L’enologo avrà una quarantina d’anni; sia io che lui siamo un po’ fuori posto, io lombardo venuto a trovare mia figlia, che fa la liutaia, pittrice, fotografa (insomma l’artista artigiana) dalle parti di Biella; lui, maremmano che lavora in Piemonte.
Siamo in una delle più antiche aziende del Piemonte settentrionale, le Tenute Sella, a Lessona.
Passiamo per i filari lentamente con un fuoristrada. Le viti sono in ottime condizioni, molto cariche quelle di Vespolina (“Dovremo sfoltire, dopo l’invaiatura. Dispiace, però”), meno cariche quelle di nebbiolo. Qualche acino e qualche foglia porta i segni della grandine. A metà di uno dei filari vedo una foglia con una
macchiolina più chiara. “È peronospora, ma è stata trattata bene. Non si è diffusa“. Non ho visto altre macchie del tipo, in giro per le vigne.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.