensa a bere il vino, che a a fare i piani di marketing e di commercializzazione ci pensano i nostri dirigenti". Ecco credo che le cose stiamo pressapoco così.
Ma complimenti a questi giovani cooperatori…, che dimostrano davvero una grande sensibilità. Forse erano migliori i loro padri e i loro nonni, che avevano l'orgoglio di fare qualcosa per il loro territorio.
Scusate ma con tutte le linee di prodotto che fanno alla Mezza, non farebbero prima a fare una linea di vini con il marchio della Cantina di Ala? Tanto per non far morire il nome e ricordare alla gente che esiste ancora? Anche poche migliaia di bottiglie. Ma sarebbe sempre meglio della bottiglia con collarino e doppio nome…
una delle cose piu ridicole che mi sia mai capitato di vedere in circolazione: una cantina che mette il collarino di un'altra cantina su una bottiglia. solo in trentino succedono queste cose: geniali.
Uhhhh..ma che sforzo….che poi mettere il logo di una cantina sopra una bottiglia che in etichetta reca il logo di un altra cantina…proprio una cosa fine… e voi che li celebrate anche e ne rivendicate il merito..ma siete ammattiti?
…ma non è che per caso è stata una richiesta della gdo dove va venduto il castel firmian? Che mi sembrano più svegli di quelli di nosio?
no no…. in gdo..probabilmente il cartoncino non ci entra nemmeno… probabilmente.
…il Marzemino val bene una messa…!
File Allegato
Per inciso…fate bene a rivendicare! La spaccamarronaggine ha pagato in parte, ma ha pagato. Ora sono timidamente fiduciosa che questo spiraglio di presa di coscienza sia solo l'anticamera di qualcosa di più rettangolare con la colla dietro. Vediamo. E speriamo.
"È un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità" (vitivinicola alense)
Speriamo che la Cantina di Ala torni a "fare" vino come una volta.
Con le proprie bottiglie e la. Propria identità.. Soprattutto perché la qualità dei vigneti di Ala e frazioni è alta..
per ora…sarebbe già tanto vedere questa bottiglia, collarino included, in tutti i negozi di Ala..sarebbe già tanto …visto che si parte da zero e anche meno
un po' di identità…