Da po’ di tempo ho deciso di iscrivermi a un corso di sommelier. Dopo tanta pratica, ci vuole anche un po’ di teoria.
In una calda serata di settembre, quindi, mi ritrovo in un bel cortile all’aperto, sotto un pergolato, con un misto di altri aspiranti allievi sommelier e di corsisti in vista del secondo o del terzo corso. È la serata di presentazione dei corsi organizzati dalla delegazione FISAR di Milano, con la consegna dei diplomi agli allievi e un aperitivo di chiusura.
Il luogo è piacevole, nel centro di Milano. Non mi interessano solo e tanto i corsi, quanto anche capire come la vedono gli allievi, o gli aspiranti tali.
La presentazione dei corsi, che potrebbe essere a buon diritto noiosa, si rivela piacevole. Si assaggiano due vini, una Malvasia e una Schiava dell’Alto Adige. C’è un piattino con una fetta di limone e due grappoli di uva da vino. I sommelier ci fanno notare come il gusto del limone annulli la freschezza del vino e come, già assaggiando l’uva, si riescano a capire le caratteristiche che avrà il vino.
I miei compagni al tavolo sono incuriositi. Sono qui per vari motivi. Uno si è già iscritto, con tanto di moglie e mamma: sembra molto soddisfatto della sua scelta. Un’altra vorrebbe “capirci un po’ di più di vino” e l’unica associazione che organizza una presentazione dei corsi è per l’appunto questa. Per un’altra ancora, laureata (se non ricordo male) in Scienze Della Preparazione Alimentare, è importante che il titolo sia riconosciuto: lo vede anche come un possibile sbocco lavorativo (“Enologa?” “Mi piacerebbe”). Pensare che era un’astemia, ma si è convertita da un paio d’anni alla giusta causa.
I tre corsisti che incontro subito dopo e che si preparano al terzo corso mi dicono che c’è parecchio da studiare, ma che si sono divertiti. Sarà che sono all’antica, ma se non ci fosse da studiare, mi dico io, non sarebbe un corso.
Sono previsti due piatti per gli aperitivi, uno caldo è uno freddo. Me ne vado, mentre la serata continua con un sommelier-DJ che cura, discretamente per fortuna, il sottofondo musicale.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
Grande!
Scusi Stefano ma quanti sommelier ci sono? Io sapevo dell'Ais, cosa è quest fisar?
Ci sono più associazioni in Italia.
I titoli di sommelier FISAR e AIS, a quanto mi risulta, sono gli unici riconosciuti dallo Stato Italiano. Recentemente la AIS di Roma si è resa autonoma, dando origine alla FIS.
Oltre a quelle citate in precedenza, vi sono comunque altre federazioni e associazioni di sommelier.
Non vanno dimenticati, nel panorama dei cultori del vino, gli assaggiatori dell'ONAV; anche in questo caso il titolo di "assaggiatore" è riconosciuto dal Mipaaf.
Alle sigle ricordate da Stefano aggiungo quella di ASPI, l'associazione della sommellerie professionale italiana — http://www.aspi.it; che in Trentino, fra gli altri, può contare su un grandissimo professionista come Marco Larentis.
Di quale Schiava Alto Adige si trattava? In questi giorni ho partecipato al festival del santa magdalena….ho trovato cose buonissime.
Era la St. Michael – Eppan – Schiava (vernatsch) Pagis 2014.
Scusa per il ritardo nella risposta, Ciano, ma ho dovuto chiedere, non me l'ero appuntato; e sì che non ricordo di aver problemi di memoria.
E' curioso eh…. la Schiava dell'AA finisce sui tavoli di benvenuto di un'importante organizzazione della sommellerie milanese, la Schiava del Trentino, che nasce ad uno sputo da lì…. bisogna quasi nascondersi a berla…ché c'è il rischio che ti prendano per il culo…
Anche Noè.. cominciò così..