In questi lunghi anni di crisi, l’agricoltura è stato per molti un vero e proprio ammortizzatore; nel senso che per chi si trovava improvvisamente espulso dal mondo del lavoro, l’azienda agricola del nonno o del papà, fino ad allora snobbata, è diventata improvvisamente un utile e fortunato ripiego.
Le associazioni di categoria, come noto ben lontane dal coltivare gli interessi delle aziende associate, hanno interpretato questo processo come una vera e propria manna caduta dal cielo. E senza approfondire più di tanto le motivazioni, hanno cominciato a gridare ai quattro venti che il settore agricolo stava vivendo una nuova giovinezza, soprattutto grazie alle loro iniziative
Invece la realtà è un’altra: le aziende agricole che chiudono sono superiori al numero di quelle che aprono.
Anche in Trentino c’è chi settimanalmente ci narra sui giornali storie di giovani che per passione riprendono in mano l’azienda del nonno o del papà e ci vende così l’illusione che l’agricoltura goda di un periodo felice.
Ma anche da noi la realtà è molto, ma molto, diversa. A portarci con i piedi per terra è la lettera di questo imprenditore agricolo umbro, che ci racconta di come vanno veramente le cose.
Complimenti a questo agricoltore e speriamo che i “nostri” leggano e si rendano conto di come è la realtà.
E soprattutto riflettano.

DIETRO LA FIABA DEL RITORNO ALLA TERRA. LETTERA AMARA DI UN IMPRENDITORE AGRICOLO