Non ce la facciamo proprio eh, a fare qualcosa per gli altri senza metterci di mezzo il mangiare, il bere e la festa. Penso alla gara disolidarietà che, a poche ore dal sisma, si è scatenata per raccogliere fondi per Amatrice a suon di pastasciutta.
Siccome non ce la facciamo a fare le cose gratis, abbiamo dovuto inventarci un’amatriciana caritatevole: un euro lo metti tu e uno lo mettiamo noi (noi, i ristoranti).
Siamo alla frutta, altro che amatriciana.
La cosa è ancor più urticante pensando a quei ristoranti che l’amatriciana te la fanno pagare 20 euro.
E allora qualcosa non mi torna: di fronte alla tragedia, prendere in mano una forchetta è qualcosa che va oltre il cattivo gusto. Di quel cattivo gusto di cui si veste spesso la beneficenza accoppiata alle cene di gala, dove un vestito indossato dalla bellona di turno vale più di quello che sarà raccolto. Questa non si chiama solidarietà, si chiama cipria. Della coscienza.
Non sapevo proprio come iniziarla, questa piccola presentazione, allora mi sono messa calma e sono uscita fuori in giardino.
Dopo aver scritto e cancellato diverse volte, guardo in alto e appollaiato sull’albero di fronte a me, vedo Cosimo; gli dico: “Oi, Cosimo, ma come posso iniziare a presentarmi ai lettori di un blog; vedi che è roba seria eh…”.
Lui, dal suo ramo, avvolto nel buio, mi tuona: “Scrivi: buonasera sono una signora in età e mi piace guardare il mondo in un piatto di pastasciutta…”.
Certe volte uno i consigli può fare pure a meno di chiederli, ma questa volta me la sono voluta.
Sì dai proviamo a iniziare così.
Sono una signora, anzi una signorina in età, e siccome dopo i quarant’anni si fanno tutte le cose che non si è avuto il coraggio di fare prima, eccomi qui. Proverò a raccontare questo angolo di mondo che si affaccia dalla mia finestra, proverò a raccontare qualche storia, a mettere un po’ di pepe, rosa, sulle cose che osservo… e che mangio.
Perché a fine giornata una ha voglia di mettersi a piedi nudi incrociati sul mondo e girare lo sguardo qua e là.
Finalmente il grande capo esce allo scoperto
e l'umile operaio della vigna..si defila.. e va incontro al suo destino.
Io oggi mi sono dato ai bucatini alla Amatrizianen, con lo speck…
mmm….
non mi convincono…
Quando nel cassetto del frigo hai lo speck, mentre in pentola hai buttato i bucatini, i gemellaggi appaiono da soli… 😉
Credo che chi ha voglia di essere solidale e contribuire per aiutare la ricostruzione e le popolazioni colpite abbia gli strumenti per farlo senza necessariamente ricorrere a pranzi, cene, gala etc. Penso anche io che sia l'ennesima scusa (o mezzo) per mettersi in mostra. Siamo sempre sul solito discorso, legato solo alla superficialità e all'apparenza.
Aggiungerei… soprattutto delle istituzioni.
Condivido,
purtroppo questa è l'immagine vera, senza giri di parole, che all'estero percepiscono. La satira con relativa vignetta sarà anche pelosa, ma alla fine, se ci si pensa un attimo, non è costruita sul nulla, ma rappresenta molti di noi italiani. La raccolta fondi con l'amatriciana rappresenta la fantasia italiana, la furbizia in questo caso dei ristoratori – ma non solo – e la priorità dei valori popolari (la tavola con buona forchetta). Siamo questo nell'immaginario collettivo esterofilo è inutile negare.
Condivido e forse si poteva evitare anche questa vignetta.
Oi, Anna! Sarò una tua lettrice appassionata!