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COMUNICATO STAMPA

Locandina on line e dettagli: http://goo.gl/LTGO0w

Un’occasione di dibattito e di discussione attorno ad uno dei temi di maggiore attualità per la vitivinicoltura: gli incroci interspecifici.

Se ne parlerà ad Avio, in Trentino, venerdì prossimo, 2 settembre, alle 18 in occasione dell’apertura del Festival Uva e Dintorni.

Attorno ad un tavolo, politici, ricercatori, viticoltori, industriali del vino, sommelier e giornalisti, proveranno a fare il punto sull’attualità e sulle prospettive di futuro dei vini ottenuti dalla viticoltura resistente alle crittogame derivante da incroci interspecifici (PIWI, acronimo della parola tedesca pilzwiderstandfähig).

E’ una storia lunga, quella dei PIWI, che inizia nel secolo scorso in Germania, all’università di Friburgo. E che continua, poi, in Italia grazie alle ricerche condotte soprattutto in Trentino da FEM e in Friuli dall’Università di Udine.

Oggi le varietà PIWI sono state ammesse alla coltivazione in alcune regioni italiane e sono diventate realtà anche in Trentino, dove una decina di produttori, fra vignaioli e cantine sociali, hanno cominciato a coltivarle e ad imbottigliarle.

Sul tappeto, tuttavia, ancora molte cose da fare, a cominciare dalla riforma del sistema delle denominazioni, che oggi non ne prevede la tutela.

Di tutto questo si parlerà ad Avio il prossimo venerdì nell’ambito del workshop: “IL VINO CHE RESISTE UN’IPOTESI DI VITICOLTURA SOSTENIBILE”.

Parteciperanno

Alfredo Albertini – agronomo e direttore Cantina di Trento Le Meridiane
Alessandra Astolfi – Parco Locale Monte Baldo
Alessandro Bertagnoli – presidente Consorzio di Tutela Vini del Trentino
Pietro Bertanza – giornalista, L’Informatore Agrario
Angelo Carrillo – giornalista e responsabile Alto Adige Vini Buoni d’Italia
Michele Dallapiccola – assessore all’Agricoltura Provincia Autonoma di Trento
Susanna Dalsant – sommelier AIS Trentino
Nicola Del Monte – coordinatore PIWI INTERNATIONAL per il Trentino
Bruno Lutterotti – presidente di Cavit e presidente Cantina Produttori Toblino
Mauro Nardelli – presidente ASAT Rovereto e Vallagarina

Eika Pedrini – Azienda Agricola Pravis
Mario Pojer – viticoltore Azienda Agricola Pojer e Sandri
Paolo Saiani – presidente Cantina Mori Colli Zugna e vicepresidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
Marco Stefanini – ricercatore Fem
Tiziano Tomasi – tecnico FEM e viticoltore Azienda Agricola La Cadalora

Introduzione a cura di

Federico Secchi – sindaco di Avio e vice coordinatore regionale delle Città del Vino

Sandro Borghetti – presidente Consorzio di Tutela TerradeiForti

Tiziano Bianchi – Giornalista e ambasciatore delle Città del Vino

Al termine della discussione seguirà una degustazione di vini ottenuti da viticoltura PIWI delle aziende agricole: Albino Martinelli Viticoltore in Vallagarina, Pojer e Sandri, Cantina Trento Le Meridiane, Cantina Mori Colli Zugna, Filanda del Boron, Pravis

Iniziativa a dura di SKIWINE – QUADERNI DI VITICULTURA

con il patrocinio di Comune di Avio, Città del Vino, Uva e Dintorni e Strada del Vino e dei Sapori del Trentino

Locandina on line e dettagli: http://goo.gl/LTGO0w

info: www.skywine.itinfo@skywine.it

Relazione introduttiva a cura di Tiziano Bianchi

Non è un caso che SKYWINE – QUADERNI DI VITICULTURA abbia scelto la platea di Avio (Trentino) per cominciare ad aprire una discussione condivisa attorno al tema dei vitigni resistenti e interspecifici.

Questo borgo della Valle dell’Adige assomiglia ad un piccolo e prezioso laboratorio di idee e di sperimentazioni, anche culturali, oltre che colturali, che ruotano intorno alla vitivinicoltura.

Avio, per esempio, è il capoluogo di una delle più piccole e preziose DOC del Trentino: la Terradeiforti; una denominazione legata inscindibilmente alla territorialità delle due varietà ambrusche autoctone. Una denominazione, che a differenza di tutte le altre, ha scelto di essere gestita in autonomia da un piccolo consorzio indipendente e interregionale. Che, fra l’altro, insieme all’amministrazione comunale e al comitato Uva e Dintorni, ci ospita.

Credo, per questo, che Avio, grazie alla sua propensione verso l’innovazione e l’autonomia possa essere anche la sede adatta per discutere di un tema delicato, ma affascinante, come quello dei vitigni e dei vini PIWI. Insomma di una viticoltura che si qualifica come altamente, e naturalmente, sostenibile almeno rispetto all’ambiente.

Ma la scelta di portare ad Avio questo dibattito, è dovuta anche ad un’altra ragione. Qui la vitivinicoltura, è vero, è prevalentemente radicata nel fondovalle, ma incide su un territorio che abbraccia il Monte Baldo, il giardino d’Italia che da qualche anno è oggetto di una particolare attenzione e protezione dal punto di vista ambientale.

Sono convinto che anche la vitivinicoltura, guardando al futuro, debba cominciare a misurarsi responsabilmente con il tema dell’ambiente e della sostenibilità ambientale. Soprattutto qui, qui dove la viticoltura, e le attività di trasformazione, sono dominate dallo sguardo severo, ma allo stesso tempo accogliente, del Parco Naturale Locale del Monte Baldo.

Sono tutte suggestioni abbozzate, che provo a buttare lì, come spunto per il nostro workshop.

Fin qui le ragioni che hanno spinto SKIWINE a scegliere questo luogo come sede di un primo confronto a tutto campo sui PIWI.

E ora, provo a spiegare perché, quest’anno, dopo un lungo impegno di SKYWINE sugli autoctoni, si è scelto di approfondire il tema degli incroci interspecifici e più in generale dei resistenti; che inevitabilmente finisce per alludere anche alla questione, ancora più delicata, della cisgenica.

La ragione di questa scelta sta nella convinzione, mia e di SKYWINE, che per il Trentino questa sia una bella carta da giocare sul terreno della comunicazione, ma sia anche uno degli elementi che possono aiutare la nostra vitienologia a riguadagnare la reputazione che si merita.

Il Trentino, infatti, insieme ad un protocollo di lotta integrata, fra i più severi e avanzati del Paese – parlo di protocollo e non di certificazione SQNPI alias Ape Maia -, insieme ad una spinta significativa verso il biologico -, le ultimi stime fornite dall’assessorato all’Agricoltura indicano circa 800 ettari di vigna bio,-, dicevo insieme a questo, può vantare anche il lungo e serio lavoro di ricerca condotto da FEM e di sperimentazione in campo, di cui sono stati protagonisti vignaioli e anche cantine sociali, sui vitigni PIWI, quindi su una viticoltura naturalmente resistente.

E’ un sistema combinato, quindi, quello su cui poggia la viticoltura trentina che a mio modo di vedere può essere il presupposto per un rilancio, in chiave di reputazione, di immagine e di qualità, del settore. Anche se tutti ci rendiamo conto che il tema della resistenza, soprattutto in una prospettiva cisgenica, ma in parte vale anche per i PIWI, obbliga e ci obbliga a ragionare in termini nuovi attorno ai concetti di identità e di territorio e quindi sul rischio connaturato alla replicabilità e della mercificazione dell’agricoltura.

Ma siamo pronti anche a questo, siamo pronti a discutere apertamente e a misurarci anche su questi temi. Senza reticenze.

L’obiettivo di questo incontro è quello di fare il punto, forse per la prima volta in forma pubblica, almeno in Trentino, su tutto questo. Lo facciamo cercando di capire quali sono i diversi punti di vista di tutti gli interlocutori del settore. I protagonisti sono i ricercatori e i tecnici,Tiziano Tomasi e Marco Stefanini di Fem, sono i viticoltori e i vinificatori che da anni si misurano con questa tipologia, Nicola Del Monte, coordinatore PIWI del Trentino,Erika Pedrini, Mario Pojer, Alfredo Albertini, Paolo Saiani, sono i ristoratori, i sommelier e i giornalisti di settore, Mauro Nardelli, Susanna Dalsant, Pietro Bertanza e Angelo Carrillo, che ci piacerebbe ci raccontassero cosa si aspettano loro, e cosa si aspettano i consumatori, da questi vini. Gli imbottigliatori industriali, e con noi c’è il presidente di Cavit Bruno Lutterotti, a cui vorrei chiedere quale è il sentiment del mercato internazionale rispetto a questi prodotti.

Ma sono anche la politica e chi riveste ruoli di rappresentanza di categoria, l’assessore all’Agricoltura della PAT Michele Dallapiccola e il presidente di Consorzio Vini del Trentino Alessandro Bertagnoli, ad essere necessariamente chiamati in causa, perché una della questioni vere, che fino ad oggi ha frenato la diffusione di questi vitigni, è il loro mancato riconoscimento all’interno del sistema delle denominazioni di origine. Un divieto europeo in Italia, a differenza di altri Paesi come la Germania, interpretato in maniera molto rigorosa. E infine ci piacerà ascoltare anche il punto di vista di chi, da wine lover, riveste una responsabilità istituzionale nell’ambito del Parco Naturale del Monte Baldo, un territorio che sta incominciando ad interrogarsi sul modelli economici compatibili e sostenibili in agricoltura, l’assessore all’ambiente di Brentonico Alessandra Astolfi.

E ora, per concludere, solo alcuni dati per inquadrare lo stato dell’arte, ad oggi, dellecoltivazioni PIWI in Trentino: si tratta di poco più di una decina di produttori e di una dozzina di referenze, con prevalenza di uve vinificate in bianco e con metodi di spumantizzazione.

Fra i produttori – e fra gli altri vorrei citare i pionieri Pojer Pedrini di Pravis – compaiono anche due importanti cantine sociali – Mori Colli Zugna e Trento Le Meridiane -, mentre un grande gruppo cooperativo La-vis e Cembra Cantina di Montagna, pur non avendo ancora in produzione queste varietà, sta cominciando a ragionare seriamente sulla praticabilità di questa opzione. Complessivamente, oggi in Trentino, si producono tuttavia ancora meno di cento mila bottiglie.

Tiziano Bianchi

giornalista – ambasciatore Città del  Vino