Pinot Grigio Doc delle Venezie, domani, a Roma, il giorno cruciale. Se il Comitato nazionale darà il via alla bozza, riveduta e corretta, di Verona, trascorsi 60 giorni, la nuova denominazione sarà operativa e l’ATS (Associazione Temporanea di Scopo) che fino a qui ha condotto il paziente e certosino lavoro di cucitura di tutte le componenti della filiera vitivinicola del Nord – Est (con la sola esclusione della Provincia Autonoma di Bolzano) diventerà Consorzio. Uno dei più potenti consorzi italiani, a cui sarà demandata la governance di oltre 20 mila ettari di vigneto e oltre 200 milioni di bottiglie.
Il presidente della ATS, Albino Armani, un po’ per scaramanzia un po’ per strategia, in questi mesi non ha mai rilasciato dichiarazioni, preferendo agire un ruolo politico e diplomatico in un difficile dietro le quinte, da cui sono trapelate pochissime notizie. Anche oggi, alla vigilia del giro di boa romano e a due giorni dall’audizione pubblica di Verona, preferisce glissare elegantemente sulla questione Pinot Grigio.
Tuttavia si è reso disponibile a rispondere alle nostre domande su alcuni aspetti apparentemente, ma solo apparentemente, marginali.
Dottor Armani, la filiera industriale del vino nordestino quindi ha vinto. Lei, tuttavia, in passato, ed è scritto nella sua storia aziendale, ha lavorato molto sull’autoctonismo, che fine ha fatto la sua ispirazione originaria?
“Non mi piace questa interpretazione manichea. Le cose non sono mai del tutto bianche o del tutto nere”
Beh, questa è la vittoria del vino industriale, non dell’autoctonismo. Casetta e Terradeiforti, addio bei sogni giovanili?
“Lei continua ad essere manicheo. L’ATS di cui sono stato, e sono ancora, presidente per esempio ad un certo punto si è fatta carico anche della questione degli autoctoni, veneti, friulani e trentini”
Questa è una notizia. L’ATS del Pinot Grigio si è fatta carico degli autoctoni? Da chi è arrivata la richiesta?
“Lo hanno chiesto i viticoltori friulani, che più di altri hanno un senso forte dell’identità territoriale. Ma soprattutto, a differenza di altri, hanno saputo agire con efficacia un’azione di protagonismo politico che ha dato loro ragione. Ed è giusto sia stato così: perché ai viticoltori, come ai vignaioli, questo ruolo compete. E compete soprattutto per la loro responsabilità territoriale.”
E quindi, come ve ne siete occupati?
“Gli autoctoni più rappresentativi delle due regioni e del Trentino sono stati blindati e messi in sicurezza territoriale: sono stati espunti dalla nuova IGT Trevenezie. Questo significa che d’ora in poi saranno di esclusiva competenza delle IGT dei singoli territori. Non correranno il rischio, cioè, di essere confusi dentro denominazioni extra locali”.
Per quali autoctoni avete previsto questa tutela?
“Ribolla Gialla e Schioppettino e Pignolo per il Friuli; Corvina, Garganega e Raboso per il Veneto; Nosiola e Teroldego per il Trentino”.
E con la DOC Friuli, come è andata?
“Il lavoro dell’ATS non si è limitato alla nuova DOC delle Venezie. Abbiamo cercato di interpretare un disegno strategico per l’intero territorio del Nord Est. E in questa partita di sicuro c’è stato anche un nostro contributo fondamentale alla nascita della nuova DOC Friuli. E alla tutela delle DOC minori”.
In che senso avete tutelato le DOC minori?
“In tutta questa partita è entrato anche il tema delle denominazioni minori a rischio di revoca da parte dell’Europa, qualora dovessero scendere sotto il 20 % dei volumi rivendicabili. L’accordo raggiunto prevede invece una modifica del Testo Unico, che ne garantisce la sopravvivenza anche sotto questa soglia”.
So che non vuole parlare, almeno fino a domani, della partita Pinot Grigio. Però almeno ci dica cosa le resta di questo percorso cominciato lo scorso inverno?
“E’ stata una bellissima esperienza, faticosa, difficile, ma bellissima. Una cosa la voglio dire: lo strumento dell’Associazione Temporanea di Scopo si è rivelata uno strumento formidabile, agile ed efficacie. Con zero finanziamenti e zero struttura siamo riusciti a portare a casa una delle più importanti riforme della vitivinicoltura italiana”.
Si dice che lei sia il naturale candidato alla presidenza del futuro consorzio…
“Per l’amor di Dio…”
E allora buon viaggio a Roma, per domani, dottor Armani. E buon viaggio nel mondo al Pinot Grigio Doc delle Venezie.

È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
La DOC del Pinot Grigio Delle Venezie sarà una delle più importanti forme di tutela della produzione e del produttore degli ultimi anni: anche di quelli Trentini.
Garantirà produzioni e superfici CERTE e CONTROLLATE e farà sparire l'abominio della doppia denominazione (Garganega-Pinot Grigio e/o altro) che ha consentito troppo spesso politiche corsare di dumping.
Consentirà anche il blocco degli impianti dei vigneti, che purtroppo in questi anni si sono estesi a livelli "lagunari".
Sarà inoltre delineato un chiaro confine tra viticoltura industriale e viticoltura di territorio.
Necessariamente si dovrà creare un nuovo sistema e una nuova cultura di relazioni tra chi produce e chi vende, più rispettoso delle esigenze della produzione da una parte e più consapevole della situazione dei mercati dall'altra.
Mi auguro quindi che si apra, tra le organizzazioni dei produttori e quelle degli imbottigliatori, una stagione di concertazione e condivisione di obiettivi, strategie e prezzi, in modo da dare stabilità e prospettive certe per il futuro.
Se avremo capacità, ragionevolezza, rispetto delle diverse visioni e tanta voglia di lavorare, questa situazione offre la grande possibilità di far nascere un PROGETTO di valorizzazione delle produzioni di collina e di territorio.
Il cambiamento del sistema delle relazioni tra gli attori della filiera, che con la nuova DOC "industriale" sarà conseguenza, in questo caso dovrà essere PREMESSA: solo prima recuperando ragione e rispetto si potrà iniziare a costruire.
Con un chiaro sì alla ragione e al pensiero libero e costruttivo e un chiaro no al talebanismo al manicheismo e all'integralismo, faccio i miei migliori auguri all'amico Albino e a tutta la vitenologia Italiana.
Mauro Baldessari
Mi entant slongo le vigne
Filare con 1 pianta … 40 q.li =D
#Docvocate
In montagna ogni mattina un piccolo agricoltore si alza, ogni mattina in banca un mutuo si alza, e l'agricoltore sa che dovrà correre più veloce del mutuo perché altrimenti morirá! Comunque è interessante che lo dica lui, di certo non sará per quel 70%aziendale che ha oltre confine
Razzista xenofobo!