COMUNICATO STAMPA
Dal 1979 il comparto del Moscato in Piemonte ha avuto, come elemento stabilizzante e di riferimento, il Comitato Interprofessionale costituito dalle due componenti produttive ( Case spumantiere , Organizzazioni professionali agricole – Associazioni dei produttori) e come figura di mediazione e di avvicinamento tra le parti l’Assessore all’Agricoltura .
Il Consorzio ha sempre operato come supporto tecnico fornendo i dati sulle giacenze, gli andamenti degli imbottigliamenti e dei mercati indicando e proponendo alla Regione le rese produttive di uva.
La “ Paritetica “ha svolto un ruolo fondamentale e portante per lo sviluppo dell’intero settore ma, per gli adeguamenti alle recenti normative comunitarie e nazionali e nel rispetto dei richiami dell’Autorità Garante del mercato la suddetta concertazione è stata interrotta.
In assenza di accordi di filiera il Consiglio di Amministrazione del Consorzio, a titolo indicativo e meramente orientativo per i propri associati, con l’intendimento di salvaguardare un reddito equo ai viticoltori, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità del mercato, ha indicato elementi e modalità operative per la stipula dei contratti individuali scritti tra le parti ( venditore di uva e acquirente ).
Le suddette indicazioni sono state precedentemente discusse ed approfondite da tutte le componenti agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confcooperative, Associazioni dei produttori) con le Case spumantiere aderenti al Consorzio, raggiungendo un’intesa che permette inoltre di trovare disponibilità finanziarie utili e necessarie alla Denominazione.
Trattandosi di un unico grande vigneto di circa 10.000 ettari che produce mediamente 120 ql/ha, per non generare sperequazioni tra i viticoltori unicamente in funzione al tipo di rivendicazione vendemmiale, si è ipotizzato un ricavo ad ettaro di circa € 9.600 sia per il conferitore di Asti che di Moscato d’Asti regolato da singoli contratti di fornitura.
In particolare si è ritenuto necessario differenziare la resa tra Asti docg (78q.i/ha) e il Moscato d’Asti docg (95 q.li/ha) per non gravare sugli stock ma consentire nel contempo una produzione di Moscato d’Asti docg che soddisfi le esigenze delle aziende per tale denominazione. Si precisa che le eventuali eccedenze di Moscato d’Asti, entro il 31 luglio successivo alla vendemmia, vengono riclassificate ad Asti.
Come sopra specificato, al fine di uniformare il ricavo per i viticoltori, sia che il vigneto segua la rivendicazione ad Asti sia che si scelga quella a Moscato d’Asti , Il Consorzio da parte sua procederà a fatturare ai vinificatori, singoli e associati, la somma di €/ql 77 sulla produzione di Moscato d’Asti eccedente i 78 ql/ha ed il ricavato andrà a costituire un fondo per la promozione e valorizzazione della Denominazione principalmente in Italia ed Europa.
Il consiglio di Amministrazione del Consorzio dell’Asti, riunitosi nella giornata del 5 settembre 2016, ha ribadito e rimarcato come sia di assoluta e fondamentale importanza la costituzione di tale fondo che servirà alla promozione in quei Paesi che più hanno l’esigenza di ravvivare nuovamente l’interesse alla Denominazione.
La delicata situazione della Denominazione ed in particolare dell’Asti docg richiede, oggi più che mai, uno spirito di coesione e collaborazione tra tutte le componenti, evitando inutili contrapposizioni, per valorizzare il patrimonio economico e socio-culturale del nostro territorio.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!