Mentre in questa estate da anno bisesto, anno funesto come recita la tradizione popolare, ci si sta arrovellando per il problema peronospora che ha flagellato i vigneti trentini, non ci si accorge che c’è un altro parassita che lavora silenziosamente a scapito delle aziende agricole.
Non è un fungo né un insetto: il parassita in questione indossa giacca e cravatta e frequenta i Tavoli Verdi, no non quelli dei croupier, ma quelli altrettanto redditizi della politica; il suo nome è “quote associative” ed è quel contributo volontario che tutte le aziende agricole con operatori iscritti all’INPS, che essi siano pensionati o meno. E’ vero si tratta tutto sommato di una cifra risibile, varia dai 20 ai 50 euro all’anno e va dritta dritta nelle casse delle nostre associazioni sindacali.
Quello che lascia perplessi di questa ennesima gabola che pende sulle casse delle aziende agricole è che probabilmente pochi sanno di pagarla, perchè i nostri bravi sindacati (tutti sia chiaro) si guardano bene dall’informare l’ignaro contribuente e se lo fanno non specificano che è un contributo assolutamente volontario.
Loro applicano questa tassa nella assoluta legalità, con la giustificazione che sono stati gli stessi associati a volerla pagare sottoscrivendo una delega che naturalmente nessuno sa di aver dato e che probabilmente, se fossero stati correttamente informati, neanche si sarebbero sognati di farlo.
Che fare, rassegnarsi? Per niente. C’è da dire innanzi tutto che per vedere l’importo bisognerebbe aver ricevuto per posta la lettera dell’INPS contenete il prospetto riepilogativo dei contributi dovuti dai coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali per l’anno 2016 ed eventuali anni pregressi, ma la “longa manus” sindacale è arrivata anche qui ed ha fatto in modo che detta lettera non arrivi a casa, ovvio, altrimenti tutti noterebbero l’addebito, ed allora i sindacati si sono accordati in questo modo: o mandare a casa una copia senza specificare la causale della quota o suggerendo di chiedere tale prospetto all’INPS.
Ma non preoccupatevi, c’è un modo semplice per avere detto certificato e per mettere fine a questo prelievo forzoso. Anzi due. La prima è chiedere direttamente al proprio sindacato la revoca della delega, ma per farlo ci vuole una bella faccia tosta e la capacità di resistere alle loro lusinghe; la seconda è indiretta ma molto efficace: per prima cosa bisogna accedere al sito INPS tramite CSN ovvero tessera sanitaria preventivamente attivata.Una volta approdati al sito, si deve accedere al CASSETTO PREVIDENZIALE AUTONOMI, una volta autenticati si aprirà un menù a tendina con tutte le voci che riguardano la propria posizione. Alla voce deleghe rilasciate è possibile cliccare su “cessazione delega”. E così dal prossimo anno in poi non si pagheranno più i contributi volontari per la quote associative.
Nella speranza di aver fatto cosa gradita siamo, nel limite delle nostre capacità, a vostra disposizione per eventuali delucidazioni.
Pseudonimo collettivo, con cui sono firmati alcuni dei posti più spinosi di Territoriocheresiste. Il nome si ispira ad un personaggio “alcolico” dei fumetti. Superciuk, creatao da Max Bunker per l’albo Alan Ford, è l’alter ego di Ezechiele Bluff. Nella vita quotidiana è uno spazzino squattrinato, irascibile e dedito all’alcol. In seguito all’esplosione di una distilleria, però, ha acquistato un temibile superpotere: una fiatata alcolica dall’odore nauseante che gli consente di mettere fuori combattimento qualsiasi avversario.
Sfruttando questa caratteristica, che alimenta con le continue bevute di cattivo barbera e vini meno nobili, Superciuk indossa un costume (composto di maschera, mantpregiulianoellina, fiasco, palloncino per volare e un corsetto che rende irriconoscibile la sua altrimenti pingue figura) e imbocca la via del crimine. Nel n. 143 riacquista i superpoteri grazie a un diverso ingrediente, i pomodori alla cipolla agliata.
Il personaggio di Superciuk è un antieroe concepito come il negativo di Robin Hood: egli ruba ai poveri per dare ai ricchi. Persegue in realtà un vero e proprio ideale: nel suo lavoro di netturbino si imbatte infatti sovente in un’umanità miserevole, poco attenta all’igiene, laddove i ricchi sono a suo dire educati e rispettosi della pulizia delle strade. Questo quadro è lo spunto di feroci attacchi satirici alla società italiana dei primi anni 1970, ma ha conservato la sua attualità.
Superciuk è coniugato con l’energica banditessa Beppa Giosef, di cui subisce le continue angherie. È inoltre protagonista dell’unico cortometraggio animato di Alan Ford, intitolato Alan Ford e il gruppo TNT contro Superciuk.