Nel frattempo noi stiamo portando avanti il nostro Vino del Cad. Abbiano fatto poco in questi ultimi mesi e il risultato è un castello di dubbi e di incertezze.
Ma andiamo con ordine: per anteporre i fatti alle parole presentiamo immediatamente i risultati delle ultime analisi. Il vino, come si vede anche dai dati, non è ancora andato in aceto. E già questo è un bene.
All’occhio come abbiamo già detto si presenta rosso con sfumature violacee e sicuramente limpido: non è andato verso il colore pieno e cupo che ci si attenderebbe da un taglio bordolese e qualcuno dei buontemponi ha perfino azzardato che ci hanno rifilato un pinot nero….
Al naso e al gusto non ha avuto quella evoluzione che ci attendevamo. Speravamo sinceramente che diventasse più potente e che un minimo di sentore della botte lo prendesse. Invece niente. Il vino adesso ha dei profumi non rilevantissimi, tutti quelli che si avvicinano al bicchiere sentono un che di lamponi. Nulla di più. Per il resto il vino è ancora abbastanza tannico e saporito. Resta sempre piacevolissimo ed ogni volta che lo spilliamo per un assaggio finisce immancabilmente tutto: non è insomma un vino che rimane semiconsumato sul tavolo…. Però c’è qualcosa che manca e che non riusciamo a descrivere. Forse manca un po’ di potenza, di spalla, insomma almeno io personalmente avrei desiderato alla fine un vino più robusto. In altre parole mi pare un po’ più magro di come lo avrei desiderato.
Da qui sono emerse molte linee di pensiero sul da farsi: innanzitutto ci hanno consigliato di mettere un po’ di solforosa perché quella che ha adesso è bassa. Poi ci è stato consigliato di estrarre le fecce fini che si sono ormai depositate e decidere fra due opzioni: o metterlo in acciaio (o in bottiglia direttamente) oppure, udite udite, lavare la barrique e rimetterci dentro il vino per procedere ancora con la maturazione.
Altri esperti ci hanno detto l’esatto contrario: guai ad estrarlo dalla barrique perché così gli diamo una botta di ossigeno e rischiamo di rovinare tutto. Meglio lasciarlo lì, che vada avanti fino a quando lo riteniamo di nostro gradimento. Tanto le fecce fini non gli fanno niente.
Unica uniformità di vedute è sulla opportunità di metterci ancora solforosa.
Ci stiamo accorgendo che la carenza di un vero esperto che prenda alla mano tutto e che sappia realmente cosa fare è un limite: o meglio, è il bello di questo nostro esperimento che ci troviamo di fronte a scelte che non siamo in grado di fare a causa della nostra limitata scienza, e quindi non resta che affidarci ai nostri conoscenti ed alla sorte. Tuttavia continuiamo a brancolare nel buio. Alla prossima
Un gruppo di amici, ottimi degustatori, questa volta si è cimentato con le tecniche di produzione e ha creato il suo vino. Un viaggio che loro raccontano così…