(foto: ricolmatura della barrique)
Il Gruppo del CAD si riunisce per le prendere le ultime decisioni. Occorre stabilire quando imbottigliare il vino, che nome dargli, come fare le etichette, se e cosa scriverci, e le mille piccole grandi altre cose che si devono fare.
Il vino nel frattempo, rispetto all’ultimo assaggio, ha avuto un’autentica svolta. Non so come dirlo meglio ma è come una persona passata dall’adolescenza alla maturità: adesso è un vero vino pieno, tosto, rimasto bevibile e fresco ma con profumi e sapori da bordolese. Profuma di frutti di bosco e profuma di cose buone. So che è retorica, ma profuma anche di amicizia, di decisioni condivise, di dubbi e di tanti mesi passati a non avere la minima idea di cosa succederà, con lo spettro dell’evoluzione in aceto che abbiamo temuto di veder materializzarsi ad ogni assaggio e che invece non è fortunatamente comparso.
Fra i sottoscrittori c’è davvero molta euforia. Facciamo brindisi e tutti hanno gli occhi contenti.
Questa sera compare anche un amico invitato per la prima volta, ignaro dell’evoluzione del vino che assaggia per la prima volta. Anche lui dà un giudizio positivo che ci conforta molto.
Riuniti attorno a pietanze varie il gruppo del CAD prende le decisioni finali. Il vino avrà un’etichetta bianca e tutte le immagini e le lettere color vinaccia. Il disegno rappresenta la facciata di una casa padronale (che richiama però la quinta di un teatro) piena di finestre sorretta da dietro da una barrique.
Purtroppo all’inizio della pubblicazione dei post su questa avventura abbiamo ricevuto molte critiche per il fatto di non aver veramente vinificato ma solamente “elevato” e manipolato il vino. Questo è un fatto vero ed incontrovertibile. Ma, adesso possiamo dirlo, questa scelta è stata fatta perché dopotutto ad un certo punto siamo semplicemente giunti nella disponibilità di una barrique e volevamo partire da un punto un pochino sicuro: nessuno di noi ha mai provato a fare il vino schiacciando gli acini; dopo questa esperienza, che alcuni a buon diritto considerano monca, stiamo riflettendo di fare il passo per il quale siamo stati tanto criticati. Può essere che decidiamo di comperare un po’ di uva per fare il vino, abbiamo già una mezza idea forse ora siamo in condizione di poterlo fare. Questi sono i giorni della decisione dato che la vendemmia è in corso.
Detto tutto ciò, e per amore di precisione, desidero far presente che nella categoria francese dei recoltant-manipulant ci sono fior fiore di maison di vini iper pregiati. E i recoltant-manipulant sono soggetti che comprano uve, o mosto o vino (attenzione, anche vino), per poi affinarlo e venderlo con proprie etichette.
Questa piccola digressione per dare conto della centralità della barrique nel nostro progetto e della conseguente scelta di metterla sull’etichetta.
Il vino si chiamerà Domaine de l’Illusoire, ci piace molto questo nome che secondo noi racchiude il significato di provare a fare un vino senza avere un retroterra tecnico o di competenze nel mondo del vino, ma solo l’umiltà di chiedere consigli a tutti quelli che abbiamo incontrato e che abbiamo reputato competenti. Abbiamo trovato spesso risposte interessanti e, accidenti, mai esattamente sovrapponibili. Abbiamo colto, una volta di più, che ciascuno che fa vino fa “il proprio” vino. Davanti a problemi simili molti prendono scelte diverse: anche per noi ricomporre le varie idee in un’unità stato divertente, ma è un fatto che la varietà di idee l’abbiamo riscontrata anche al nostro interno.La pluralità delle idee e dei sottoscrittori viene simboleggiata nelle numerose finestre della facciata in etichetta.
Il nome francese intendere conservare un riferimento alla Francia vinicola: resta infatti un taglio bordolese.
Sulla retroetichetta metteremo cose vere e cose sciocche. Ci sarà scritto che è un rosso trentino di 13 gradi (realmente ne fa 12,7) composto di merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc. Fra le note di degustazione vogliamo mettere alla berlina certe tristi e fruste indicazioni sempre uguali di certe bottiglie e quindi scriveremo: occhio profondo, naso ordinato, bocca ritmata, abbinamento: crostacei.
Va da sé che sono definizioni che ci hanno sempre fatto scompisciare dalle risate e le abbiamo usate per descrivere per scherzo e con fare sussiegoso qualsiasi vino; però sono tutte definizioni realmente trovate su commenti di vini reali: ad esempio “naso ordinato” fu scovata sulla serissima rivista Porthos (nientepopodimeno) molti anni fa.
Abbiamo deciso per l’imbottigliamento aspettando il periodo della prossima luna calante e cioè dopo il 16 ottobre.
Sarà un momento emozionante e festoso di cui vi racconteremo certamente. Dopo l’imbottigliamento attraverso i buoni uffici di quelli con il passamontagna, sarebbe bello e giusto usare qualche bottiglia per condividere un momento di degustazione con quelli che ci hanno seguito con attenzione e divertimento. Non si sa ancora come fare e cosa fare ma un modo si troverà.
Un gruppo di amici, ottimi degustatori, questa volta si è cimentato con le tecniche di produzione e ha creato il suo vino. Un viaggio che loro raccontano così…